internazionale 1.6.18
La rivolta del Camerun parte da un’università
I
leader dei gruppi separatisti nelle regioni anglofone si sono formati
all’università di Buea. Il risentimento verso la maggioranza francofona è
maturato tra gli studenti
Africa News, Congo
Quando
nel 1995 all’università di Buea fu creato un sindacato studentesco,
nessuno avrebbe mai pensato che i suoi leader sarebbero diventati i capi
della lotta armata nelle regioni anglofone del Camerun. Lucas Cho Ayaba
ed Ebenezer Akwanga, oggi comandanti di due milizie attive nell’ovest,
avevano creato un sindacato che promuoveva “l’uso della forza” per
rivendicare l’indipendenza delle regioni anglofone dal governo di
Yaoundé. Dalla più importante università di lingua inglese del Camerun
sono passati anche altri esponenti del movimento separatista, che si
scontra con l’esercito nelle province del Sudovest e del Nordovest: Mark
Bareta, che diffonde propaganda separatista sui social network, e
Tapang Ivo Tanku, un giornalista camerunese in esilio negli Stati Uniti.
“All’università di Buea discutiamo e ragioniamo”, racconta uno studente
che chiede di restare anonimo. Nel Camerun anglofono, dice, “è evidente
che ci sono problemi”. Un professore di scienze politiche ne elenca
alcuni: il fatto che i francofoni ricoprono tutti gli incarichi di
responsabilità, il mancato rispetto del referendum del 1961, che portò
all’unificazione del paese, il disprezzo dei francofoni verso i
madrelingua inglesi (il 20 per cento della popolazione). Da mesi quella
che era una crisi sociale si è trasformata in un conflitto armato. I
separatisti, che a ottobre del 2017 hanno proclamato l’indipendenza
della loro regione, attaccano i simboli dello stato e uccidono gli
agenti delle forze di sicurezza (dalla fine del 2016 ne sono morti
almeno 43, oltre a 120 civili). L’esercito reagisce con violenza. Dal
1992, l’anno di fondazione dell’ateneo di Buea, le rivendicazioni degli
anglofoni sono sempre state al centro dei dibattiti degli studenti. “Non
ne parliamo ai corsi, perché alcuni professori sono di madrelingua
francese, ma tra di noi”, spiega uno di loro. Ogni anno dodicimila
ragazzi, in gran parte anglofoni, entrano nel campus universitario di
Buea. Nel 2006 la creazione della facoltà di medicina causò dei
disordini. Il bilancio fu di due morti e vari feriti. Al concorso per
accedere alla facoltà erano ammessi solo studenti anglofoni, ma il
governo centrale impose che ci fossero anche dei francofoni, scatenando
una rivolta. Il vaso di Pandora Nel 2016 alcuni fatti avvenuti
all’università sono stati la scintilla della crisi attuale. Alla fine di
novembre di quell’anno una manifestazione pacifica per chiedere il
versamento di denaro promesso dal presidente Paul Biya e il ripristino
di un sindacato studentesco, messo al bando nel 2012, è stata repressa
con violenza dalla polizia. “Gli agenti sono entrati nel campus. Alcune
studenti sono state stuprate, altre umiliate, molti ragazzi sono stati
arrestati nelle loro case”, racconta uno studente di scienze politiche.
Le immagini della repressione sono circolate sui social network. Secondo
l’International crisis group, la notizia degli abusi della polizia ha
contribuito a scoperchiare “il vaso di Pandora del problema anglofono”.
Oggi nel campus l’atmosfera sembra tranquilla. “Sono stati gli esaltati
come Bareta a difondere le idee separatiste. Hanno manipolato gli
studenti”, insorge Blaise, ex compagno di studi di Mark Bareta. “Hanno
trasformato i sindacati in piattaforme politiche. L’università di Buea
non si occupa della guerra, ma del sapere!”.
Da sapere
Massacro in zona anglofona
Voice of Africa
Il
25 maggio 2018 a Menka, nella provincia del Nordovest, 32 persone, tra
cui 5 ostaggi, sono morte negli scontri tra le forze di sicurezza e un
gruppo armato che si era asserragliato in un motel. Le autorità
camerunesi hanno parlato di un’operazione speciale contro i terroristi
separatisti, accusati di omicidi, rapine ed estorsioni. L’opposizione e i
difensori dei diritti umani denunciano la presenza di civili tra le
vittime.