venerdì 8 giugno 2018

internazionale 1.6.18
La rivolta del Camerun parte da un’università
I leader dei gruppi separatisti nelle regioni anglofone si sono formati all’università di Buea. Il risentimento verso la maggioranza francofona è maturato tra gli studenti
Africa News, Congo


Quando nel 1995 all’università di Buea fu creato un sindacato studentesco, nessuno avrebbe mai pensato che i suoi leader sarebbero diventati i capi della lotta armata nelle regioni anglofone del Camerun. Lucas Cho Ayaba ed Ebenezer Akwanga, oggi comandanti di due milizie attive nell’ovest, avevano creato un sindacato che promuoveva “l’uso della forza” per rivendicare l’indipendenza delle regioni anglofone dal governo di Yaoundé. Dalla più importante università di lingua inglese del Camerun sono passati anche altri esponenti del movimento separatista, che si scontra con l’esercito nelle province del Sudovest e del Nordovest: Mark Bareta, che diffonde propaganda separatista sui social network, e Tapang Ivo Tanku, un giornalista camerunese in esilio negli Stati Uniti. “All’università di Buea discutiamo e ragioniamo”, racconta uno studente che chiede di restare anonimo. Nel Camerun anglofono, dice, “è evidente che ci sono problemi”. Un professore di scienze politiche ne elenca alcuni: il fatto che i francofoni ricoprono tutti gli incarichi di responsabilità, il mancato rispetto del referendum del 1961, che portò all’unificazione del paese, il disprezzo dei francofoni verso i madrelingua inglesi (il 20 per cento della popolazione). Da mesi quella che era una crisi sociale si è trasformata in un conflitto armato. I separatisti, che a ottobre del 2017 hanno proclamato l’indipendenza della loro regione, attaccano i simboli dello stato e uccidono gli agenti delle forze di sicurezza (dalla fine del 2016 ne sono morti almeno 43, oltre a 120 civili). L’esercito reagisce con violenza. Dal 1992, l’anno di fondazione dell’ateneo di Buea, le rivendicazioni degli anglofoni sono sempre state al centro dei dibattiti degli studenti. “Non ne parliamo ai corsi, perché alcuni professori sono di madrelingua francese, ma tra di noi”, spiega uno di loro. Ogni anno dodicimila ragazzi, in gran parte anglofoni, entrano nel campus universitario di Buea. Nel 2006 la creazione della facoltà di medicina causò dei disordini. Il bilancio fu di due morti e vari feriti. Al concorso per accedere alla facoltà erano ammessi solo studenti anglofoni, ma il governo centrale impose che ci fossero anche dei francofoni, scatenando una rivolta. Il vaso di Pandora Nel 2016 alcuni fatti avvenuti all’università sono stati la scintilla della crisi attuale. Alla fine di novembre di quell’anno una manifestazione pacifica per chiedere il versamento di denaro promesso dal presidente Paul Biya e il ripristino di un sindacato studentesco, messo al bando nel 2012, è stata repressa con violenza dalla polizia. “Gli agenti sono entrati nel campus. Alcune studenti sono state stuprate, altre umiliate, molti ragazzi sono stati arrestati nelle loro case”, racconta uno studente di scienze politiche. Le immagini della repressione sono circolate sui social network. Secondo l’International crisis group, la notizia degli abusi della polizia ha contribuito a scoperchiare “il vaso di Pandora del problema anglofono”. Oggi nel campus l’atmosfera sembra tranquilla. “Sono stati gli esaltati come Bareta a difondere le idee separatiste. Hanno manipolato gli studenti”, insorge Blaise, ex compagno di studi di Mark Bareta. “Hanno trasformato i sindacati in piattaforme politiche. L’università di Buea non si occupa della guerra, ma del sapere!”.

Da sapere
Massacro in zona anglofona
Voice of Africa

Il 25 maggio 2018 a Menka, nella provincia del Nordovest, 32 persone, tra cui 5 ostaggi, sono morte negli scontri tra le forze di sicurezza e un gruppo armato che si era asserragliato in un motel. Le autorità camerunesi hanno parlato di un’operazione speciale contro i terroristi separatisti, accusati di omicidi, rapine ed estorsioni. L’opposizione e i difensori dei diritti umani denunciano la presenza di civili tra le vittime.