Il manifesto 26.6.18
Anche in Slovenia avanza la destra populista
Europa.
Oggi al voto per il rinnovo del parlamento. In testa ai sondaggi il
partito di destra anti-migranti Sds guidato da Janez Jansa
di Carlo Lania
La
piccola Slovenia si prepara a rafforzare il fronte dei populisti
europei. Con poco più di due milioni di abitanti, un’economia che può
vantare un segno positivo anche grazie ai fondi ricevuti da Bruxelles,
questo Stato dell’Europa centrale entrato 14 anni fa a far parte
dell’Unione europea si reca oggi alle urne per eleggere il nuovo
parlamento e tutto lascia pensare che anche a Lubiana, come già in altre
capitali europee, si registrerà un trionfo di formazioni antimigranti e
antieuropee.
I sondaggi danno infatti in testa il Partito
democratico sloveno (Sds) di Janez Jansa, leader della formazione di
destra e nuovo possibile premier, sempre che trovi qualcuno disposto ad
allearsi con lui. Se le previsioni della vigilia saranno confermate,
l’Sds potrà contare tra il 22,9% e il 26,1% dei voti, percentuali
raggiunte soprattutto soffiando in campagna elettorale sulla paura che
il paese possa trovarsi a dover fare i conti con una nuova crisi dei
migranti, anche se certamente non uguale a quella del 2015, quando la
Slovenia venne attraversata da centinaia di migliaia di profughi diretti
a nord. Seconda, dopo l’Sds, sarebbe Lms, lista civica accreditata del
13% mentre i socialdemocratici di Sd otterrebbero il 12% e l’8% andrebbe
all’altro partito di destra Nuova Slovenia (Nsi). Il partito dei
pensionati Desus e Levica (Sinistra unita) sarebbero invece al 7%. Un
vero tracollo, infine, aspetterebbe l’Smc del premier uscente Miro
Cerar, al quale uno degli ultimi sondaggi attribuiva il 4,7%.
Giovedì
pomeriggio una piccola folla di circa 3.000 persone si è raccolta a
Lubiana nella centralissima piazza della Repubblica davanti alla sede
del parlamento, rispondendo all’invito dell’associazione della società
civile Danes je nov dan, in sloveno «oggi è un novo giorno». In questo
stesso luogo nel 1991 venne proclamata l’indipendenza della Slovenia
dalla Jugoslavia, ma il clima prevalente tre giorni fa tra i
manifestanti era soprattutto di forte preoccupazione per il futuro.
«Senza paura, senza xenofobia, diritti per tutti» era scritto sui
cartelli, mentre tra gli slogan più gridati c’era un chiarissimo «Contro
la politica dell’odio». «La vittoria dell’Sds è scontata», commentava
Darjan, attivista di Levica arrivato nella capitale da Nuova Gorica. «La
gente vuole solo una cosa: che non entrino più migranti nel paese e
questo anche se non esiste una vera emergenza».
A far paura ai
manifestanti sono le promesse fatte agli elettori da Jansa: stop alle
quote di richiedenti asilo dell’Unione europea (la Slovenia ne ha
accolti 335 da Italia e Grecia su 567), maggiori controlli alle
frontiere, compresa quella con l’Italia e, come ha annunciato in
televisione il deputato Branco Grims, alleanza con i paesi del gruppo
Visegrad e cancellazione dei finanziamenti pubblici oggi destinati alle
ong. Un programma molto simile a quello del premier ungherese Viktor
Orbán, non a caso amico personale di Jansa al punto da averlo sostenuto a
maggio durante un’iniziativa pubblica dell’Sds. Dove il campione
magiaro delle politiche anti-migranti non ha deluso: «Una vittoria
dell’Sds e di Jansa garantirebbe la sopravvivenza del popolo sloveno»,
ha detto ripetendo gli stessi argomenti che ad aprile gli hanno
garantito il successo il patria.
Oggi in Slovenia si trovano circa
400 migranti, per lo più collocati in due centri situati alla periferia
e nel centro di Lubiana. Secondo il segretario di Stato del ministero
degli Interni Bostjan Sefic, inoltre, nel paese ne entrerebbero circa 50
al giorno. Non proprio una vera emergenza, tanto più se si pensa che
tra i problemi che il futuro governo dovrà affrontare ci sarebbero anche
una riforma delle pensioni dovuta all’invecchiamento della popolazione e
una riorganizzazione del servizio sanitario. Argomenti di certo più
seri e importanti di un’improbabile invasione di migranti, ma
altrettanto sicuramente meno in grado di far guadagnare voti.