Il Fatto.27.6.18
L’Istat, i poveri, le urne, la merda e la cioccolata: politica e teologia
di Marco Palombi
Il
rituale è il solito, i risultati pure. Ieri Istat ha diffuso i dati
sulla povertà degli italiani per l’anno 2017 ed è stata l’ennesima
ecatombe di record (nel senso che i poveri sono al livello più alto
dacché esiste questo sistema di misurazione, cioè dal 2005): in povertà
assoluta sono 1 milione e 778mila famiglie (il 6,9% di quelle residenti
in Italia) nelle quali vivono 5 milioni e 58mila individui (l’8,4% del
totale); in povertà relativa sono 3 milioni 171mila famiglie (12,3%) e 9
milioni 368mila individui (15,6%). Ovviamente i dati sono peggiori
nelle famiglie numerose, laddove c’è disoccupazione, bassa
scolarizzazione, nel Mezzogiorno, tra gli stranieri. Ora a fronte di
questi numeri, ieri il capogruppo Pd in Senato, Andrea Marcucci,
renziano, spiegava che la débâcle dem nelle urne è colpa di “un errore
di comunicazione palese”: “Eravamo tutti occupati a fare provvedimenti e
anche ad annunciarli però poi mancava la sintonia col Paese che era in
difficoltà. Anche una buona legge non aveva effetti immediati e non
determinava quel sollievo che noi comunicavamo e questo ha provocato una
frattura che si è poi via via ampliata”. Insomma, c’hanno avuto la
malattia alla comunicazione sennò i cittadini del Kansas city a
quest’ora pensavano tutti che la merda – per così dire – è cioccolata.
Tra un po’ scopriremo se questo peculiare processo di transustanziazione
via spin doctor riuscirà invece a quelli che “tagliando le tasse ai
redditi alti ci guadagnano pure quelli bassi” (flat tax): a occhio le
due sostanze tendono ad avere sapore differente, ma chissà…