Il Fatto 10.6.18
Pride 2018 romano in tono minore. Ma si rivede il Pd
In
piazza - Sfilano anche i partigiani, i carri “diplomatici” di Canada e
Gran Bretagna, i leader di dem, LeU e Cgil. Tutti contro Fontana
di Giulia Marchina
“Non
voglio entrare nel merito della politica, ma non possiamo fare lo
sgambetto alla storia. Se il mondo sta andando in una direzione, non
voglio vivere in un Paese che ci costringe a essere ‘quelli fuori dal
coro’”. Racconta così la sua esperienza al Pride di Roma Sabrina
Impacciatore, madrina della manifestazione. E aggiunge: “Tutti coloro
con cui ho parlato oggi, che ho guardato negli occhi, mi hanno resa
felice. Ho capito che solo gli stolti potrebbero pensare siano diversi
da noi e che meritino di godere di meno diritti”.
Alle 16 il
grande carrozzone dell’orgoglio Lgbti è partito da Piazza della
Repubblica, al grido di “Brigata Arcobaleno, la Liberazione continua”.
In testa al serpentone, due testimonial d’eccezione: i partigiani
dell’Anpi Modesto Costa, 92 anni, e Tina, 93, che ha tuonato: “Fontana,
ma che vuole, chi è? E Salvini: ma noi avevamo bisogno di un ministro
come lui? Dobbiamo riprenderci in mano tutti assieme, riprendere le
redini del Paese, non sarà questo governo che lo cambierà. Oggi avete
dimostrato che si può, bisogna osare. Se osiamo tutti assieme saremo
vincitori”.
Diciotto carri, compresi quelli delle ambasciate del
Regno Unito e del Canada, hanno accompagnato due ore di corteo; sfilano
anche il comitato Orgoglio Trans, la Rete dei dipendenti Lgbti del
Ministero degli Affari Esteri, e quello delle Drag Queen.
Sotto il
sole di Roma ci sono Anthony, 78 anni e James, 82, arrivati
dall’Inghilterra come turisti, e oggi manifestanti per caso: “Ci siamo
conosciuti 50 anni fa”, racconta James, “io ero un quasi medico, Anthony
faceva il cameriere al bar vicino casa. È stato amore a prima vista”.
Lo interrompe Anthony: “Oggi siamo qui per supportarvi, è ora che anche
voi facciate un passo in più.”.
Poco più in là, mentre giocano con
il loro bimbo, ci sono Giovanna e Alessia: “Per la legge solo Giovanna è
madre del nostro bambino. Io sono invisibile”, dice Alessia, “siamo nel
2018, sarebbe il caso di accelerare con la ‘burocrazia’ e di placare
tutto questo finto perbenismo e moralismo”.
Inglesi, russi,
austriaci, americani, indiani, italiani, tutti insieme, “non tanto per
sottolineare la nostra ‘diversità’, come la chiamate voi ‘gente
normale’, quanto perché siamo esattamente come voi”. A parlare è Elena,
una volta era Michele. Fa la badante, “immagina se con la mia laurea in
lettere io sia riuscita a trovare un lavoro degno della mia qualifica.
Questo è il punto”. Come per tutti i Pride, non tutti sono omo, bi, o
trans: “Sono qui per incoraggiarli. Etero dalla nascita ma era giusto
esserci”, ha detto sorridendo Ludovica che passeggiava al fianco dei
manifestanti con il marito e i tre figli.
Non mancano gli
sberleffi al neo ministro della Famiglia Lorenzo Fontana, che nelle
scorse settimane è balzato alla cronache per le affermazioni sulle
famiglie arcobaleno: “Ministro Fontana, lei ha avuto una mamma e un
papà, eppure ha delle idee ‘deviate’”, recita il cartellone di un
manifestante. A seguire, una parata di goliardate, come la ragazza che
in mano tiene il cartello: “Sono gay e pure mancina: #medioevoproblems”.
Alla
festa era presente anche quello che resta della sinistra italiana: il
segretario del Pd Maurizio Martina e il presidente del Pd Matteo Orfini;
il leader di Leu Piero Grasso che ha dichiarato: “Una società civile ed
evoluta deve fondarsi sul principio di uguaglianza previsto
dall’articolo 3 della Costituzione”. Manifestano anche la senatrice
radicale Emma Bonino e la segretaria della Cgil Susanna Camusso. Assente
il sindaco della Capitale Virginia Raggi, perché fuori città, ma al suo
posto sfila il vicesindaco Luca Bergamo. Al suo fianco, il presidente
della regione Lazio Nicola Zingaretti e il vicepresidente Massimiliano
Smeriglio.
Secondo gli organizzatori erano 50 mila, secondo fonti
di polizia circa 20.000 alla partenza e 10.000 all’arrivo, in piazza
Madonna di Loreto. In ogni caso, molti meno di un anno fa.