Corriere 30.6.18
Filosofia.
Nato nel ’41, insegnò a Urbino
Addio a Losurdo Criticò Nietzsche giustificò Stalin
di Antonio Carioti
Non
capita spesso che il «Financial Times» dedichi una recensione
elogiativa a un autore italiano di tendenza comunista. Ed è piuttosto
raro che la «Frankfurter Allgemeine Zeitung» riconosca a un nostro
connazionale il merito di aver fornito un’interpretazione valida e
originale di un classico del pensiero tedesco. Ma al filosofo Domenico
Losurdo (nella foto), scomparso all’età di 76 anni, erano accadute
entrambe le cose. I suoi libri Controstoria del liberalismo (Laterza,
2005) e Nietzsche, il ribelle aristocratico (Bollati Boringhieri, 2002)
avevano suscitato interesse all’estero nonostante il loro orientamento
ideologico, anzi forse proprio a causa del modo netto in cui prendevano
posizione.
Nato a Sannicandro di Bari nell’ottobre 1941, Losurdo
si era laureato all’Università di Urbino, dove poi aveva insegnato per
quarant’anni, fino a diventarne professore emerito. Persona dal tratto
cortese e gioviale, lavoratore infaticabile, aveva prodotto decine di
libri, dedicandosi allo studio della grande filosofia tedesca, a partire
da Immanuel Kant per arrivare a Martin Heidegger, ma anche alla
battaglia delle idee su sponde comuniste.
Sul piano culturale
Losurdo si dichiarava più hegeliano che marxista, ma soprattutto era
convinto che non si potesse negare il carattere reazionario dell’opera
di Nietzsche, tanto che su questo si era trovato a polemizzare
aspramente con altri autorevoli studiosi di sinistra. In campo politico
era un critico severo dell’Occidente, di cui biasimava soprattutto la
vocazione imperiale, e vedeva nel liberalismo un’ideologia eurocentrica,
alla quale riconosceva tuttavia la capacità di imparare dai propri
avversari. E non esitava a difendere l’esperienza sovietica (anche se
faticava un po’ a spiegarne il fallimento), con una coerenza ostinata
che lo aveva portato persino a rivalutare, nel suo libro più discutibile
uscito da Carocci nel 2008, la figura di Iosif Stalin.
Inoltre
Losurdo guardava con simpatia alla Cina odierna, nonostante l’evidente
reintroduzione del mercato capitalista effettuata dai governanti di
Pechino: salutava l’ascesa del gigante asiatico come un utile
contraltare al predominio degli Stati Uniti, che insieme a Israele erano
il bersaglio favorito dei suoi pamphlet come Il linguaggio dell’Impero
(Laterza, 2007).