Corriere 27.6.18
Io, papà che ha paura, dico ai figli: non buttate via la vita
di Maurizio de Giovanni
Ciao,
papà. Io esco. E magari è mezzanotte, e uno sta per mettersi a letto
dopo l’ultimo zapping di cattive notizie dal mondo. Ciao, papà. Io esco.
E nemmeno puoi chiedere dove vai a quest’ora, perché ormai è
grandicello e uno non può mica tenerli sotto una campana di vetro, e poi
non sono più i tempi che la voce di un padre era cassazione, forse
parli e quello ti fa una risata in faccia ed esce lo stesso.
E
poi, si finisce di essere quello che dialoga: a uno che ti impedisce di
fare le cose non racconti un problema se ce l’hai. Tu sei quello che
deride gli altri quando dicono che hanno litigato col figlio; non puoi
diventare all’improvviso come loro.
E allora fai un sorriso, gli
dai un’occhiata rassicurante. Dov’è, che vai?, butti là, col tono
fintamente distratto. Facciamo un giro. Vorresti dire: chi, facciamo?
Con quale mezzo? E chi guida? Quale giro? Il giro dei bar? Dei locali,
delle discoteche? Cosa berrete? E che cosa berrà chi guida al ritorno?
Poi pensi che oramai è grande; e che è un bravo ragazzo, che ha la testa
sulle spalle. Che in gruppo non gli può succedere niente.
Da quel
momento in poi, da quando senti la porta chiudersi alle spalle e lui
che fischietta per le scale, il motore che si mette in moto e la piccola
sgommata di partenza, è proprio allora che le strade si diversificano.
Perché c’è il papà che comincia a riflettere sui fatti suoi e poggia di
lì a poco la testa sul cuscino e dorme profondamente, e chi invece
continua a danzare coi fantasmi senza riuscire a chiudere occhio.
Vorremmo
dire che non c’è pericolo; che i ragazzi sono ragazzi, certo qualcuno
un po’ così ci sarà pure, ma andrà tutto bene. Benissimo. E no, per
niente; il rapporto del nono Libro bianco delle droghe parla chiaro e i
dati li trovate in queste pagine. Quattordicimila arresti, e chissà
quanti tra questi dall’arresto hanno avuta salva la vita, con un muro o
un albero o un’altra auto innocente che li aspettava in fondo alla
strada; più di trentottomila segnalati, una robusta crescita del 40%
circa in due anni, e cambia anche la materia prima: piccole pillole non
controllabili e senza evidenza, da mandare giù con un sorso di
Margarita, e via nella notte con quella scossa in corpo così bella, così
terribile.
Abbiate paura, cari papà. Non sentitevi
tranquillizzati dalla pretesa conoscenza dei vostri figli, non siate
rassicurati dall’immaginazione della conoscenza dei compagni e degli
amici. Ci sarà sempre qualcuno che per pagarsi la moto o la vacanza farà
girare qualche pillola, e che male c’è, mica ti ammazzano, ti fanno
solo divertire di più; e quell’euforia malata può incontrare anche la
lama di un coltello, o una ragazza che non vuole alla quale usare
violenza.
Abbiate paura, perché se si ha paura si cercano rimedi.
Abbiate paura, perché quarantamila in più sono tantissimi; e tra loro ci
può essere anche qualcuno di conosciuto. Abbiate paura di tacere, non
di parlare. Di dire, come il sottoscritto: «Non buttare la vita, che è
bella, bellissima».