Corriere 22.6.18
Turchia
Meral «la lupa» sfida Erdogan «Vincerò, per le donne»
Parla la candidata dell’opposizione «Voglio proteggere la democrazia»
di Monica Ricci Sargentini
Sull’autobus
elettorale il volto sorridente di Meral Aksener, 61 anni, risplende
sopra una giacca rossa che richiama la bandiera turca sullo sfondo. I
capelli corti, gli orecchini di perle e quel filo di trucco le danno
quel tocco di femminilità che lei rivendica con orgoglio. I suoi
sostenitori la chiamano mamma Meral o Asena, la lupa blu che, secondo la
mitologia, diede vita agli antenati dei Göktürk, i primi turchi. Di
sicuro ha coraggio da vendere. Ministra dell’Interno tra il 1996 e il
1997, fino al «golpe postmoderno», è stata lei la prima a sfidare Recep
Tayyip Erdogan alle presidenziali che si terranno domenica prossima.
«Sono in politica da 25 anni e non ho mai visto un momento violento come
questo — dice in quest’intervista al Corriere della Sera —. Sento la
responsabilità di sfidare questo mondo dominato dagli uomini per
rappresentare le istanze di donne e bambini».
Lei è fuoriuscita
dal partito nazionalista che è alleato con Erdogan, il suo partito Iyi
(Buono) ha solo 9 mesi di vita. Eppure l’ultimo sondaggio la dà
all’11,4% e c’è chi dice che se arrivasse al ballottaggio batterebbe il
presidente. È possibile?
«Questo è un momento buio per il nostro
Paese, per questo stiamo lottando così strenuamente. Naturalmente penso
che arriverò al ballottaggio e che vincerò ma in questo momento la cosa
più importante è proteggere la democrazia».
Si riferisce
all’alleanza firmata con i secolaristi del Chp e altri partiti di
opposizione per votare chiunque arrivi al ballottaggio?
«L’ho detto dall’inizio: voterò e voteremo qualunque candidato dell’opposizione».
Per
vincere servono i voti dei curdi. Sia in Parlamento, dove l’Hdp
dovrebbe superare la soglia del 10%, sia al ballottaggio. Lei è stata
ministra dell’Interno in un momento di conflitto duro con i separatisti.
Non è improbabile che chi sostiene la causa curda la voti?
«Io la
chiamerei piuttosto causa del terrore. E le prime vittime sono state
proprio i miei fratelli e le mie sorelle curde. Un anno fa ho affittato
una casa ad Ahlat, nella provincia di Bitlis, durante il bairam (una
festa musulmana ndr) mi sono seduta allo stesso tavolo con i curdi e con
i musulmani. Ecco il Paese modello che voglio creare. Nessuno in
Turchia dovrebbe avere un trattamento diverso perché è alevita, sunnita,
secolare, conservatore, turco, curdo. Siamo tutti uguali».
La
svalutazione della lira turca, l’inflazione crescente e l’esposizione
debitoria del Paese fanno temere per il futuro. Questo tema avrà un peso
nelle urne domenica?
«L’economia è un fattore chiave di queste
elezioni. I cittadini sono preoccupati dall’atteggiamento irresponsabile
del governo. La gente sa che la crisi sta arrivando e che ci colpirà
soprattutto perché chi era al potere non ha fatto nulla».
Questa
campagna non è stata giocata ad armi pari. A maggio Erdogan è apparso in
tv per 68 ore, Ince per 7 ore e lei per 13 minuti. È come avere le mani
legate. «Sì è così. Noi non esistiamo nel 90% delle televisioni e dei
giornali che negli ultimi anni sono stati comprati da amici di Erdogan.
Ma usiamo canali alternativi e ci facciamo sentire ugualmente».
Lei
è una musulmana praticante ma anche una sostenitrice dello Stato
secolare fondato da Atatürk. È noto che durante i comizi a volte si
copre il capo con un velo e che molte donne le regalano dei veli. Come
mai?
«Nella tradizione turca le donne buttano un velo a terra per
far smettere gli uomini di litigare. Se sarò eletta esporrò quei veli
nell’ex palazzo presidenziale Cankaya ad Ankara a testimonianza della
nostra lotta per la democrazia». Perché mamma Meral l’ha messo subito in
chiaro: lei nel lussuoso palazzo presidenziale dalle mille stanze di
Bestepe, inaugurato da Erdogan nel 2016, non metterà mai piede.
(Ha collaborato Dilek Gul)