Repubblica 6.5.18
Le regole di Dublino
“Italia disumana” Il profugo rifiuta il respingimento dalla Germania
Un togolese arrestato fa ricorso contro Roma: “ Non rispetta gli standard”
L’accusa blocca sempre più trasferimenti e diventa un problema per Merkel
di Tonia Mastrobuoni
Berlino
 Nella notte tra domenica e lunedì scorsi, in un centro di accoglienza 
per profughi della Svevia, sette agenti della polizia ammanettano un 
togolese per portarlo via. Sembra un’operazione di routine. Uno dei 
tanti, drammatici respingimenti che la Germania sta intensificando, 
negli ultimi tempi. La destinazione dovrebbe essere l’Italia, dove 
Yussuf O. risulta come richiedente asilo e dove può essere respinto 
dalle autorità tedesche in virtù dei controversi accordi di Dublino che 
obbligano il primo Paese in cui arrivano i profughi a tenerseli. Per 
ragioni puramente geografiche, l’Italia e la Grecia sono notoriamente le
 vittime più eccellenti di quella discutibile norma europea.
Quella
 notte, Yussuf si ribella. E circa centocinquanta africani insorgono con
 lui, alcuni circondando le volanti che dovrebbero portarselo via, 
sferrando calci e pugni contro le macchine. Il risultato è che la 
polizia è costretta a liberarlo e a scappare. Il togolese sparisce, ma 
la notizia fa scoppiare il finimondo. Lui si fa intervistare dalla Bild e
 dice tre volte, scuotendo la testa, che non vuole tornare in Italia: « 
Sono pacifico » , esclama, alzando le braccia. Il dettaglio dell’Italia,
 dopo i drammatici eventi dei giorni successivi, diventa fondamentale.
Appena
 la notizia si diffonde, in Germania scoppia una bufera. La destra 
dell’Afd insorge, sui social media si moltiplicano le offese razziste, 
gli inviti a sfondare la resistenza « con i panzer » . E la solita 
Beatrix von Storch ( Afd) denuncia la « capitolazione » dello Stato 
dinanzi « a un’orda di africani». Anche il responsabile Interni del 
partito di Merkel, Mathias Middelberg ( Cdu), pur attingendo a un 
vocabolario meno razzista, chiede « conseguenze » per i ribelli. « Non 
possiamo tollerare zone franche » , osserva su un giornale locale. 
Giovedì, l’ondata di indignazione culmina con il ministro dell’Interno 
della Csu, Horst Seehofer, che tuona di uno « schiaffo in faccia ai 
cittadini che rispettano la legge».
Quel giorno gli agenti tornano
 a Ellwangen, stavolta in tenuta antisommossa. E sono in centinaia. 
Quando fanno irruzione nel centro di accoglienza dove è ancora nascosto 
Yussuf, riescono a catturarlo ma sono costretti ad arrestare anche 27 
richiedenti asilo che cercano di nuovo di difenderlo. Quando 
l’operazione si conclude con le manette al ventitreenne, il governatore 
dei Verdi del Baden-Wuerttenberg, Winfried Kretschmann, commenta 
soddisfatto che «è la soluzione giusta».
Il suo avvocato, però, 
non ci sta. Engin Sanlin considera il suo arresto « illegale » . Alla 
Bild ha spiegato di aver fatto ricorso contro l’espulsione «perché 
l’Italia è un Paese improponibile » . Esistono già, ha ricordato il 
legale, «sentenze che dimostrano come la situazione nei centri di 
accoglienza non corrisponda agli standard minimi europei » . Vista la 
disumanità con cui vengono trattati i richiedenti asilo in Italia, 
questa la tesi di Sanlin, non si può respingere lì un profugo.
Una
 tesi diffusa, tra gli avvocati tedeschi. E non è un caso che il governo
 Merkel abbia messo in cima alla lista delle riforme europee proprio la 
definizione di diritto di asilo comune. Come spiega un’autorevole fonte 
della Cdu, « servono standard comuni, servono regole molto più 
vincolanti per l’accoglienza dei profughi e dei migranti. Che spazzino 
via una delle argomentazioni preferite dagli avvocati tedeschi, quella 
della disumanità con cui verrebbero trattati i richiedenti asilo in 
Grecia o in Italia. Una scusa per impedire i respingimenti che non 
vogliamo più sentire».
 
