martedì 29 maggio 2018

La Stampa 29.5.18
Un corso insegna ai prof a difendersi dai genitori
Il piano dell’Osservatorio sulla sicurezza dopo liti e tensioni: “Bisogna imparare ad affrontare i conflitti”
di Maria Teresa Martinengo


L’episodio più clamoroso è stato senza dubbio quello avvenuto nei primi giorni di aprile all’Istituto Russell Moro, quando un padre ha spedito un suo «uomo di fiducia» a picchiare il professore che si era permesso di richiamare il figlio al rispetto degli orari. Ma già a metà gennaio si erano avute avvisaglie molto concrete che il tema del conflitto scuola-famiglia fosse diventato di assoluta attualità nella nostra città. Maurizio Tomeo, preside dell’Istituto comprensivo Nigra, una delle scuole più richieste della città, aveva raccontato alla Stampa una raffica di episodi di «ordinaria aggressività» da parte di genitori infastiditi dalle sanzioni ricevute dai figli. Uno per aver portato una scacciacani in classe e averla puntata in faccia a un compagno. Un altro per cyberbullismo, un terzo per aver infilato le mani nelle tasche di un insegnante, aver preso il compito in classe del giorno seguente e averlo diffuso, va da sé, via WhatsApp. In due casi su tre il preside aveva dovuto chiamare le forze dell’ordine. In Piemonte, altri episodi. Come nel resto del Paese. Così arriva con un’ottima accoglienza da parte dei sindacati della scuola la proposta avanzata dall’Ufficio Scolastico Regionale, attraverso l’Osservatorio Regionale per la Sicurezza nelle Scuole del Piemonte, di collaborare per realizzare moduli di formazione che mettano al centro, tra le varie problematiche, l’incolumità di insegnanti, dirigenti e personale.
Realtà con cui fare i conti
«L’Usr si è accorta che la conflittualità è diventata un vero problema - sottolinea Nunzia Del Vento, coordinatrice dei dirigenti scolastici Flc-Cgil - e per questo ha chiesto ai sindacati di collaborare. Non è un caso che lo faccia attraverso l’Osservatorio sulla sicurezza». Tra i temi, la sicurezza a scuola coinvolge anche, e in modo consistente, quello dello stress lavoro correlato. «Certamente l’incolumità rientra nella sicurezza, per questo è parsa a tutti una buona iniziativa. È stato riconosciuto il problema, è evidente che bisogna fare qualcosa per prevenire certi episodi: chiameremo psicologi ed esperti. Nel prossimo anno si potrà partire», dice la dirigente Del Vento, vice presidente di Asapi, l’associazione delle scuole autonome del Piemonte.
Nessuno esente
A seguire i corsi saranno i responsabili della sicurezza nelle scuole, rappresentanti dei lavoratori, quindi, che poi informeranno e formeranno i colleghi. Anche per Sergio Arduino, coordinatore regionale dei dirigenti Cisl, «è intelligente pensare che se c’è conflitto, nessuno ne sia esente nella scuola, e che si cerchi di creare un sistema omogeneo, uguale in tutte le scuole». Maurizio Tomeo, che per primo aveva raccontato la quotidianità del conflitto, è soddisfatto. «Mi fa piacere che fra le mille sfaccettature della sicurezza, venga presa in considerazione anche questa, che incide sulle relazioni ed è un segno di rottura del contratto sociale. Sono contento che, anzi, sia diventato un problema centrale».
Denunce a raffica
Centrale al punto che ci sono avvocati che si stanno specializzando nell’essere al fianco di insegnanti a cui è stata rigata l’auto, a cui sono state bucate le gomme. Mentre sull’altro fronte, partono raffiche di lettere di genitori irritati dal voto «ingiusto», dalla sezione richiesta e non ottenuta. Cosa succede? «È la rottura del patto di fiducia, conseguenza della “dignità rubata” ai docenti da una politica che non ne riconosce il ruolo centrale», dice il preside Tomeo.