La Stampa 17.5.18
La macchina che impara a mentire
di Bruno Ruffilli
«Chiamo
per fissare un taglio per una cliente», dice una voce. La conversazione
va avanti come ci si aspetterebbe con un qualsiasi parrucchiere, ma la
voce che parla è quella di un’intelligenza artificiale, che imita
perfettamente un essere umano. Nel suono, nelle parole, perfino nelle
interiezioni. Si chiama Duplex ed è stata presentata dal Ceo di Google
Sundar Pichai nel corso di I/O, l’annuale conferenza degli sviluppatori
di Mountain View.
La telefonata era vera, anche se registrata. La
naturalezza della conversazione ha tratto in inganno l’interlocutrice,
che ha fissato un appuntamento a nome di una certa Lisa, convinta di
aver parlato con la sua assistente umana e non digitale: mai, infatti,
l’intelligenza artificiale si è dichiarata come tale. La dimostrazione
ha stupito, ma ha raccolto anche molte critiche. Ad esempio quella di
Zeynep Tufekci, professoressa alla University of North Carolina e
studiosa di tecnologia e società, che su Twitter l’ha definita
«orripilante». «Comprendiamo e diamo importanza alla discussione
sviluppatasi attorno a Duplex», ha dichiarato Google in una nota. «La
trasparenza nella tecnologia è importante. (...) Faremo in modo che il
sistema sia identificato in modo appropriato. Quello che abbiamo
mostrato era una prima demo, e vogliamo aggiungere dei feedback mano a
mano che la sviluppiamo».
Come sempre nella Silicon Valley, gli
errori vengono corretti in corsa. Duplex migliorerà col tempo, ma
intanto ha segnato una tappa importante nella storia dell’intelligenza
artificiale, superando di fatto il test di Turing. Per lo scienziato
britannico, una macchina è intelligente se è capace di convincere chi la
sta utilizzando che ha di fronte una persona in carne e ossa e non una
struttura di silicio e bit. Un test operativo, più che una definizione
astratta. In Macchine calcolatrici e intelligenza, Turing aveva previsto
che prima o poi la prova sarebbe stata superata, eppure il criterio con
cui un calcolatore viene equiparato a un essere umano non lusinga l’uno
né l’altro: l’intelligenza artificiale qui è la capacità di ingannare
l’altro, di far credere di essere diversi da quello che si è. E nessuno
vuole un’intelligenza artificiale capace di mentire meglio dell’uomo.