Il Sole Domenica 20.5.18
Riletture
Le (dis)grazie di Foscolo
Ipertricotico,
irruento, sfortunato, prometteva un suicidio a ogni sua fiamma: il
poeta dei «Sepolcri» come non lo avete mai letto
di Ermanno Cavazzoni
Poveretto,
Ugo Foscolo, viene da dire leggendo questo interessantissimo libro di
Luigi Guarnieri sugli ultimi anni di Foscolo a Londra in esilio, dal
1816 al 1827. È un poeta che nella memoria non resta simpatico, un po’
perché molto scolasticizzato, I sepolcri a quanto ricordo erano un
sistema di tortura, li so ancora a memoria, ma per il resto della vita
li ho sempre evitati; un po’ per il suo petto peloso, l’irsuto petto di
cui si vanta e di cui parla Gadda, anche un po’ più che irsuto, dice
Gadda, quasi scimmiesco, come tutto l’aspetto, ipertricotico; e
scimmiesco anche negli appetiti sessuali, irruenti, esagerati, rapidi,
sospetti di una velocità e di un appagamento precoce (precox, si dice in
psicopatologia); questo naturalmente non è argomento scolastico, su
questo il professore sorvolava, anche se sarebbe stato istruttivo, sia
il vanto del petto peloso, sia le orgasmiche lettere all’innamorata di
turno. Però a Londra, negli ultimi anni, poveretto, gli va male tutto,
amore, soldi, letteratura; lo fregano ripetutamente, specie i suoi
improvvisati editori, e anche lui da parte sua tenta di dar loro delle
fregature, con altisonanti promesse, vendendo i classici prodotti di
lingua italiana, da Dante in avanti; ma nel bilancio totale sono molto
maggiori le fregature che prende, gli inglesi a quel tempo sono senza
pietà, sono un secolo più avanti di noi italiani, hanno un’avanzatissima
mentalità commerciale, anche con i prodotti della poesia, se non si
smercia non pagano, e lui di conseguenza resta ripetutamente senza una
sterlina, per cui non paga il sarto, il macellaio eccetera, ossia non si
fa trovare quando bussano, e bussano spesso; per cui vive nascosto, e
non è una situazione che favorisca l’arte poetica, specie se non si è
neppure pranzato, quindi è costretto a emettere cambiali false, ma gli
inglesi sono più avvezzi, sono avanti cent’anni in fatto di commercio
della poesia o di prodotti consimili, non vanno tanto per il sottile,
come farebbero con una partita di mortadella e salumi, sì, grande
rispetto per la lingua italiana e i grandi poeti italiani, ma se
qualcuno come Foscolo deve vendere a tutti i costi se no non mangia, lo
strozzano, nel senso che tirano al ribasso o non pagano, per cui
avvocati, la giustizia a Londra funziona perfettamente, ma costa; su
denuncia di un sarto suo creditore finisce anche in prigione, solo 15
giorni, per sua sfortuna, perché tutto sommato in carcere un pasto lo
danno e ha un tetto gratis. Cerca un insegnamento di lingua italiana
all’università, ma non è giudicato all’altezza. Di tutto questo si parla
nel libro con ammirevole precisione. Tenta anche di sposare una ricca,
Caroline Russell, ma non fa colpo, nonostante il suo metodo sperimentato
di esaltazione precoce, che in genere in passato aveva dato discreti
frutti, specie se seguito dalla prospettiva di un collasso
cardiovascolare amoroso; ma la minaccia non riesce, forse anche per il
reumatismo acuto a una gamba che lo fa zoppicare. Le inglesi non danno
peso alle disperate lamentele di un poeta, italiano, povero, emigrato,
forse troppo peloso per il gusto settentrionale, e inoltre sofferente di
ascessi dentali, che probabilmente teneva nascosti; ma chissà che non
mandasse anche cattivo odore, per l’alimentazione scarsa e nociva,
poveretto, per gli acidi gastrici che danneggiavano il fiato. Povero
Foscolo, a scuola non si studiano le sue disgrazie, perché non sono
educative, i suoi debiti, le truffe, le malattie, le abitazioni malsane,
niente amici, rovina morale e materiale, senza nessun elemento del
romanticismo medio europeo, sembra già un maledetto fine ’800, in
Inghilterra volenti o nolenti si è un secolo avanti. Sogna spesso di
tornare in Grecia, nell’isola natale, comprare una vigna e guardare da
un colle il mare Adriatico. Invece nel 1827, ultimo anno di vita, gli si
gonfia la lingua, gli cadono i denti, gli si gonfia il torace; per
sgonfiarlo gli cavano ripetutamente un secchio di liquidi. Per fortuna
ha questa sua tardiva figlia, Floriana, dolce e delicata che lo assiste,
quando è quasi in coma. «Come vi sentite?» gli chiedono l’8 settembre.
«Muoio» risponde, ma senza lo spirito eroico del suo Jacopo Ortis. Muore
il 10 settembre alle 8 e mezza di sera, 49 anni. Lascia tutti gli averi
alla figlia, ma non si troverà una sterlina.
Io mi chiedo: come
mai questo destino? C’è qualcosa nella vita delle persone che le fa
scivolare in una direzione o in un’altra? Difficile rispondere. Certo
che nel suo vasto epistolario alle femmine sedotte o in corso di
seduzione, Foscolo per fare breccia prometteva se rifiutato il suo
sfacelo, e poi lacrime eterne e il suicidio. Negli anni fortunati di
gioventù lo prometteva un po’ a tutte. È come se alla fine queste
promesse si fossero accumulate in una somma schiacciante. Erano frasi
retoriche, certo! accompagnate forse da una parziale foga inguinale;
però si vede che anche la retorica troppo insistita acquista peso e
consistenza, e da dolore sublime si trasforma in acciacchi gravi, debiti
e disgrazie, che schiacciano il disgraziato. Forse si muore quando i
conti si sono azzerati e si è in pari. Il caso di Foscolo, comunque,
poveretto, mi sembra così.
Luigi Guarnieri, Forsennatamente Mr Foscolo , La nave di Teseo, Milano, pagg. 205, € 17