il manifesto 17.5.18
Karl Marx, laboratori politici per il presente
KARL MARX. In occasione del bicentenario, percorso di letture sul pensatore di Treviri
Anders Sune Berg, «Untitled Carrier» (2006)
di Benedetto Vecchi
Una
ricorrenza iniziata in sordina. Alcuni articoli diffusi in Rete,
l’annuncio di prossime uscite da parte di alcune case editrici, notizie
frammentarie sullo stato dell’arte per quanto riguarda le nuove
traduzioni ed edizioni delle sue opere. Ma in occasione del primo maggio
il ritmo degli interventi sulla sua eredità è diventato frenetico.
Difficile, a questo punto, censire tutti i testi, saggi, libri e
articoli dedicati fin qui al bicentenario della nascita di Karl Marx e
altrettanto impossibile è segnalare gli annunci per la seconda parte del
2018. Va però ricordato che in Italia il filosofo di Treviri è stato
festeggiato in anteprima ad aprile con la proiezioni del film del
regista haitiano Raoul Peck dedicato all’«esilio» prima parigino e
successivamente belga dell’autore de Il Capitale durante il quale Marx
ha scritto saggi rilevanti come Miseria della filosofia e quello firmato
con Engels, ma dalla elaborazione corale, collettiva passato alla
storia come Il manifesto del partito comunista.
IL TESTO che con
radicalità si pone la domanda sull’attualità dell’opera marxiana e che
va dunque segnalato è quello della filosofa americana Wendy Brown che ha
caratterizzato il suo percorso teorico nell’analisi della crisi dei
sistemi politici liberali a partire da una prospettiva femminista.
Scritto tre anni fa per la rivista «Dissent»
(www.dissentmagazine.org/article/marxism-for-tomorrow-wendy-brown)
all’interno di un numero speciale sulle prospettive presenti e future di
una sinistra e riproposto agli inizi di maggio propone un ritratto di
Marx come autore imprescindibile per comprendere la natura di classe del
potere politico nel capitalismo maturo e per mettere a fuoco che la
produzione della ricchezza è basata sullo sfruttamento del lavoro. E
tuttavia Wendy Brown non esita ad affermare che l’opera marxiana non
riesce a svelare l’arcano dell’«era della finanziarizzazione». Questo
non significa però gettare alle ortiche Marx. Piuttosto, propone la
filosofa americana, si tratta di riaprire il laboratorio marxiano
frettolosamente chiuso durante gli anni dell’egemonia neoliberista e di
colmare le assenze e i limiti di un’opera maturata duecento anni fa e
che non poteva certo prevedere gli attuali sviluppi del capitalismo.
Un
Marx, quello di Wendy Brown, che non ha dunque nulla di profetico.
Semmai è un filosofo senza il quale è difficile, se non impossibile
orientarsi in un mondo certo complesso ma che non cancella, bensì
accentua le disuguaglianze sociali e di potere. Dunque un autore da
leggere e rileggere al di là della miseria rappresentata dalla sua
demonizzazione. È questa la stessa «metodologia» – leggere Marx oltre la
polemica politica corrente – che muove il volume di Jonathan Wolff, un
altro filosofo, questa volta però inglese, che insegna alla Oxford
University.
IL SAGGIO, da poco pubblicato dalla casa editrice Il
Mulino, può essere considerato espressione del cosiddetto marxismo
analitico anglosassone così chiamato perché che unisce le tesi di Marx
sullo sfruttamento alla riflessione liberal sulla forma stato
capitalista. Il libro, dal titolo Perché leggere Marx (pp. 120, euro 12)
è un compendio dell’opera marxiana pensato per studenti e lettori che
poco sanno chi era e cosa ha scritto Marx. Vengono così illustrati i
concetti di classe sociale, lavoro, plusvalore, evidenziandone
l’attualità nella spiegazione di come funziona il capitalismo.
Wolff
dichiara sin dall’introduzione i suoi timori che le lezioni
preparatorie a questo testo incontrassero l’indifferenza dei suoi
studenti a causa della frequentazione facoltative, cioè svincolate dal
corso universitario. Sono ormai vent’anni che il docente inglese
organizza seminari su Marx e il numero degli studenti è aumentato nel
tempo nonostante si siano svolti nel pieno della controrivoluzione
neoliberista che ha visto l’egemonia culturale del partito conservatore e
il tentativo del New Labour di cancellare la sua tradizione politica
socialista.
Il saggio di Wolff attinge esplicitamente alla
tradizione laburista inglese, testimoniata dall’omaggio che l’autore fa
allo storico delle idee Jerry Cohen, il capostipite proprio del marxismo
analitico inglese. Quasi inesistenti, invece, i riferimenti alla new
left degli anni Sessanta e Settanta, al decano del marxismo inglese Eric
J. E. Hobsbawm, mentre sono significativamente citati i libri e le
biografie di Marx maturati nel marxismo italiano vicino al Pci.
Chi
invece propone una lettura genealogica dell’opera marxiana è la
filosofa ungherese Agnes Heller con il libro, da poco pubblicato da
Castelvecchi, Marx. Un filosofo ebreo-tedesco (pp. 230, euro 22). Nella
descrizione della costellazione culturale del filosofo di Treviri, le
sue origini ebraiche di Marx sono propedeutiche a mettere in evidenza la
dimensione messianica, profetica della sua critica dell’economica
politica, cioè quell’elemento indispensabile affinché, come hanno
sostenuto Walter Benjamin e Ernst Bloch, il materialismo storico possa
sviluppare una filosofia della Storia alternativa a quella dominante. Ma
gran parte di questi saggi, scritti quando l’allieva di Gyorgy Lukacs
non aveva ancora preso le distanze dal marxismo, approfondiscono non
tanto la necessità di uno spirito dell’utopia o di un messianesimo
rivoluzionario, bensì i temi che hanno reso Agnes Heller un’autrice nota
fuori dai confini ungheresi.
LA TEORIA DEI BISOGNI, ovviamente,
ma anche lo sviluppo di una antropologia filosofica che prenda l’avvio
da una fenomenologia dei sentimenti. Ne emerge una visione dell’opera
fortemente ancorata al panorama filosofico e culturale degli anni
Settanta e Ottanta, dove Marx viene salvato dall’oblio per la sua
attitudine utopica. Insomma, un classico della filosofia ottocentesca da
leggere ma che ha ben poco da dire sul presente, mentre fallimentari
sono stati tutti i tentativi di tradurre operativamente la sua critica
al capitalismo.
Più spregiudicata, e utile, è invece la
riproposizione di due classici di Karl Marx. La prima è della casa
editrice Feltrinelli – l’editore milanese ha recentemente pubblicato un
importante saggio di David Harvey, Marx e la follia del capitale
(recensito dell’edizione del manifesto del 18/04/2018) – che sta per
mandare in libreria la ristampa dei Manoscritti economico-filosofici del
’44 curati da Enrico Donaggio e Peter Kammerer e corredati da alcuni
materiali poco conosciuti in Italia che Marx scrisse sulle tesi di James
Mill e che i due curatori ritengono utili per comprendere cosa il
filosofo intendesse per un lavoro che superasse l’alienazione che lo
contraddistingue nella sua forma salariata. ù
LA SECONDA
riproposta riguarda invece L’Introduzione alla critica dell’economia
politica del ’57 della casa editrice Shake di Milano. Un libro
importante, sia per l’introduzione che ricostruisce la rilevanza di
queste pagine per comprendere il metodo usato da Marx nella sua critica
all’economia politica che per i materiali che ricostruiscono la
ricezione, travagliata, di questo scritto marxiano firmati da Sergio
Bologna, Raf Valvola Scelsi, Franz Mehring e Eval’d Vasil’evic Il’enkov,
lo studioso marxista che per primo curò la diffusione di queste pagine
marxiane.
Due volumi che hanno l’obiettivo di rendere attuale
l’opera marxiana. In attesa delle pubblicazioni annunciate da molte
altre case editrici, va segnalata la nuova edizione del Manifesto
comunista per Ponte alle Grazie (pp. 350, euro 19, 80) che si compone,
oltre del testo di Marx ed Engels, di una lettura interlineare del
manifesto svolta dal collettivo c17 e dai saggi di Etienne Balibar,
Sandro Mezzadra, Slavoj Zizek, Veronica Gago. Alisa Del Re, Silvia
Federici, Michael Hardt, Pierre Dardot, Christian Laval, Toni Negri (il
manifesto del 03/05/2018 ha anticipato il brano di Etienne Balibar). Il
volume manifesta la forte intenzionalità teorica-politica non solo per
l’attualizzazione della riflessione marxiana, ma per aprire
collettivamente un vero e proprio laboratorio marxiano che eviti le
trappole del passato – il Marx maturo contrapposto al Marx giovane, la
scientificità o meno dell’opera marxiana, la tenuta o meno della teoria
del valore/lavoro -, approfondire la critica dell’economia politica
nell’era del capitalismo cognitivo, della globalizzazione e della crisi
dello stato-nazione.
Come argomenta il sito di Dinamo Press
(www.dinamopress.it/news/marx-finalmente/) nel presentare il volume non
si tratta di ribadire la fedeltà a Marx o meno, ma di mettere in opera
la cassetta degli attrezzi marxiana. Cioè, come sostiene Paolo Virno, di
ribadire la piena leggibilità di Marx, oltre e in buona parte contro il
marxismo consolidato dalla tradizione del movimento operaio.