il manifesto 13.5.18
In 5mila a Roma a 70 anni dalla Nakba palestinese
Palestina.
 Corteo anche a Milano, adesioni da decine di associazioni, comunità e 
realtà del territorio. L’appello al mondo e all’Italia: «La Palestina 
esiste e continuerà a esistere» 
di Chiara Cruciati
ROMA
 «Sono palestinese, nata e cresciuta a Roma. Non sono mai stata in 
Palestina: i miei nonni scapparono nel 1948 da Haifa e si rifugiarono in
 Giordania. Non posso entrare in Palestina, vorrei tanto vederla». Tra 
le 5mila persone che ieri hanno marciato a Roma a 70 anni dalla Nakba 
c’erano tantissimi giovani palestinesi.
Alcuni di loro, come la 
ragazza che abbiamo incontrato in testa al corteo romano, sono figli e 
nipoti di rifugiati, loro stessi rifugiati. Nessuno dei 7 milioni di 
profughi palestinesi nel mondo ha mai esercitato il diritto al ritorno 
che dal 1948 le Nazioni unite riconoscono a ogni rifugiato palestinese e
 ai suoi discendenti.
Sette decenni dopo la fondazione dello Stato
 di Israele, il popolo palestinese resta un popolo in diaspora: i due 
terzi vivono fuori dai confini della Palestina storica.
«La 
manifestazione di oggi è nazionale, all’altezza di quanto sta accadendo 
in Medio Oriente e in Palestina in particolare – ci dice Bassem Salah 
della comunità palestinese di Roma, mentre i manifestanti si radunano in
 Piazza dell’Esquilino, tra bandiere, kufieh, striscioni per i 
prigionieri politici e per Gaza – Siamo oggi qui contro il trasferimento
 dell’ambasciata statunitense da Tel Aviv a Gerusalemme e per porci al 
fianco di Gaza nella Grande Marcia del Ritorno. E per dire al mondo e ai
 governi europei: la Palestina esiste e continuerà a esistere. Va presa 
subito una posizione chiara e netta contro chi non rispetta le 
risoluzioni dell’Onu».
In un periodo di escalation belliche e 
politiche in Medio Oriente, la questione palestinese resta al centro dei
 conflitti regionali e globali, specchio di uno dei principali focolai 
di tensione, mai spento ma anzi acceso da scellerate prese di posizione 
internazionali e dalla negazione costante del diritto 
all’autodeterminazione.
«La lotta contro il razzismo sudafricano 
io l’ho combattuta lì, in Angola – spiega al manifesto Marco Ramazzotti 
Stockel, storico membro di Ebrei contro l’Occupazione – Non posso non 
combattere per i palestinesi, è la stessa lotta, per le stesse ragioni e
 contro gli stessi nemici. Il Giro d’Italia come il trasferimento 
dell’ambasciata Usa sono atti di un enorme valore politico. Trump ha 
sconvolto il quadro mediorientale. Io sono antisionista: combatto per la
 Palestina, ma combatto anche per la mia cultura. Stanno distruggendo la
 cultura ebraica e la parte migliore della sua tradizione».
Tante 
le realtà che hanno preso parte alle due manifestazioni nazionali di 
ieri, a Roma e Milano: il Coordinamento delle comunità palestinesi in 
Italia, l’Unione democratica araba palestinese in Italia, Arci, Anpi, 
Potere al Popolo, Rifondazione Comunista, Fiom, decine di associazioni, 
gruppi studenteschi, collettivi e spazi sociali di tutto il paese.
 
