Il Fatto 22.5.18
Nuove priorità: gli psicofarmaci
In
uno dei momenti più solenni della sua rapidissima ascesa politica – al
Quirinale, con gli occhi della Nazione puntati addosso – Matteo Salvini
tira fuori una categoria insolita, diciamo, per questo genere di
palcoscenici: la psichiatria. Tra le preoccupazioni del futuro ministro
ci sono gli psicofarmaci: “Non è possibile che il 20% degli italiani ne
faccia uso”, ha detto dopo l’incontro con Mattarella. Il museo delle
emergenze pubbliche ai tempi della crisi si arricchisce dunque di una
chiave di lettura: precarietà, disoccupazione, indebitamento e ora anche
salute mentale. Perché si sappia che non era una frase buttata lì,
Salvini si ripete anche in chiusura: “Contiamo di lasciare ai nostri
figli un Paese migliore, con un maggiore indice di sicurezza, più
lavoro, meno tasse, meno burocrazia e meno psicofarmaci”. Il cambiamento
di stile dell’uomo che una volta guidava le ruspe è oggettivamente
considerevole: un tempo nelle sue dichiarazioni si leggevano concetti
come “pulizia etnica controllata”, “noccioline ai migranti”, “l’handicap
di essere figli di genitori gay”. Ora si propone di curare la salute
pubblica, anche quella mentale. Il potere rende sensibili.