Corriere 11.5.18
Realtà e animazione sulle stragi di Gaza
di P. M.
Il
primo film italiano a essere proiettato a Cannes è La strada dei
Samouni di Stefano Savona, selezionato alla Quinzaine des Réalisateurs.
Il documentarista palermitano aveva già raccontato l’operazione «Piombo
fuso» dell’esercito israeliano nella striscia di Gaza del 2009 (col
documentario omonimo). L’incontro con i Samouni sopravvissuti lo ha
spinto a ricostruire la tragica storia della loro famiglia, che in
quell’operazione di guerra ha perso 29 membri. Per farlo ha raccolto
negli anni le testimonianze dei sopravvissuti – la piccola Amal, sua
madre, alcuni parenti – ma ha anche affidato ai disegni di Simone Massi e
a una ricostruzione 3D il compito di «documentare» quello che
evidentemente non era stato filmato: i momenti dell’attacco, le
uccisioni, gli ordini contraddittori che arrivavano ai soldati
israeliani guidati dall’occhio di un drone (e che sono stati resi
pubblici da un’inchiesta sollecitata dall’Onu). In questo modo le
immagini reali e quelle ricreate si fondono in un film di straziante
potere emotivo, dove la forza documentaria delle riprese si intreccia
con la bellezza di un’animazione che rifugge da ogni precisione
realistica, dove la disperazione umana si mescola alle ambizioni
politiche (i membri di Hamas che vogliono trasformare i morti in «loro»
martiri), la sopportazione contadina (i Samouni sono agricoltori da
generazioni) diventa la spinta per andare avanti, la memoria del passato
si interroga sui dubbi del presente. Facendo di La strada dei Samouni
(che la Rai ha meritoriamente coprodotto e che ci auguriamo metta presto
in onda) un nuovo tassello di un viaggio dentro il cinema e la sua
capacità davvero unica di raccontare la Storia riflettendo sui suoi
drammi.