Corriere 11.5.18
Pop-corn e altro
L’euforia (strana) del Pd
di Pierluigi Battista
Mai
la prospettiva dell’opposizio-ne ha fatto tirare un simile sospiro di
sollievo. È come se nel Pd, soprattutto in chi lo ha guidato fino alla
disfatta del 4 marzo, si fosse diffusa un’euforia da pericolo scampato.
Finalmente lo spettacolo dei «populisti» che governano, sgranocchiando
pop-corn, come ha detto Renzi. Come se l’opposizione fosse una vacanza e
non una traversata nel deserto per guadagnarsi nuovamente i consensi
che sono scappati.
Ma poi non avevano detto che la tenaglia Lega e
5 Stelle era un pericolo per le istituzioni? Allarme rientrato? È il
tempo delle noccioline da addentare?
Nel Pd, tra un sacchetto e un
altro di pop-corn, qualcuno pensa che l’opposizione sia mettersi al
bordo del fiume e aspettare che l’avversario annaspi. La speranza del
passo falso, della gaffe, dell’incidente per poi magari generare un
sentimento di nostalgia e magari un ritorno di fiamma nell’elettorato
disilluso e tormentato dal fallimento di chi si è dimostrato incapace.
Un po’ come succede a Roma, quando l’evidente incapacità della giunta
Raggi di risolvere problemi essenziali della città a cominciare dallo
smaltimento dei rifiuti genera nell’attuale opposizione sarcasmo e
battute, peraltro giustificate, e non la ricerca di soluzioni che
possano trasmettere all’elettorato deluso il senso di un’alternativa che
dica: ecco concretamente come noi saremmo in grado di risolvere il
problema dell’immondizia. Questo è il compito democraticamente
fondamentale di un’opposizione, non l’attesa per i numeri da circo di
chi va a governare. Invece prevale il sollievo, l’euforia, l’attesa
puerile dell’avversario che inciampa e fa il capitombolo che, come ha
sostenuto un secolo fa Henri Bergson, rappresenta la scena primaria di
ogni effetto comico che muove al riso. Ma qui c’è poco da ridere. E non
c’era niente da ridere anche quando, appena pochi giorni fa, Luigi Di
Maio ha adoperato la stessa metafora per affrontare l’eventualità di un
governo «neutrale» proposto dal presidente della Repubblica nel caso in
cui le forze politiche non fossero riuscite a giungere a una conclusione
praticabile. Anche qui pop-corn, divertimento, attesa,
deresponsabilizzazione. Ma in una democrazia matura le cose non
funzionano così. E segnala un deficit di responsabilità democratica
l’indicare, in ambedue i casi citati, il miraggio dell’opposizione come
dimensione della spensieratezza, della tranquillità in platea, della
convivialità con gli amici come se si guardasse insieme una serata del
Festival di Sanremo.
Inoltre appare una contraddizione evidente,
nel Partito democratico, quella che separa il sollievo per il pericolo
scampato e i toni severi e preoccupati con cui invece veniva vista
l’ipotesi di un’alleanza tra il Movimento 5 Stelle e la Lega di Matteo
Salvini. Si parlava, prima delle elezioni soprattutto, di una minaccia
per la democrazia, per l’Europa, per l’economia, di una tenaglia
destinata a stritolare con parole d’ordine avventurose lo stesso profilo
civile dell’Italia, e addirittura il fondamento delle relazioni
internazionali del nostro Paese. Non un governo qualsiasi, ma un governo
che avrebbe nascosto in sé qualcosa di estremamente pericoloso. Ora
però, il sollievo di una parte del Pd (ma non per esempio del segretario
reggente Martina) per aver evitato di andare al governo e per potersi
rifugiare nella nicchia tranquilla dell’opposizione rischia di svelare
un fondo di insincerità nella declamazione di quell’allarme. Se
un’alleanza di governo viene vista come un pericolo, allora non è il
tempo delle noccioline. Se invece non è un pericolo, un male è stato
diffondere timori infondati. Se un governo è una minaccia, un partito
che abbia a cuore gli interessi generali e non solo i propri, dovrebbe
far di tutto, con gli strumenti della democrazia, per allontanare gli
spettri che minacciano l’Italia. Invece prevale un atteggiamento di
gioco, in cui la pratica dello sgambetto prende il posto della lotta
politica. Un atteggiamento che esclude, come sinora è accaduto, la
riflessione sulle dimensioni di una sconfitta tanto cocente, nella
speranza che i consensi fuggiti via possano ritornare con facilità, come
se la sconfitta fosse una parentesi, un incidente di percorso.
L’opposizione democratica ha una sua nobiltà, ma è anche dura, aspra,
faticosa. Di Maio e Renzi, che evocano i pop-corn, si illudono che non
sia così. Un’illusione che porterà a disillusioni sempre più amare .