Repubblica Robinson 29.4.18
Rilettura capitale
Compagni burattini
Intervista con Pedro Reyes di Anna Lombardi da New York
Faccio
 dialogare Karl Marx e Donald Trump, Noam Chomsky ed Elon Musk. Perché 
ormai consideriamo il capitalismo una sorta di legge naturale, come se 
diversi modelli di organizzazione sociale fossero impossibili. Ma ci 
sono altre visioni che cerco di far emergere in maniera dialettica, 
proprio come insegna Marx, ma anche divertente: attraverso uno 
spettacolo di marionette». È un confronto impossibile quello al centro 
dello spettacolo che ha debuttato giovedì sul palcoscenico del 
Massachusetts Institute of Technology, il più importante istituto di 
ricerca del mondo. Intitolato Manufacturing Mischief, s’ispira al saggio
 di Chomsky — che insegna proprio al Mit — Manufacturing Consense, La 
fabbrica del consenso. A metterlo in scena Pedro Reyes, quarantasei 
anni, l’artista messicano che da sempre usa l’arte per risvegliare le 
coscienze, celebre soprattutto per il suo progetto Palas por Pistolas 
del 2008 dove scambiò pale con 1.527 pistole donate dagli abitanti di 
Città del Messico. Grazie alla residenza d’artista Dasha Zhukova del Mit
 Center for Art, Science & Technology ha scritto il suo 
spettacolo con la complicità del famoso linguista.
Ha iniziato a lavorare con le marionette nel 2008 lanciando la saga “Baby Marx”. Perché proprio il filosofo tedesco?
«Cerco
 di mostrare la continuità delle sue idee negli ultimi duecento anni 
attraverso un linguaggio comprensibile a tutti. Leggendo spesso ci 
appassioniamo all’idea di un autore, ne sposiamo le tesi. Poi 
affrontiamo un altro libro che dice cose differenti e ci sembrano 
convincenti anche quelle. Il dialogo dialettico che metto in scena, 
insomma, avviene innanzitutto nelle nostre menti».
È per questo che fa dialogare Marx con personaggi vissuti in altre ere?
«
 Serve a far capire la complessità delle conseguenze del suo pensiero. 
Ma per metterlo in scena ho usato un espediente fantascientifico: 
immaginando un aggeggio chiamato “ Print- a- friend”, stampa un amico, 
dove metti un libro e puf, esce l’autore. Nella trama gli inventori sono
 due studenti di Chomsky che partecipano a un concorso indetto da Elon 
Musk, l’imprenditore fondatore di Tesla appassionato di Intelligenze 
Artificiali, e in omaggio al prof partono dal Capitale. Ma poi la 
macchina viene rubata e succede di tutto: vengono fuori, fra gli altri, 
Donald Trump e Ayn Rand, teorica dell’egoismo razionale».
Qual è il messaggio?
«
 Affronto i dilemmi posti dalle nuove tecnologie dell’automazione — auto
 che si guidano da sole, robot al posto di esseri umani — provando a 
riflettere criticamente sui cambiamenti e il conflitto di classe che 
comporta».
Come ha reagito Chomsky all’idea di essere trasformato in marionetta?
«
 Abbiamo discusso molto. Gli portai una mia vecchia marionetta, quella 
di Trotsky, per spiegare come intendevo fare. Rise e chiese “E Rosa 
Luxemburg?”. Abbiamo inserito anche lei. Ha approvato la stesura finale 
dello spettacolo, dove la sua figura aiuta a smascherare la mancanza di 
cornice filosofica e morale in cui stanno avvenendo certi cambiamenti 
sociali che ci riguardano da vicino».
A Marx il suo spettacolo sarebbe piaciuto?
«Sono
 sicuro di sì. La sua interpretazione del capitalismo resta una delle 
questioni fondamentali della filosofia, ma serve un linguaggio nuovo per
 raccontarla alla gente». 
 
