Repubblica 1.4.18
I principi violati
di Michela Marzano
È
difficile capire cosa abbia potuto spingere gli agenti della dogana
francese a fare irruzione nel centro migranti di Bardonecchia e,
soprattutto, come il presidente Macron possa spiegare, rendere conto o
tentare anche solo di giustificare un tale gesto, dopo essersi più volte
espresso in favore di una politica migratoria europea fondata sulla
condivisione e sul rispetto. All’indomani delle elezioni politiche del 4
marzo, Emmanuel Macron aveva dichiarato che l’affermarsi dei partiti
populisti era anche la conseguenza della forte pressione migratoria che
l’Italia si era trovata ad affrontare da sola, abbandonata dal resto
dell’Europa; aveva promesso che la Francia sarebbe stata in prima linea
per costruire «un’Europa ambiziosa» e solidale; aveva sottolineato che è
inutile «difendere belle idee» quando si fa poi astrazione dalla
«brutalità del contesto ». Ma non è proprio la «brutalità del contesto» a
scioccarci oggi, e a farci domandare se in fondo, dietro le belle
parole di Macron, non si nasconda proprio la volontà di evitare
qualsiasi forma di condivisione europea?
Questa volta, nonostante
accada raramente nel nostro Paese, la reazione di fronte ai fatti di
Bardonecchia è stata quasi unanime: c’è stato chi ha dichiarato che
l’Italia è uno Stato sovrano, e non certo una regione o un dipartimento
francese; c’è stato chi ha detto che i francesi dovrebbero preoccuparsi
di gestire i propri problemi e rispettare i Paesi confinanti; c’è stato
chi ha parlato di insopportabile arroganza e chi si è preoccupato delle
sorti dell’Europa.
Ma è soprattutto la contraddizione tra le
dichiarazioni di principio del presidente Macron e le azioni concrete
degli agenti francesi a lasciare basiti. Non si può, da un lato,
dichiararsi solidali con l’Italia e, dall’altro, immaginare di erigere
muri esattamente come già accade in Ungheria, in Polonia o in
Slovacchia. Non si può da una parte invocare la necessità della
condivisione e farsi paladini di una politica europea comune, e
dall’altra violare palesemente i pilastri su cui si fondano i Diritti
dell’Uomo: la dignità, la neutralità, l’imparzialità e l’umanità.
Perché
poi è questo il nodo vero della questione: il rispetto. Il rispetto
delle regole e dei valori condivisi — che è poi l’unico modo per gestire
la tragedia umanitaria dei flussi migratori, drammatici sia per chi
migra, sia per chi accoglie; il rispetto dei principi chiave del
liberalismo — che fanno dell’autonomia, dell’uguaglianza e della libertà
dal bisogno le fondamenta su cui poi costruire l’edificio del
vivere-insieme; il rispetto della persona — che impedisce a chiunque di
calpestarne o violarne la dignità. Sarebbe bene che il presidente Macron
non lo dimenticasse e che, oltre a rivendicare a parole la filosofia
umanista di Paul Ricoeur e la politica della condivisione europea, fosse
poi capace di evitare che la «brutalità del contesto » sotterri sotto
le ceneri dell’oblio l’intera lista dei suoi “buoni propositi” per
un’Europa nuova e più ambiziosa.