Repubblica 14.4.18
Amnesty denuncia
Cina, più condanne a morte che in tutto il resto del mondo
di Filippo Santelli
PECHINO,
CINA Quantificare in maniera precisa non è possibile, per Pechino resta
un segreto di Stato. Ma Amnesty International non ha dubbi: nel 2017,
ancora una volta, il boia della Cina è stato il più impegnato al mondo,
eseguendo «più condanne a morte che tutti gli altri Paesi messi
insieme». «Migliaia» di persone destinate alla pena capitale, stima
l’organizzazione nel suo ultimo report sulla base di notizie raccolte e
sentenze ufficiali depositate, contro le 993 giustiziate nel resto del
globo (-4% rispetto al 2016).
Scrive Amnesty che la Cina ha
introdotto maggiori garanzie su equo processo e confessioni coatte. La
pena di morte però resta applicabile per 46 reati diversi, di cui molti
non violenti. Diminuiscono le esecuzioni legate a reati economici come
la corruzione, ma restano frequenti nei casi di omicidio e traffico di
droga, comprese due “esibizioni di massa” in cui a 23 persone sono state
lette le sentenze di fronte a migliaia di spettatori. E a preoccupare
in maniera particolare Amnesty è un ulteriore buco nero di informazione
nel buco nero cinese, quello che riguarda la regione dello Xinjiang,
popolata da una minoranza musulmana per cui il regime, sotto l’insegna
della lotta al terrorismo, ha introdotto durissime misure di sicurezza.
Solo una sentenza capitale è stata depositata, scrive Amnesty, lasciando
intendere che molte altre potrebbero essere state eseguite nel
silenzio.