il manifesto 8.4.18
Ágnes Heller: «Il sistema Orbán è in fase di declino»
Intervista
. Il premier verso il suo terzo mandato, «ma in questi quattro anni ha
perso molto e ora i partiti dell’opposizione potrebbero sfruttare questa
occasione», parla la filosofa ungherese
di Massimo Congiu
BUDAPEST
Filosofa, allieva di György Lukács e in seguito sua assistente
universitaria e collaboratrice, Ágnes Heller è stata una delle
principali esponenti della «Scuola di Budapest». Nata nel 1929 nella
capitale ungherese, scampata alla Shoah, è oggi una delle voci critiche
nei confronti del sistema di Viktor Orbán. Heller è nota in occidente
per la teoria dei bisogni radicali e della rivoluzione della vita
quotidiana e per aver dato luogo a una lettura del marxismo dal punto di
vista antropologico e antieconomicista. La teoria dei bisogni in Marx,
1974, La filosofia radicale, 1978, e Filosofia morale, 1990, sono tra le
sue opere tradotte in italiano.
Facciamo un bilancio di questi ultimi anni di governo.
Negli
ultimi quattro anni il governo si è occupato di concentrare il potere
nelle sue mani. E di esercitare soprattutto il controllo delle
manifestazioni di dissenso. In pratica ha cercato di annientare
l’opposizione. Basta considerare il discorso di Orbán dello scorso 15
marzo (festa nazionale, ndr) in cui parlava di repressione contro quanti
lo avversano, contro i partiti e le organizzazioni della società civile
che si oppongono alla sua politica, contro gli organizzatori delle
manifestazioni antigovernative e contro i giornalisti che lo criticano.
Gli ha promesso ritorsioni. La situazione è peggiorata, non c’è stata
libertà di stampa, che è stata progressivamente limitata. Inoltre la
propaganda governativa mente al 100%, un po’ come quattro anni fa quando
il governo ha promesso la riduzione dei costi delle utenze.
Soprattutto negli ultimi tre anni il governo ha battuto molto sulla questione migranti.
Sì,
e oggi Orbán dice che l’opposizione vuole portare in Ungheria milioni
di migranti, sopprimere la specificità culturale del paese e la sua
identità cristiana. Non c’è niente di vero in ciò che il governo
attribuisce all’opposizione in questo senso, ossia aprire le porte del
paese a tutti: agli africani, a tutti i migranti, invitarli a entrare in
Ungheria in modo indiscriminato e mettere a loro disposizione una casa,
un posto in cui stare a titolo gratuito. Questo è oggi l’aspetto
centrale della propaganda governativa.
L’altro tema della propaganda orbaniana è quello riguardante la figura di George Soros.
Il
tema è legato a quello dei migranti e fa capo allo stesso meccanismo.
Per il governo, Soros è colui il quale organizza tutte queste
macchinazioni ai danni del paese. Quello che muove i fili dietro i
partiti dell’opposizione che secondo il governo non rappresentano
l’Ungheria e fanno piuttosto gli interessi di una congiura
internazionale. Secondo l’esecutivo, Soros coordina questa congiura, è
il ragno che cattura tutti nella sua tela. Il governo Orbán gioca il
ruolo del difensore del paese da tutti i pericoli esterni e quindi anche
da Soros. Quest’ultimo è una figura mitologica, è Mefisto, Lucifero, è
il diavolo che tenta tutti e vorrebbe fare la stessa cosa anche con
l’Ungheria per distruggerla. Solo Viktor Orbán si erge in difesa del
paese, solo lui può proteggerlo da queste minacce. Questa è più o meno
la narrazione governativa.
L’opposizione lancia al governo accuse di corruzione.
Credo
che corruzione sia il termine sbagliato. Corruzione è quando un uomo
d’affari paga un rappresentante del governo. Quando la politica
influenza l’economia. Quando il mondo degli affari condiziona la
politica. Quella è la corruzione. In Ungheria non avviene esattamente
questo, quindi a mio avviso non si può parlare, tecnicamente, di
corruzione. Esiste un partito, questo partito crea l’oligarchia
ungherese i cui membri prendono soldi, hanno una fetta di potere e
contemporaneamente si assumono l’impegno di rimanere fedeli al partito e
hanno il compito di sostenerlo. Fanno capo a Viktor Orbán ed è come se
fossero membri di una stessa famiglia. Questo sistema viene chiamato da
alcuni «stato-mafia», è forse una buona definizione. Potremmo anche
parlare di feudalesimo, con un signore che premia i suoi sottoposti con i
latifondi. Sono cose che accadono all’interno di un circuito legale. Il
20-30% dei fondi ricevuti dall’Unione europea viene intascato dal
governo e dalle persone a esso vicine, sempre con questo sistema.
Come vede l’opposizione?
L’opposizione
potrebbe vincere queste elezioni se avesse la generosità e il buon
senso di essere meno divisa e litigiosa. Nel 2014 il Fidesz era in
minoranza e comunque ha ottenuto la maggioranza dei due terzi. Tutto si
complica se l’opposizione non crea una struttura con un solo candidato e
se i vari partiti che la compongono continuano a sollevare dubbi e ad
alimentare la sfiducia dell’elettorato nei confronti di altre forze
politiche ugualmente contrarie al governo. Forse gli elettori sono più
intelligenti dei partiti e sanno meglio di loro di cosa ha bisogno il
paese. Ma è anche vero che molti non sono interessati alla destra o alla
sinistra, e capita che mettano solo una x su un simbolo senza
considerare la responsabilità del loro gesto.
Cosa pensa dei partiti Momentum e il Partito del Cane a Due Code?
Momentum
è un partito di giovani, molti dei quali hanno completato i loro studi
all’estero. Inizialmente, da fuori, non avevano idea di cosa succedesse
in Ungheria, ora cominciano pian piano a capire come stanno le cose e a
rendersi conto che all’estero non si comprende bene che cosa succede in
questo paese. Adesso iniziano a occuparsene e a fare politica in modo
rispettabile. Quello del Cane a due code è un partito ironico, lo
voteranno quelli che non credono più in nessuna delle forze politiche
concorrenti, quelli per i quali tutto è marcio, ma di certo non entrerà
in Parlamento.
Jobbik ha deciso di cambiare un po’ identità o abito.
Jobbik
è cambiato molto e sta facendo un percorso inverso a quello di Fidesz.
Quest’ultimo, infatti, era un partito liberale, poi è diventato di
destra e ora è di estrema destra, con il razzismo e con tutto ciò che
caratterizza la destra radicale. Jobbik ha iniziato nell’estrema destra,
ma poi ha visto che lì non c’è più posto in quanto tutto quello spazio è
stato occupato dal Fidesz. Da qualche parte Jobbik doveva cercare
collocazione. Dove? Solo al centro. Ora in Ungheria non c’è un partito
della destra moderata o di centro-destra, dato il cambiamento del
Fidesz, quindi Jobbik ha approfittato di uno spazio lasciato vuoto. Al
centro ha visto la sua occasione migliore.
C’è chi dice che per Orbán è iniziata una fase declinante. È una visione semplicemente ottimistica o fondata?
Secondo
me non è una visione ottimistica, è un dato di fatto. Ormai nei suoi
discorsi parla solo di questo milione di migranti pronto all’invasione.
Non sa che altro dire. Ora l’opposizione potrebbe approfittare della
situazione. Quattro anni fa non era così, non si poteva parlare di
declino. Ora però la situazione è cambiata, Orbán ha perso molta della
sicurezza che aveva prima e i partiti dell’opposizione potrebbero
sfruttare questa occasione.