Il Fatto 29.4.18
Ultimo mistero Br: sparito il fascicolo su via Fracchia
28
marzo 1980 - Non si trovano le carte dell’inchiesta sull’irruzione dei
carabinieri nel covo in cui fu ucciso Riccardo Dura. Furto o altro?
di Ferruccio Sansa
Sparito.
Il fascicolo sull’irruzione dei carabinieri nel covo delle Brigate
Rosse in via Fracchia non c’è più. La Procura di Genova ha aperto
un’inchiesta per furto.
Il procuratore Francesco Cozzi la
ricostruisce così: “Un anno fa abbiamo ricevuto l’esposto del
ricercatore Luigi Grasso che chiedeva di riaprire le indagini
sull’uccisione del brigatista Riccardo Dura, morto durante il blitz.
Abbiamo chiesto al Tribunale di prendere il fascicolo su via Fracchia,
ma nel loro archivio non c’era più. Risultava consegnato nel 2016
all’archivio di Stato di Morimondo, nel milanese. Ma l’archivio ha detto
che nemmeno loro lo avevano”.
Nessuno ne sapeva niente. E nemmeno
si riesce a ricostruire se davvero il trasferimento vi sia stato e chi
abbia trasportato le carte su un episodio tanto importante della nostra
storia. Unico indizio un post-it appiccicato sullo scaffale dove il
fascicolo avrebbe dovuto essere conservato a Morimondo: documento
prelevato, è scritto, senza specificare da chi. Incredibile, ma vero.
Racconta Cozzi: “L’esposto di Grasso chiedeva di riaprire l’inchiesta.
Ma per occuparci dell’unico reato non prescritto, l’omicidio volontario,
dovrebbero emergere elementi nuovi. E per valutare se ci sono dobbiamo
prima valutare quali erano gli elementi vecchi”. Quelli, appunto,
contenuti nel fascicolo sparito. Così la Procura ha dovuto ricostruire
tutto da zero. Grazie ai carabinieri sono stati recuperati documenti
conservati dall’Arma. Con la collaborazione dell’istituito di Medicina
Legale si sono recuperate altre carte.
Ma una parte del materiale è
irrintracciabile, come le perizie balistiche. Il lavoro dei pm rischia
di essere monco. Comunque resta l’ombra del fascicolo sparito. Rubato
oppure smarrito? Ipotesi ugualmente allarmanti. E nessuno aveva
fotocopiato o scannerizzato il materiale. L’irruzione dei carabinieri in
via Fracchia avvenne il 28 marzo 1980. Morirono 4 brigatisti. Fu lo
spartiacque, l’inizio della fine delle Br e della colonna genovese.
L’esposto
di Grasso – ricercatore universitario che nel 1979 venne accusato di
terrorismo e negli anni successivi fu prosciolto – sosteneva che “quello
di Dura è stato un omicidio volontario, venne ucciso con un solo colpo
alla nuca”. Grasso aveva presentato l’esposto dopo una ricerca personale
negli archivi giudiziari. In quegli atti c’è la ricostruzione dei fatti
fornita da Michele Riccio, il capitano che guidò l’assalto, uomo di
fiducia del generale Carlo Alberto dalla Chiesa al quale era stato
affidato il compito di condurre la battaglia contro le Br.
Ma
anche la Commissione Moro ha tentato di ricostruire la vicenda di via
Fracchia: “Tutto nasce – ricostruisce Federico Fornaro, membro della
Commissione – quando nel 2014 chiedemmo ai Ris di esaminare le
audiocassette ritrovate in alcuni covi delle Br. Volevamo capire se
sotto le ultime registrazioni fossero stati incisi altri messaggi
precedenti. Ci furono segnalate due cose: un comunicato che annunciava
la presenza del corpo di Moro a Genova, vicino alla caserma di Forte San
Martino. E poi la registrazione dell’interrogatorio di una
collaboratrice dei terroristi davanti ai carabinieri”.
Ma come
facevano le Br ad avere la registrazione di un audio delle forze
dell’ordine? Anche su via Fracchia, sostiene Fornaro, restano dubbi:
“Risulta acclarato che i carabinieri, arrivati al covo, scavarono anche
in giardino. I vicini dissero che furono portati via dei sacchi neri. Ma
nei documenti ufficiali non si fa cenno del giardino”. Fornaro
aggiunge: “Uno dei magistrati genovesi parlò dell’esistenza nel covo di
documenti dattiloscritti di Aldo Moro. Ma fu smentito da altri
inquirenti. Nell’elenco dei documenti sequestrati in via Fracchia
risultano soltanto un paio di fogli su Moro”.
Miguel Gotor, anche
lui membro della Commissione Moro, aggiunge: “L’ipotesi che in via
Fracchia vi fosse una parte dell’archivio Moro è più che una
suggestione. Il magistrato genovese parlò di dattiloscritti, ma le sue
affermazioni non ebbero seguito”. Cozzi comunque precisa: “Nei fascicoli
spariti non c’era nulla di Moro”.