Corriere 9.6.18
Il secondo partito
L’ultradestra di Jobbik sfonda: è il vero rivale del premier
di Luigi Offeddu
Ul
timo monito, poche ore prima delle elezioni: «Noi proteggeremo
l’Ungheria e, con l’aiuto del popolo ungherese, domenica ci libereremo
del governo mafioso di Orbán». Jobbik (letteralmente «meglio e a
destra», più a destra di tutti, e soprattutto di Orbán) ha tentato fino
all’ultimo di mantenere la sua promessa-minaccia: secondo partito
ungherese con il 20% dei consensi, ha cercato cioè di insidiare Fidesz,
primo partito guidato da Viktor Orbán, forte del doppio dei voti, un
annoso serbatoio di potere e di sostegno popolare.
Jobbik lo
desiderava e ci è riuscito: ha ottenuto il 20,14% e può dirsi
sicuramente soddisfatto — risultati in linera con le aspettative — e il
resto d’Europa può confermare le sue preoccupazioni degli ultimi tempi:
l’Ungheria continua il suo viaggio verso destra così temuto da
Bruxelles, Berlino e dalle altre capitali. Forse anche con la stampella
futura della destra estrema, una destra più volte accusata di
antisemitismo, se Orbán dovesse un giorno indebolirsi. Jobbik ha
compiuto un lungo viaggio, in questi anni. E nessun passo, quasi
certamente, è stato lasciato al caso, in concorrenza sempre più
esplicita con Fidesz.
Dai giubbotti della «Guardia magiara», la
formazione paramilitare che Jobbik aveva tenuto a battesimo e ha poi
lasciato mettere fuori legge, alle giacche a doppiopetto dei suoi
deputati nazionali ed europei. Dalle marce e fiaccolate minacciose alle
porte dei campi Rom, a certi convegni di studio sulle culture d’Europa.
Ma
nello stesso tempo, non è mai stato perso il contatto con le fasce
elettorali originarie. E i nuovi temi sono rimasti quelli antichi. Come
nel programma di queste elezioni: «Jobbik non permetterà che qualcuno si
stabilisca in Ungheria… proteggeremo il reticolato del confine con
unità di guardie speciali».
Il personaggio-simbolo di questa
evoluzione è stato Marton Gyongyosi, già portavoce del partito in
Parlamento. Nel 2013, a un corteo, diceva che l’Ungheria era «stata
soggiogata dal sionismo», mentre pochi mesi prima suggeriva che gli
ebrei del governo venissero schedati come «potenziale rischio per la
sicurezza nazionale». Nei giorni scorsi, in un’intervista a Times of
Israel , ha dichiarato che «Israele ha diritto a uno Stato, ed è molto
buono e importante che gli sia stato assegnato».