Repubblica 8.3.18
Colloquio con Prodi
“Quant’è dura però il Pd non è finito in politica si rimedia”
di Tommaso Ciriaco
ROMA
In aeroporto bisogna abbassare il tono della voce. Ma non ce ne sarebbe
bisogno, perché quella di Romano Prodi è già provata.
La batosta
elettorale ha colpito la creatura che ha fondato, non c’è nulla da
festeggiare. Prodi è l’Ulivo, la continuità del centrosinistra, l’unico
ad aver vinto davvero un’elezione politica contro Silvio Berlusconi. Ma
questo 18, 72% è davvero troppo. «Come sto?
Come vuole che stia... Come pensa che l’abbia presa? I miei sentimenti sono chiari, è un momento difficile, difficile».
Difficile è naturalmente un eufemismo.
È in Italia, in queste ore. Gira come sempre moltissimo, tra una conferenza e un’altra.
Dopo
il 4 marzo chi lo ferma, per strada o in aeroporto, gli chiede
sostanzialmente una cosa, un quesito brutale come lo scrutinio di
domenica scorsa: il Pd è finito, è tutto irrimediabilmente compromesso?
«No, non c’è nulla di irrimediabile in politica, c’è sempre un futuro.
Non tutto è irrimediabilmente compromesso».
Non
è andato bene praticamente nulla, in questo passaggio senza preavviso
dalla Seconda alla Terza Repubblica. Il “suo” Partito democratico si è
schiantato sul muro grillino nel Mezzogiorno, pagando un prezzo
altissimo anche al Nord contro il fronte unitario del centrodestra.
Prodi, comunque, è ombroso, dispiaciuto, quasi addolorato.
Tutto, ma non sorpreso: «Io alla vigilia ero il più pessimista, ne avevo parlato con tutti».
L’aveva
detto anche a Matteo Renzi, che infatti andava dicendo in giro: «Sì, le
previsioni peggiori sono quelle di Romano». Eppure, neanche lui
ipotizzava un tale disastro.
«Purtroppo i dati hanno dimostrato
che sono stato comunque infinitamente più ottimista del dovuto», è
l’ironia amara dell’ex premier.
Dovesse intervenire pubblicamente,
allora, come si rivolgerebbe a un mondo intero sotto choc, un’intera
galassia erosa nel tempo chiamata a lungo comunità?
«Dico che ci sono, nel senso che seguo con tanta attenzione e partecipazione questo momento così difficile».
Ci
ha provato anche prima delle elezioni, a dare una scossa. È salito
sullo stesso palco di Paolo Gentiloni, l’ha investito di lodi. Ha pure
bocciato l’operazione di Liberi e Uguali, chiedendo di votare la
coalizione di centrosinistra. E di dare una mano alla lista ulivista,
Insieme. È andata male, se si considera che quel progetto non è riuscito
neanche a superare la soglia dell’1% e i suoi fedelissimi - a partire
da Sandra Zampa - non sono riusciti a rientrare in Parlamento. Ma il
Professore per adesso non va oltre, non è tempo di dire altro.
Lunedì
scorso, però, a seggi appena chiusi uno dei big del Partito democratico
ha telefonato a Prodi. A lui, l’ex premier ha confidato il suo ovvio
dispiacere. Ma di fronte ai dati, riferiscono, ha ribadito anche una
costante della sua storia: «Una cosa comunque è importante: - è stato il
senso del suo ragionamento - non ha vinto Berlusconi». Forse anche da
lì è possibile ripartire.
Alla vigilia ero il più pessimista di tutti.
Purtroppo
i dati hanno dimostrato che ero stato più ottimista del dovuto. Che
direi alla nostra gente? Che ci sono e partecipo a questa fase così
difficile