giovedì 8 marzo 2018

Repubblica 8.3.18
Intervista a Aleksej Navalnyj
“Putin è un monarca assoluto ma l’Ue è sua complice”
di Rosalba Castelletti


MOSCA Nella parete nero lavagna, c’è un foro. «C’era un quadro. Solo che di recente è caduto. Mi chiedevano spesso quale forza avessi alle mie spalle. Ed, ecco, vi faccio vedere. È la famosa foto del V Congresso di Solvay, il più importante ritrovo dei fisici quantistici e dei migliori cervelli della storia dell’umanità. Sono loro a ispirarmi». Siamo nello studio di Aleksej Navalnyj, nel suo quartier generale al quinto piano di un centro business nel Sud di Mosca. Accanto, in una stanza quasi spoglia dalle grandi vetrate, ragazzi ticchettano sulle tastiere. Su uno stretto corridoio si affaccia anche lo studio da cui vanno in onda le video-inchieste sulla corruzione dell’élite putiniana, il cavallo di battaglia dell’avvocato 41nne diventato il solo volto riconoscibile dell’esangue opposizione russa. Jeans e camicia a quadri, Navalnyj sembra rilassato per uno che non sa neppure se il giorno delle presidenziali sarà in cella o in libertà. «A quanto pare, il Cremlino non ha ancora deciso.
Fissano la data del processo e poi la cambiano. Ma da un momento all’altro potrebbero mettermi agli arresti per 30 giorni per il corteo non autorizzato di gennaio».
Aleksej Navalnyj, durante la campagna elettorale ha aperto uffici in 84 città. Che cosa intende farne dopo il voto?
«Per la prima volta in Russia, abbiamo creato un movimento di massa che ha rappresentanze in tutte le principali città del Paese.
Il nostro obiettivo è conservare questa struttura e trasformarla in un’organizzazione politica. Di fatto è già un partito, anche se non ce lo lasciano registrare.
Purtroppo non possiamo permetterci di mantenere aperti tutti e 84 gli uffici. Ne lasceremo in vita 25 e cercheremo di usare i meccanismi moderni: il blockchain, il voto online e così via. Siamo all’avanguardia tecnologica perché siamo costretti. Non possiamo usare i meccanismi tradizionali. Spesso ci paragonano al Movimento 5 Stelle. A prescindere dalla loro ideologia, sono interessanti i loro meccanismi: i comizi, l’uso di YouTube. Solo che in Italia YouTube si usa per aggirare la tv nazionale, mentre noi lo usiamo perché non può essere bloccato, almeno per ora».
E in quale ideologia si riconosce? Si considera un liberale?
«Sono stato membro del partito Jabloko, che si ritiene un partito liberale. Poi molti mi hanno chiamato nazionalista. È una delle domande che mi fanno spesso: “È nazionalista?”. Sono tutte critiche che mi rivolge il Cremlino. Cambiano col tempo: oggi sono un liberale che vende la patria, domani un nazionalista di estrema destra. Ma il mio pensiero non cambia. Credo che bisogni riunire tutti, anche i nazionalisti, per combattere il regime».
Sua moglie e i suoi figli non le chiedono mai di abbandonare l’attività all’opposizione?
«La mia famiglia mi appoggia.
Mia moglie ha persino idee politiche più estremiste delle mie. I miei figli hanno un modo loro di vedere le cose. Si divertono, ad esempio, a individuare gli agenti che ci pedinano. Per loro è un gioco».
Supponiamo che sia eletto presidente: quali sarebbero le sue priorità?
«Adottare misure che fermino la riproduzione all’infinito dei regimi autoritari in Russia. Primo: promuovere una riforma giudiziaria per far sì che i tribunali non dipendano dal potere esecutivo. Secondo: diminuire le competenze del presidente. Terzo: garantire la libertà di stampa».
Come risolverebbe il conflitto in Siria?
«La Russia deve appoggiare la coalizione internazionale contro l’Isis, senza dubbio, ma senza essere un attore del conflitto.
Anche perché non ha senso. I musulmani russi sono perlopiù sunniti e, in Siria, la Russia è invece dalla parte degli sciiti.
Questo porta alla radicalizzazione delle nostre comunità musulmane. Molti partono dal Caucaso per combattere in Siria contro la coalizione internazionale e, di fatto, contro la Russia».
Ha seguito il discorso alla nazione di Putin sulle nuove armi nucleari?
«Mi è sembrato di esser tornato al 1984 quand’ero un giovane pioniere sovietico e vedevo il mio Paese lottare contro l’apparato militare americano. Solo che adesso sembra tutto più ridicolo.
Invece degli esemplari reali, Putin ha mostrato armi virtuali. Certo, la Russia deve conservare e modernizzare il proprio arsenale.
La parità nucleare è una garanzia della sicurezza globale. Ma Putin cerca solo di far dimenticare i problemi di politica interna con l’isteria per la politica internazionale».
Che cosa pensa delle sanzioni imposte dall’Occidente nei confronti della Russia dopo l’annessione della Crimea e l’inizio del conflitto in Est Ucraina?
«Non colpiscono nessuno. Tutti gli amici di Putin sono cittadini europei. Non abbiamo mai visto un caso di congelamento dei beni o di divieto di viaggiare in Europa. Nonostante la retorica, l’Europa non è pronta a fermare i russi corrotti. E questo ci dispiace. In questo senso, è complice di quello che accade qui».
Da presidente, rimuoverebbe l’embargo sulle importazioni dei prodotti alimentari occidentali deciso da Mosca come risposta alle sanzioni?
«Le contro-sanzioni sono sanzioni contro i cittadini russi. Hanno una sola conseguenza: l’aumento del prezzo dei generi alimentari per i russi. Fare abolire le sanzioni è semplice. Basta rispettare gli accordi di Minsk: ritirare le truppe e cessare la guerra nel Donbass».
Lei riconosce l’annessione della Crimea?
«Come ho detto in passato, l’annessione della Crimea è stata illegale. Però ora è difficile uscire da questa situazione. Tre milioni di abitanti della penisola hanno passaporti russi».
State preparando una video-inchiesta su Vladimir Putin?
«Non anticipiamo mai i nostri progetti. Ma tutti i nostri video sono su Putin perché sono sui suoi fedelissimi. La corruzione di Putin è particolare. Non ha una valigia con i contanti. Ha un circolo di familiari, amici e persone di fiducia i cui beni sono di fatto suoi. È come la mafia italiana: una grande famiglia dove sono tutti miliardari. Putin è un monarca assoluto, uno zar. Gli appartiene tutto».