giovedì 22 marzo 2018

Repubblica 22.3.18
Retroscena
Scontro in Vaticano gli uomini di Ratzinger dietro lo stop a Viganò
Tagli alla lettera del Papa emerito, lascia il capo della comunicazione Proteste non solo dai conservatori, interviene la Segreteria di Stato
di Paolo Rodari


CITTÀ DEL VATICANO
Lascia uno degli uomini chiave nel processo di riforma della curia romana messo in moto da Papa Francesco, dopo che contro di lui si è mossa la “cintura” dei fedelissimi del Papa emerito, questa volta anche coloro non pregiudizialmente contro Francesco. Ieri il prefetto della Segreteria per la Comunicazione, monsignor Dario Edoardo Viganò, ha rassegnato le dimissioni, accettate dal Pontefice. Viganò aveva pubblicato, omettendo un importante paragrafo finale, una lettera di Benedetto XVI dedicata a una collana teologica su Francesco. Viganò ha reso note le parole di Ratzinger sulla continuità fra il suo pontificato e quello del successore decidendo di non mostrare le sue critiche inerenti la scelta dei teologi chiamati a intervenire sulla collana stessa, su tutti il nome del teologo tedesco Peter Hünermann che contestò alcuni testi magisteriali di Giovanni Paolo II.
Le dimissioni sono maturate sentito anche il parere della segreteria di Stato, nei cui uffici le proteste dei ratzingeriani si sono fatte sentire. Oltre a queste, anche in generale i timori per l’immagine della Chiesa gravemente lesa dall’uscita della lettera hanno avuto un peso: in epoca di fake news, non può essere certo la Santa Sede a proporne una, anche se non voluta. Nel contempo, tuttavia, è stato giudicato positivo il lavoro di riforma dello stesso Viganò, tanto che Papa Francesco nella lettera con cui accoglie le dimissioni lo sottolinea chiedendo al monsignore nato in Brasile ma di origini ambrosiane di restare nel dicastero come “ assessore”, per poter dare il suo contributo «umano e professionale» al futuro successore.
Il lavoro di Viganò per snellire e ammodernare un settore, quello della comunicazione vaticana, ancorato a ritmi e stili giudicati antichi, è proceduto con velocità. Dentro un mondo abituato ad altre tempistiche, questo lavoro ha provocato qualche malumore. Alcuni ambienti che dal giorno delle elezioni contestano Francesco, in particolare, hanno soffiato su questi dissensi sostenendo che quella di Viganò è stata una «manipolazione» inaccettabile del pensiero del Papa emerito. Dentro la curia romana queste secche che resistono a Bergoglio si sono fatte scudo di Ratzinger per sostenere il proprio diniego verso Francesco. Benedetto XVI ha stigmatizzato nella lettera coloro che lo usano contro il successore, ma l’errore di omettere una parte del testo ha depotenziato le sue parole dando spago alla vulgata della manipolazione.
Una novità, tuttavia, risiede anche nel fatto che la presunta manipolazione è stata giudicata «troppo» anche da quella “cintura” ratzingeriana più moderata esistente oltre le mura leonine. Anche i fedelissimi del Papa emerito non avversi al nuovo pontificato hanno fatto sentire nei piani alti della Santa Sede la propria voce di protesta per un’operazione non gradita e ciò ha avuto un suo peso.
In ogni caso, parte della resistenza più ostinata a Francesco si muove sotto traccia, attendendo momenti opportuni per colpire. Un porporato emerito di aria conservatrice sentito ieri da Repubblica, ad esempio, dice senza mezzi termini: «La richiesta a Benedetto di un endorsement a Francesco per una collana di “volumetti” è povera e misera. E il teologo che Ratzinger contesta totalmente inadeguato ». Voci simili non sono isolate, in Vaticano: parlano di quello che viene denominato “ Lettergate” come di uno scandalo senza precedenti senza tuttavia riconoscere che Ratzinger si è smarcato pesantemente da chi, come loro, contesta Bergoglio.
Francesco non teme gli attacchi. Recentemente ha affermato di non leggere i siti e i blog che da tempo lo contrastano. Così, invece, non hanno fatto alcuni suoi collaboratori. La lettura della lettera di Ratzinger è probabilmente anche il tentativo di prendersi una rivincita verso questo sottobosco senza pensare che sarebbe stato meglio ignorarlo.
Il Papa conosce molti dei suoi nemici, ma contro di loro non fa nulla. Al contrario di chi lo descrive come un leader autoritario e spietato, non ha di fatto mandato via nessuno della vecchia curia romana che provocò Vatileaks. Dopo aver letto nel 2013 il dossier dei tre cardinali che per conto di Benedetto XVI hanno investigato sulla fuga di documenti riservati dalla Santa Sede non ha agito pensionando nessuno. Mentre molti detrattori continuano indisturbati a lavorare anche contro di lui.
Per quanto riguarda la Segreteria guidata fino a ieri da Viganò, Francesco ha già fatto delle indagini per assicurarle una nuova guida. Venerdì scorso ha ricevuto in udienza il sacerdote irlandese Paul Tighe, attualmente segretario alla Cultura. L’udienza viene letta Oltretevere come un primo passo verso una nomina imminente: prima della riforma dei media vaticani Tighe lavorarava nel dicastero allora dedicato alle Comunicazioni Sociali.