sabato 17 marzo 2018

Repubblica 17.3.18
Il convegno a Torino fino a domani
Politica, diritti e musica per ricordare Stefano Rodotà
di Francesca Bolino


Uno degli appuntamenti clou è in programma oggi alle 12.30, quando Gustavo Zagrebelsky - giurista, ma anche musicista d’eccezione - si siede al pianoforte al Circolo dei lettori di Torino per ricordare, tra note ed emozioni, l’amico Stefano Rodotà, accompagnato dal violoncellista Relja Lucik.
Ma la celebrazione torinese del grande intellettuale scomparso lo scorso anno è cominciata l’altro ieri, con testimonianze di colleghi o compagni di battaglia. Come Ugo Mattei, che racconta di quando, in una mattinata romana nel cuore di piazza Farnese, fu redatto il manifesto che poi portò al referendum sull’acqua pubblica. O come Salvatore Settis, che rievoca la comune origine calabrese: «Abbiamo parlato molte volte di quanto il Sud sia stato emarginato dalla politica degli ultimi trent’anni».
Tutto questo e molto altro accade a Torino in occasione di “Legacy. Giornate in memoria di Stefano Rodotà”, in corso da giovedì a domani. Una quattro giorni promossa da Università degli studi di Torino, Collegio Carlo Alberto e International University of Turin, con il supporto di Aboca. Per ragionare sui temi più cari allo studioso del diritto e dei diritti, nonché storico editorialista di Repubblica.
Nel mare di racconti e ricordi, quelli di Mattei sono molto vivi: «L’ho conosciuto nel 1983 quando era parlamentare e presentava un progetto per l’abolizione del piombo e della benzina: da quella rossa a quella verde. E mi chiese aiuto perché all’epoca ero nel movimento ambientalista. Da quel momento i nostri destini si sono spesso incrociati. Anche dopo la battaglia referendaria per l’acqua che ebbe esito positivo, continuammo a lavorare poiché ci fu l’occupazione del teatro Valle. Usammo uno slogan particolare: “Come l’aria e come l’acqua, anche la cultura è un bene comune”».
Nei racconti degli amici, Rodotà appare come una persona sempre disponibile a viaggiare, incontrare e ascoltare tutti.
«Una volta — prosegue Mattei — venne a Chieri partendo da solo da Roma e rimase tutta la sera a chiacchierare con persone anche modestissime di tutte le estrazioni sociali. Non aveva mai fretta, tutti lo riconoscevano e lui si fermava con tutti.
Sembrava avesse un tempo infinito per le relazioni umane».
Ma non ci sono solo le testimonianze personali: la quattro giorni torinese è anche un’occasione per riflettere sui temi di studio di Stefano Rodotà. Tra i relatori che si alternano, oggi e domani, ci sono Alberto Quadrio Curzio, Franco Bassanini, Francesco Profumo, Maurizio Molinari, Luciano Violante in dialogo con Gustavo Zagrebelsky. Conclude l’evento, domani alle 18, il presidente emerito della Corte costituzionale Paolo Grossi.