La Stampa 13.3.18
Austria, la polizia sfida gli 007 che indagano sull’estrema destra
Il
ministero degli Interni ordina una perquisizione nella sede dei
Servizi. L’opposizione: «L’Fpö vuole cancellare le prove sui legami con i
neonazisti»
AFP
di Walter Rauhe
Berlino. Al
momento dell’irruzione nella sede dell’Ufficio federale per la tutela
della Costituzione e la lotta al Terrorismo Bvt (i servizi segreti
austriaci) gli agenti di un commando speciale della polizia erano armati
fino ai denti e indossavano giubbotti antiproiettile e passamontagna.
Poco prima avevano ricevuto l’ordine di procedere alla perquisizione
degli uffici dell’intelligence nell’ambito di un’inchiesta del
dipartimento anticorruzione della procura di Stato nei confronti di tre
dipendenti dei servizi segreti accusati di appropriazione indebita di
fondi pubblici e di altri reati.
Nel corso della singolare
quanto misteriosa operazione, avvenuta già la scorsa settimana ma venuta
alla luce solo nel corso del fine settimana, gli agenti avrebbero però
sequestrato anche un grande quantitativo di cd, dvd, telefoni cellulari,
computer e fascicoli appartenenti al dipartimento dell’antiterrorismo e
a quello specializzato nella lotta all’estremismo di destra e
nell’osservazione delle confraternite studentesche - le famigerate
Burschenschaften d’ispirazione ultra nazionalista, revanscista e anche
xenofoba. Confraternite alle quali appartengono anche oltre un terzo dei
deputati dell’ultra destra populista della Fpö, il partito alleato nel
governo del cancelliere Sebastian Kurz (Övp). Il vero scopo della
discussa operazione potrebbe proprio essere stato quello di cancellare
tutti i documenti e le prove riguardanti le attività sovversive e anche
illegali compiute in passato da queste associazioni studentesche e di
cancellare eventuali prove in grado di compromettere i deputati e
rappresentanti della Fpö. Quello sollevato dalla stampa austriaca e dai
partiti dell’opposizione è un sospetto gravissimo in grado di provocare a
Vienna uno scandalo istituzionale senza precedenti e di far vacillare
la coalizione di governo già pochi mesi dopo il suo insediamento.
Gli
interrogativi e i punti d’ombra attorno all’operazione non mancano di
certo. Come mai a prendere parte alla perquisizione non sono stati i
responsabili anticorruzione del ministero della giustizia (controllato
dal partito popolare del cancelliere Kurz), bensì gli agenti del gruppo
operativo Egs che normalmente si occupa di scippi, rapine o di spaccio
di stupefacenti e che sottostà al ministro degli Interni Herbert Kickl
del Fpö? L’ordine per una perquisizione nella sede niente po’ po’ di
meno dei servizi segreti inoltre, non può essere certamente arrivato dal
basso, ma da un alto funzionario se non dal ministro stesso. Può essere
una semplice coincidenza il fatto che il comandante del gruppo
operativo Egs sia un noto esponente del partito di estrema destra della
Fpö?
L’intera vicenda mette sotto pressione il cancelliere Kurz e
rappresenta al tempo stesso il forte conflitto di competenze
all’interno del suo esecutivo. In gioco c’è a questo punto la stessa
affidabilità di un’alleato di governo considerato fin dall’inizio come
pericoloso e ad alto rischio. Il presidente austriaco Alexander van der
Bellen ha definito i retroscena della vicenda e le modalità della
perquisizione negli uffici dei servizi segreti come estremamente
inconsuete ed irritanti ed ha chiesto ai responsabili immediate
spiegazioni e chiarimenti. Il ministro degli Interni Herbert Kickl (Fpö)
ha respinto invece tutte le accuse e i sospetti mossi nei confronti del
suo partito, sostenendo l’assoluta regolarità dell’operazione di
polizia e il rispetto delle leggi smentendo anche il sequestro di
documenti estranei all’inchiesta della procura nel corso del blitz.