La Stampa 12.3.18
Xi come Mao Zedong presidente per sempre
di Carlo Pizzati
«Teniamo
alta la bandiera del Socialismo cinese, studiamo a fondo il Pensiero Xi
Jinping e realizziamo il Sogno Cinese». Con queste parole il presidente
del Parlamento ha sigillato una decisione che cambia i connotati alla
politica di Pechino e battezza il presidente Xi Jinping come un nuovo
Mao Zedong. Con la stragrande maggioranza del voto di 2957 parlamentari
del Congresso Nazionale Cinese è stata approvata l’abolizione del limite
di due mandati per la più alta carica dello Stato. Solo tre gli
astenuti e appena due i voti contrari.
La normativa che nel 1982
imponeva un limite di due mandati per il leader comunista a guida del
Paese serviva a evitare che rispuntasse un altro Mao, dopo gli orrori di
un presidente che agguantò il potere nel 1949 e lo lasciò andare solo
nel 1976, alla sua morte. Soltanto gli imperatori cinesi, prima di Mao
Zedong, avevano regnato a vita in Cina, e sempre con risultati
disastrosi per le masse.
Con il voto di ieri, sono passate anche
altre due importanti decisioni che riflettono i nuovi aspetti dell’era
«imperiale». La prima è l’aggiunta alla Costituzione cinese del Pensiero
Xi Jinping. Ciò significa che da oggi in poi criticare qualsiasi cosa
dica o faccia il presidente significa attaccare anche la Costituzione e
il Partito Comunista , con tutte le gravi conseguenze che ciò implica. È
un modo per vanificare in anticipo ogni possibile dissenso. La seconda è
l’istituzione di una Commissione di Supervisione per indagare i membri
del partito e i servitori dello Stato. Potrebbe essere una spinta verso
una governabilità etica, ma si tratta di un’ente di controllo per tener
salda la presa sui dettami del Pensiero Xi Jinping.
Queste tre
decisioni che fanno guardare alla democraticità della Costituzione con
perplessità. Se un’unica persona in così breve tempo la può emendare
smaccatamente a proprio favore, quant’è davvero democratica in confronto
all’era di Mao? Il paragone con Mao, in realtà, è improprio. Il leader
della Lunga Marcia si trovava alla guida di un Paese molto più povero e
agricolo della Cina industriale di oggi, che è invece a un punto di
forza, potere e ricchezza che non occupava da secoli.
Xi, al
governo dal 2012 con la promessa di ringiovanire la Cina e riportarla al
centro del mondo, è quindi da ieri molto più potente di Mao, essendo
anche a capo del Partito comunista cinese e dell’Esercito. Ora, con la
possibilità di farsi rieleggere a vita, sembra avere più i connotati di
un monarca de facto.