martedì 6 marzo 2018

il manifesto 6.3.18
Disastro Pd in Emilia, la destra vola: umiliati Franceschini e De Vincenti
Bologna Unica Eccezione. Disastro Pd in Emilia, la destra vola Umiliati Franceschini e De Vincenti. La prodiana Zampa battuta da un ex Msi. Ora la Lega mette nel mirino il comune di Ferrara
di Giovanni Stinco


BOLOGNA Alla fine la sconfitta per il Pd emiliano e per Liberi e Uguali è stata storica. L’Emilia-Romagna domenica si è addormenta rossa e si è risveglia con la Lega in crescita impetuosa e con il Movimento 5 Stelle primo partito.
E così la dirigenza dem, da sempre abituata a governare, si è ritrovata a difendere a oltranza degli ultimi fortini e all’opposizione nei collegi ormai persi. È successo a Ferrara, dove all’uninominale la prodiana Pd Sandra Zampa, apprezzatissima per le sue iniziative in parlamento contro i Cie e a favore dei minori, è stata battuta da Alberto Balboni, una storia politica iniziata nell’Msi e finita in Fratelli d’Italia. Sempre a Ferrara a perdere malamente con un distacco monstre di 10 punti è stato il ministro della cultura Dario Franceschini, politicamente umiliato dalle Lega. Per festeggiare i salviniani hanno inscenato un carosello notturno con tanto di coretto «Chi non salta è un comunista» e citofonata sotto la sede del Pd locale. Ora il segretario ferrarese del Carroccio Nicola Lodi annuncia la futura presa di Ferrara nel 2019, quando si voterà per il Comune. Non è più un’ipotesi lunare. Stesso psicodramma a Modena, dove questa volta sono i grillini a preparare il colpaccio alle comunali del prossimo anno. Nella bassa modenese il senatore del Pd Stefano Vaccari è stato sconfitto all’uninominale da un leghista, e male è andata anche al ministro Claudio De Vincenti, paracadutato da Matteo Renzi a Sassuolo dopo il gran rifiuto di Cuperlo, che disse «no» per lasciare spazio ad una candidatura del territorio. Renzi pensò bene di candidare un romano doc e il risultato si è visto. Salva per 46 schede invece Modena, dove il dem Edoardo Patriarca l’ha spuntata al fotofinish. Ora dovrà vedersela con gli annunciati ricorsi della Lega. Se la prima coalizione in Emilia Romagna è ormai quella della destra a trazione leghista (in Regione Salvini è al 19%, Berlusconi al 10), il primo partito è quello di Di Maio e Casaleggio. «Il Pd non è più in grado di rappresentare la maggioranza dei cittadini dell’Emilia-Romagna – tuona la consigliera regionale M5s Silvia Piccini – . Il presidente Bonaccini, già eletto nel 2014 solo grazie a un’astensione record, ne prenda atto invece di continuare ad intestarsi meriti che non ha».
I dati dicono che rispetto al 2013, l’anno della non vittoria di Bersani sui grillini, il Pd in regione ha perso 356.096 voti, la Lega ne ha guadagnati 389 mila (dai 67 mila di 5 anni fa ai 456 mila di oggi), il Movimento 5 Stelle che era già forte “solo” 59.844 in più. A fermare l’onda grillo-salviniana è stata Bologna, ormai unico vero fortino rosso in una regione che rossa non è più. Nei collegi del capoluogo emiliano tutti i candidati del Pd hanno retto la prova delle sfide uninominali, anche l’ex democristiano Casini che ha portato a casa la vittoria con il 34%. La sua lista, Civica Popolare, ha contributo con lo 0,67 dei consensi, il resto ce l’ha messo il Pd e +Europa nel bolognese sopra il 4%. Anche qui però i democratici hanno arrancato. Nel 2013 su Bologna città il Pd aveva 92.783 voti, il 43%. Oggi pur nella vittoria la percentuale è precipitata. In 5 anni il partito di Renzi è sceso al 28,16%. La perdita in termini elettorali è stata di 39 mila voti.
«Io dimettermi? Non abbiamo aperto questa discussione al momento nel gruppo dirigente», ha detto il segretario Pd Paolo Calvano. Poi c’è Vasco Errani, ex Pd sfidante con LeU di Casini. Errani a Bologna ha sfiorato il 10%, ma Casini non è stato battuto e in regione Liberi e Uguali si è attestato sotto al 5%. «Avevamo visto l’onda, avevamo capito che la questione sociale domandava un cambiamento radicale, ma quell’onda non l’abbiamo intercettata», ha spiegato Errani. I numeri per LeU sono impietosi: nella regione che doveva tirare il risultato italiano per la formazione di Grasso e dove gli ex Pd si aspettano ovunque il 10% il risultato è stato pessimo. Solo Bologna si salva, ma a questo punto è l’eccezione che conferma la regola. Dall’altra parte della barricata è arrivata invece la prima dichiarazione, di gioia pura, di Galeazzo Bignami, capo della destra bolognese e neoeletto in parlamento con Forza Italia. «E così, dopo 70 anni, la nostra Regione, la rossa Emilia Romagna, svolta a destra. Un sogno. Semplicemente un sogno».