il manifesto 25.3.18
«Stop aborto», le donne in piazza contro Kaczynski
Polonia.
Il governo, pressato dalle gerarchie ecclesiastiche, prende tempo di
fronte alla mobilitazione delle donne (e degli uomini) contro la legge
che vuole limitare l'interruzione di gravidanza solo ai casi di stupro e
di pericolo per la vita della madre
di Giuseppe Sedia
VARSAVIA
Il governo polacco prende tempo mentre le manifestanti affilano gli
artigli. Varsavia e le altre città del paese protestano contro un
provvedimento che mira a mettere fuori legge le interruzioni volontarie
di gravidanza anche in caso di malformazioni del feto. La legge ora sarà
esaminata dalla commissione per la famiglia e gli affari sociali nella
seconda settimana di aprile.
Un comunicato della chiesa polacca
del 14 marzo scorso aveva spinto i deputati del Sejm, la camera bassa, a
rimboccarsi le maniche per far approvare alla chetichella una discussa
legge di iniziativa popolare presentata dal think thank pro-life «Zycie i
Rodzina Kai Godek».
È stata una sorta di tregua pasquale dopo una
settimana di manifestazioni culminate nel «venerdì nero»: secondo gli
organizzatori almeno 90mila cittadini sono scesi in piazza nella sola
Varsavia per dire «nie» alla legge. Ma il governo non sembra disposto a
fare marcia indietro su una misura che sta molto a cuore allo stesso
Jaroslaw Kaczynski, leader del partito della destra populista Diritto e
giustizia (PiS). «Il nostro partito non è disposto a rinunciare in
nessun caso al divieto di aborto in caso di ’malattie del bambino’», ha
ribadito.
Difficile dire se il rinvio sia il risultato delle
mobilitazioni della settimana appena trascorsa. Eppure risulta
impossibile credere che il governo non avverta la pressione della piazza
anche alla luce di quanto accaduto due anni fa: allora alcune migliaia
di ombrelli neri aperti durante il «Black Monday» avevano spinto il PiS
ad accantonare l’introduzione del divieto totale di aborto.
Domenica
scorsa sono arrivate le prime proteste che hanno portato i manifestanti
di fronte alle diocesi e alle arcidiocesi di tutto il paese. Nella
serata di martedì invece la commissione alla giustizia del Sejm,
pungolata dall’Episcopato polacco e dalla dirigenza del PiS, aveva dato
il suo via libera al provvedimento.
Durante la settimana la
manifestazione si è estesa ad altri ambienti. Gli studenti
dell’Uniwersytet Warszawski si sono dichiarati pronti ad occupare
l’ateneo se il testo venisse approvato alle camere.
«È importante
sapere che gli attacchi ai diritti delle donne uniti all’atteggiamento
xenofobo, razzista, antisemita e anti-immigratorio del governo siano
stati in grado di mobilitare anche le polacche più giovani», ci spiega
Natalia Pancewicz della sigla Osk (Ogolnopolski Strajk Kobiet). L’Osk
continua a svolgere un ruolo chiave nell’organizzazione delle
manifestazioni anche nei centri più piccoli della Polonia.
Si è
fatta sentire anche la partecipazione maschile nei cortei di venerdì,
anche se molti padri sono rimasti a casa a occuparsi dei figli per
consentire alle madri di scendere in piazza.
Lo scenario più fosco
prevede che l’aborto sarà ancora legale in Polonia soltanto quando la
gravidanza mette a rischio la vita della madre e in caso di stupro. Due
casi che rappresentano insieme non più del 10% del numero totale di
interruzioni volontarie di gravidanza eseguite legalmente ogni anno in
Polonia.