il manifesto 14.3.18
Il silenzio «negazionista» della politica
di Cheikh Tidiane Gaye
Possiamo
liquidare come una pura coincidenza quanto accaduto a Firenze? Direi
assolutamente di no. Abbiamo seguito una campagna elettorale molto tesa,
centrata per lo più sul tema dell’immigrazione, durante la quale
abbiamo sentito dichiarazioni di stampo razzista, programmi politici che
premiano solo gli italiani a scapito di cittadini non italiani. Siamo
di fronte dunque ad un risultato politico che ha premiato i partiti che
maggiormente hanno “sputato” sugli immigrati. Tutti i mezzi sono buoni
per vincere le elezioni. Non c’è una morale che tenga.
All’indomani
del voto assistiamo alla tragica e feroce morte di Idy Diène, 54 anni,
padre di famiglia e residente in Italia da molti anni. È importante
ricordare che la vittima era il marito della vedova di una delle vittime
uccise da Cassieri nel 2011, sostenitore di CasaPound.
Fino ad
oggi la politica italiana ha continuato a far finta di nulla.
L’uccisione del nostro connazionale Diène non viene connessa ad una
matrice di stampo razzista, ma anzi ci fanno credere che l’assassino
voleva suicidarsi. Ora ci tocca riflettere profondamente senza nessuna
dietrologia. In tutto ciò che sta accadendo sarebbe ingiusto dire che
stiamo vivendo una vera caccia ai neri? C’è veramente una volontà
politica di fermare questa deriva razzista? Le domande sono molte, la
speranza di trovare una risposta è auspicabile, ma il dubbio che non si
voglia una soluzione è la più probabile risposta che si possa
immaginare. Da Salvini a Meloni, da Berlusconi a Renzi, le proposte
sull’immigrazione fin qui presentate e sentite non sono rassicuranti.
Non
possiamo tacere di fronte a queste ingiustizie. Non si può non
coinvolgere la classe politica a ripensare a delle strategie, politiche,
sociali e culturali per fermare l’odio verso gli immigrati. Non
possiamo allo stesso tempo non puntare il dito sulla nostra classe
politica, molto debole e molto superficiale sul tema dell’immigrazione,
ma è ancora più evidente che non possiamo continuare a tacere di fronte a
una politica di “centrosinistra” che continua a strumentalizzare la
questione immigrazione senza dare una risposta idonea al problema.
Ricordo che gli slogan che sentiamo ogni giorno contro gli immigrati e
soprattutto contro i neri ci ripropongono l’incapacità delle nostre
istituzioni politiche a dare risposte adeguate. Siamo in Italia o in
Alabama?
Ora ci vogliono azioni ferree. È compito della Repubblica
garantire la sicurezza a tutti i cittadini indipendentemente dalla loro
provenienza, dal colore della pelle, dalla religione. Ad oggi sembra
che la caccia ai neri stia per iniziare. La lista non sarà esauriente ma
tentiamo di dare un paio di esempi: i ferimenti a Macerata, lo
sfruttamento nei campi di Castel Volturno e nelle periferie calabresi
eccetera mostrano che i neri subiscono politiche discriminatorie ogni
giorno. Che la politica fiorentina assuma le sue responsabilità. Con
l’intitolazione di una strada ai caduti senegalesi, Nardella potrà
ricomporre il tessuto sociale e fermare i fautori e simpatizzanti di
CasaPound. Sarebbe anche auspicabile il conferimento della cittadinanza
onoraria agli attuali familiari delle vittime.
Infine, mi pongo
alcune domande: se la vittima fosse stata italiana la valutazione
sarebbe la stessa? Non penso. La magistratura deve fare il suo lavoro
tenendo conto che siamo nel 2018, quando ormai i tempi dell’uccisione di
neri ed ebrei appartengono al passato. Vogliamo che venga fatta luce su
questa deriva razzista. In quanto uomini, cerchiamo in ogni momento di
cambiare il corso della storia. Abbiamo il dovere di costruire una città
senza muri, un mondo basato sui principi di eguaglianza, di pace, di
solidarietà e soprattutto di amore tra i popoli. Favorire questi ideali
dovrebbe essere il cardine delle priorità che la nuova generazione di
politici italiani dovrà proporre per sanare la piaga ancora aperta del
fascismo.
A noi non resta che piangere i nostri morti, da soli, in
un paese che continua a costruirsi grazie al sudore di milioni di
immigrati onesti che si sentono a tutti gli effetti italiani.