Il Fatto 6.3.18
Il cardinale Pell e gli abusi sessuali: un mese per decidere se fargli il processo
Il
prelato cattolico più alto in grado incriminato per reati sessuali è
entrato ieri in tribunale per il primo giorno di udienza preliminare;
quattro settimane di confronti al Magistrates Court di Melbourne per
stabilire se il cardinale australiano George Pell debba essere rinviato a
giudizio rispetto alle accuse di pedofilia commessi in passato su
diverse vittime. La difesa del numero tre del Vaticano ha accusato la
polizia di aver negato alcune testimonianze in suo favore; già
all’esterno dell’edificio ci sono stati momenti drammatici con insulti a
Pell. Circa cinquanta testimoni saranno ascoltati durante questa fase.
Il cardinale è stato incriminato nel giugno 2017 per “reati di violenza
sessuale”; nominato arcivescovo di Melbourne nel 1996, poi a Sydney nel
2001, era stato scelto nel 2014 da Papa Francesco come aiutante nella
sua battaglia per la trasparenza delle finanze del Vaticano.
Una
commissione d’inchiesta ha condotto indagini per quattro anni,
raccogliendo testimonianze drammatiche di migliaia di vittime di abusi
da parte di pedofili nelle chiese, negli orfanotrofi, nelle società
sportive, nelle organizzazioni giovanili e nelle scuole. Il cardinale
Pell era stato ascoltato tre volte in quel contesto e aveva ammesso di
aver “fallito” nella gestione dei preti pedofili nello Stato di
Victoria, negli anni 70. Alla fine delle quattro settimane di udienze
sarà il magistrato Belinda Wallington a stabilire se Pell – che si
proclama innocente – dovrà sostenere il processo nella County Court.