Il Fatto 27.2.18
Festini a luci rosse: politici, preti e toghe presto dai pm
“Groviglio
armonioso” - Genova, la Procura acquisisce il video delle “Iene” senza
omissis e ascolterà le persone chiamate in causa
di Davide Vecchi
Saranno
convocati e interrogati in procura a Genova. Politici, manager,
sacerdoti, imprenditori, persino i magistrati di Siena: i soggetti
indicati come partecipanti ai festini sfileranno davanti al procuratore
aggiunto del capoluogo ligure, Vittorio Ranieri Miniati. Quanto
raccontato dal gigolò Stefano in un’intervista trasmessa domenica da Le
Iene non poteva che finire al vaglio degli inquirenti. Il ragazzo ha
dichiarato di aver partecipato per soldi ad alcune cene e festini in
diverse ville senesi – in particolare una a Monteriggioni – e ha
riconosciuto come partecipanti a quelle serate almeno dieci persone, tra
cui due magistrati di Siena, un manager già al vertice di Mps e un
importante ex ministro.
Le immagini mostrate al ragazzo dal
giornalista Antonino Monteleone sono state nascoste da Le Iene per non
rendere riconoscibili a tutti i volti dei soggetti indicati. Così ieri
il procuratore genovese Miniati ha disposto il sequestro del video
integrale del servizio e sentirà i giornalisti della trasmissione per
poter individuare Stefano e avere un elenco completo delle persone
riconosciute dal 26enne che poi saranno convocate.
Tutto nasce
dalle indagini giornalistiche svolte negli ultimi mesi su David Rossi,
il manager di Mps trovato morto la sera del 6 marzo 2013. Indagini che
hanno evidenziato le lacune delle inchieste condotte dai magistrati
senesi sulla morte di Rossi frettolosamente liquidata per ben due volte
con l’archiviazione per suicidio. Sulla vicenda sono emerse molte
incongruenze. Gli stessi periti nominati dalla procura hanno certificato
come prima di morire David avesse subito delle percosse. Il medico
legale ha evidenziato come tutte le ferite e gli ematomi presenti sulla
parte anteriore del corpo di Rossi non fossero compatibili con la caduta
nel vuoto. Inoltre è emerso che i pm titolari del fascicolo hanno
disposto la distruzione di reperti fondamentali, come i sette fazzoletti
sporchi di sangue trovati nell’ufficio del manager, mandati al macero
prima ancora che il gip potesse pronunciarsi a favore dell’archiviazione
o di un supplemento di indagini. Elementi rivelati da articoli del
Fatto e lo scorso ottobre dalla pubblicazione di un libro di
Chiarelettere dedicato al caso. A ottobre Le Iene hanno iniziato a
occuparsi della vicenda trasmettendo, tra l’altro, le dichiarazioni
dell’ex sindaco di Siena, Pierluigi Piccini, secondo il quale in città
si svolgevano dei festini cui partecipavano anche alcuni magistrati. Per
questo, dunque, le indagini su Rossi sarebbero state blande.
Accuse
pesanti. Che hanno portato la Procura di Genova – competente su Siena –
ad aprire due fascicoli. Uno per abuso d’ufficio e uno per
diffamazione. In quest’ultimo proprio ieri è stato iscritto come
indagato Piccini. I giornalisti de Le Iene sono invece stati denunciati
da alcuni magistrati senesi. L’aggiunto di Genova Miniati e il sostituto
Cristina Camaiori stanno portando avanti entrambi i fascicoli.
Il
servizio trasmesso domenica sera potrebbe aprire uno scenario quanto
mai preoccupante per la procura senese. Se quanto dichiarato dal gigolò
Stefano dovesse trovare riscontri effettivi (il ragazzo garantisce di
essere in possesso di prove documentali e parla dell’esistenza di alcuni
video delle serate) le ombre che aleggiano sulle indagini relative a
David Rossi si estenderebbero a molti altri fascicoli dei magistrati
toscani inerenti il Monte dei Paschi di Siena e quel “groviglio
armonioso” coniato dal giornalista Stefano Bisi – oggi grande maestro
del Goi – per definire il sistema di rapporti e potere che ha gestito
Mps e la città per decenni e che ruotava attorno a Giuseppe Mussari. Un
groviglio che ora potrebbe sciogliere la Procura di Genova.