Il Fatto 21.3.18
L’ora più buia di Facebook: a picco pure la reputazione
Alla
fiera della privacy - Il social travolto dallo scandalo di Cambridge
Analytica ri-crolla in Borsa. Emergono le falle nella protezione degli
utenti, ora in rivolta
di Virginia Della Sala
La
sola elencazione di tutto ciò che sta accadendo in queste ore basta a
tracciare il quadro della situazione. Lato Facebook: l’azienda perde il
9,7 per cento in Borsa (ha bruciato 9 miliardi di dollari in due sedute)
il posto di Alex Stamos, responsabile per la sicurezza di Menlo Park,
sembra sia prossimo a saltare, si è parlato del rischio che se ne vada
anche la direttrice generale Sheryl Sandberg e per venerdì è stato
annunciato un incontro con tutti i dipendenti ma sembra che il fondatore
Mark Zickerberg non ci sarà. Ricordiamolo: Facebook è accusato di aver
permesso a una società esterna – che aveva sviluppato una app
autorizzata dal social – di cedere illecitamente ad altri molti dati
raccolti. Ma soprattutto, di averlo saputo da un paio di anni e di
averlo taciuto.
Lato Cambridge Analytica: è la società accusata di
aver effettuato micro dossieraggi, psicologici ed emotivi, sugli utenti
per cucirgli addosso la propaganda politica. Ieri ha sospeso l’ad
Alexander Nix: un’inchiesta dell’emittente britannica Channel 4 aveva
mostrato Nix proporre operazioni sporche per vincere le elezioni a
quello che credeva essere un potenziale cliente, dalla diffusione di
notizie false sul web a trappole per screditare i politici con ragazze
compiacenti. Ieri sera, poi, è venuto fuori che in una delle
conversazioni Nix avrebbe affermato di aver incontrato molte volte Trump
e di aver ammesso “Lo abbiamo fatto vincere noi”.
Cambridge
Analytica, infatti, si è direttamente occupata della campagna elettorale
del presidente Usa, essendo strettamente legata e pagata dagli ambienti
repubblicani. Quello che sarebbe venuto fuori in più rispetto alla sola
targetizzazione di 50 milioni di utenti (dati stimati dal WsJ e dal
Guardian nell’inchiesta che ha dato origine a tutto): Nix avrebbe
ammesso di aver inserito nel circuito contenuti “non attribuibili e
impossibili da tracciare”. Negli Stati Uniti l’Autorità in tutela dei
consumatori ha aperto un’inchiesta e in Gran Bretagna la commissione
Cultura, Media e Digitale della Camera ha convocato Mark Zuckerberg,
invitato anche dal presidente dell’Europarlamento Antonio Tajani.
Lato
vigilanza.E mentre sui social network montava la protesta a colpi di
hashtag contro Facebook, ieri il garante Ue per la privacy, Giovanni
Buttarelli, ha presentato il rapporto annuale sulla privacy. Una delle
vulnerabilità segnalate, la pratica della micro profilazione a scopi
politici. Tra i riferimenti contenuti nel rapporto c’era infatti
un’interessante ricerca del sito ProPublica che ha raccontato sia come
gli utenti siano catalogati da Facebook in base ai loro interessi (con
una app sono riusciti a identificare almeno 52 mila categorie, che
includono definizioni come “Ama scrivere in luoghi strani” oppure
“Allattamento al seno”) ma anche in base a dati che Facebook acquista da
aziende terze, i cosiddetti broker di dati (chi scrive ha analizzato la
pagina “Le tue preferenze relative alle inserzioni” e ha scoperto tutte
le categorie a cui Facebook crede di poter legare i suoi gusti: molte
sono decisamente distanti dalla verità).
Lato Italia. Se
Buttarelli ha lanciato l’allarme per le prossime elezioni europee e ha
ammesso che non c’è al momento evidenza di ingerenze modello Usa nelle
elezioni italiane del 4 marzo, ieri si è risvegliata l’Agcom nel suo
recente ruolo di sceriffo del web (assunto l’anno scorso per difendere
gli italiani dalle fake news). Ha sostenuto di aver chiesto a Facebook
informazioni sulla gestione dei servizi durante la campagna elettorale
“con particolare attenzione alla ‘parità d’accesso’”. Poi il numero di
messaggi pubblicitari a carattere politico, degli inserzionisti, delle
visualizzazioni, la lista dei soggetti politici coinvolti, quelli che
hanno pubblicato contenuti. Il punto, però, ora è uno: il web può essere
regolato alla stregua della tv?