Il Fatto 15.3.18
Pier Luigi Bersani
“I 5 Stelle si sveglino o al prossimo giro la destra fa il pieno”
“La
mucca in corridoio? Era un toro e ci ha travolti. Di Maio dica con chi
vuole un’intesa e si ricordi: alla fine decide il Nord”
intervista di Paola Zanca
L’ufficio
al quinto piano di Montecitorio è spoglio e dubita che ci sarà un gran
agio per riempirlo: “Questo è solo il primo tempo. La legislatura sarà
breve”. Il protagonista della non-vittoria del 2013 parla della
non-vittoria del 2018. Non è più tra gli attori principali: in
Parlamento, con Liberi e Uguali al 3,4%, è tornato per il rotto della
cuffia. Eppure, giura che si metterà l’elmetto: “Combattere per una
nuova forza progressista”, ripete. Che sia guerra, lo dicono le macerie
attorno. E siccome rivendica di essere “uno che nel breve inciampa, ma
ci vede lungo”, annuncia che “il secondo tempo” rischia di essere peggio
del primo. Tradotto dal bersanese: alle prossime elezioni, la destra fa
il pieno.
In mezzo alle macerie ci siete anche voi. Perché LeU non ha funzionato?
Quando
vedevo le assemblee piene, in campagna elettorale, mi domandavo: sta
scattando una cinghia di trasmissione o è solo una rimpatriata? Ecco, è
stata soprattutto una rimpatriata, pur con una presenza insolita di
giovani e una passione che non va dispersa. Abbiamo visto l’onda, non
l’abbiamo intercettata.
Non ha pesato la scelta di Grasso? La sua candidatura, quella dei D’Alema, degli Epifani?
Sono
sfumature, giustificazionismo di superficie. Avremmo preso qualche
decimale in più? Possiamo anche cazzeggiare sulle increspature, ma
significa non vedere il punto di fondo.
Sarebbe?
Che vedere
il problema, non significa aver trovato la soluzione. Sono quattro anni
che batto lo stesso chiodo: il ripiegamento della globalizzazione, le
disuguaglianze, l’ascesa della destra protezionista, il centrosinistra
che va dietro all’establishment. L’ho detto per primo che c’era la mucca
nel corridoio. Solo che abbiamo scoperto che la mucca era un toro e ci è
passato sopra. La gente ci ha percepito come una variante del sistema.
Il sistema ha perso. Vincono gli “anti”.
Ma
i cinquestelle non possono dire ‘bussate e vi sarà aperto’. Devono dire
dove girano la testa. Se non fosse blasfemo, bisognerebbe ricordare che
quarant’anni fa ci fu uno che ci lasciò le penne per dire da che parte
la girava.
Quello era Aldo Moro, qui c’è Luigi Di Maio.
Devono farci la cortesia di uscire dal loro sistema tolemaico: chi fa girare i pianeti è il Parlamento, non i 5Stelle.
È ancora arrabbiato?
Avanti
così, saranno quelli che sbaraccano il tavolo, la testa d’ariete per
ribaltare il sistema. Ma poi la poltrona se la prende il toro, la
destra. Devono stare attenti o finisce che diventano gli amici del
giaguaro. Va bene l’exploit al Sud ma, da appassionato di storia, li
avverto: al dunque, decide sempre il Nord.
Cinque anni fa, in estrema sintesi, finì così: tra Arcore e Firenze.
Me
li ricordo ancora, nell’assemblea in cui Roberto Speranza si dimise da
capogruppo, tutti in erezione per l’Italicum. Io dissi: ‘Guardate che
rischiamo di non esserci, al ballottaggio’.
Sarebbe andata così.
Il
Patto del Nazareno è vittima delle sue macchinazioni: insieme fecero
l’Italicum pensando di essere i due sfidanti, insieme il Rosatellum
credendo di fare l’inciucio.
Ora il ministro Franceschini parla di legislatura costituente…
Non c’è il pane, mangiamo le brioche.
Dice che il Pd non ha capito la lezione?
Non
mi pare. Li sento parlare di ‘reggenze’, ma il Pd è paralizzato: non
può dire di aver sbagliato e non può dire di aver fatto bene. Stanno
scegliendo di continuare a balbettare. Do un giudizio tecnico: per
chiudere col renzismo bisognerebbe cambiare lo Statuto, togliere le
primarie aperte almeno per una volta e fare un congresso con un
dibattito autentico, che dia un giudizio su questi cinque anni e
giustifichi una svolta.
Altrimenti resterà prigioniero di Renzi?
S’è
voluto intercettare l’eredità del berlusconismo, fare compromessi con
aree paludose. È un progetto nato con l’illusione del 40% alle Europee,
ma guardare al centro ha tirato la volata agli altri.
È finito il centrosinistra?
Il
centro moderato non esiste e se esiste conta quel che conta. Il centro è
arrabbiato e sono i 5Stelle. Per questo dico che dobbiamo combattere
per una sinistra plurale, ambientalista, cattolica, progressista. Ora
serve coerenza: abbiamo detto che lo avremmo fatto, lo dobbiamo fare.
Come?
Serve
subito una fase costituente di LeU come soggetto politico, ma non in
forma burocratica, accompagnata da una riflessione culturale. E poi
proposte concrete in Parlamento: diciamo no alla destra e alle
ammucchiate, ma non siamo sull’Aventino.
Con chi dialogherete?
Parliamo con tutti ma dobbiamo permetterci di essere coerenti, visto che non siamo determinanti in nessun caso.
Lo dice con un certo sollievo. Ancora accusa il colpo di cinque anni fa?
All’epoca
a me sarebbe bastato fissare il punto che il Pd non stava con
l’establishment. Sarei stato disposto a fare un passo indietro, se
l’ostacolo ero io. Lo dissi, ma il M5S non colse. Fuori dallo streaming,
non ho potuto mai avere incontri, né formali né informali, per
discutere del governo, del Colle. Altro che Ro-do-tà. Avessero detto
Ber-sa-ni, non avrei accettato. Non esiste che ti rifiuti di partecipare
a una riunione in Parlamento e invochi un presidente dalla piazza. Noi,
senza incontri, abbiamo votato Di Maio vicepresidente della Camera…
Le ha provate tutte, dice?
Feci sapere che ero disponibile ad andare a Genova da Grillo. Non ebbi risposta.