lunedì 12 marzo 2018

Il Fatto 12.3.18
Il Gran Maestro Bisi come Galileo, Mieli “apre” il tempio massonico
Il Goi si raduna a Rimini nel segno del cannocchiale dello scienziato copernicano, processato a San Macuto nel 1633
di Fabrizio d’Esposito


Al tempio, al tempio. Per i massoni del Grande Oriente d’Italia, la maggiore obbedienza del Paese, si avvicina il megaraduno della Gran Loggia 2018, una sorta di “congresso” nazionale che si celebra ogni anno a Rimini. Attesi almeno 3mila “fratelli” guidati dal gran maestro Stefano Bisi, giornalista senese.
Il Goi e Bisi sono reduci da un anno di scontri duri e violenti con l’Antimafia di Rosy Bindi (la massoneria infiltrata dalle mafie, in primis dalla ’ndrangheta), seguiti poi dalle polemiche sui massoni in lista alle Politiche, soprattutto grillini. Non a caso, il simbolo della Gran Loggia che si svolgerà dal 6 all’8 aprile al Palacongressi di Rimini è il cannocchiale di Galileo Galilei, processato e torturato nel 1633 dalla Santa Inquisizione cattolica per le sue idee copernicane.
Scrive il Goi: “Nello stesso palazzo di San Macuto che vide Galilei alla sbarra, oggi sede di alcune commissioni parlamentari, tra cui quella Antimafia, si è consumato il 18 gennaio 2017 un altro ‘processo’, celebrato da un’altra Inquisizione: quello alla Massoneria. A giudizio, davanti a un plotone di una quarantina di parlamentari, il Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia”. A impugnare il cannocchiale di Galilei ci saranno anche alcuni ospiti illustri profani, cioè non massoni, tra cui Daniele Capezzone, Vito Mancuso e Paolo Mieli.
E sarà proprio Mieli, nel tardo pomeriggio di sabato 7 aprile, ad “aprire” pubblicamente il tempio di Rimini, dopo la chiusura dei “lavori rituali” riservati solo ai “fratelli”. Giornalista, storico e saggista – Mieli è stato allievo di Renzi De Felice e Rosario Romeo – l’inventore del terzismo della Seconda Repubblica rifletterà con Umberto Cecchi e David Monti sul tema “Liberi dal pregiudizio”.
Peraltro Mieli, a Natale sul Corriere della Sera, ha dedicato le sue due classiche pagine storiche alla controversa questione della conduzione massonica del Risorgimento. Da una parte chi sostiene che le logge furono marginali, se non assenti, salvo poi guidare la successiva fase unitaria con ben cinque presidenti del Consiglio fratelli. Dall’altra chi rivendica l’affiliazione di Garibaldi e Cavour nonché il deismo mazziniano.
di Fabrizio d’Esposito | 12 marzo 2018