Corriere 6.3.18
Roberto, l’inquilino pedante con la passione per le armi
«Tiro e cerco la perfezione»
di Marco Gasperetti
FIRENZE
Nella casa popolare di via Aleardo Aleardi, Oltrarno di Firenze, i
coinquilini dicono che Roberto è sempre stato un uomo taciturno, gentile
quanto basta, ma anche con qualche fissazione di troppo. Il motivo?
«Bastava che qualcuno lasciasse anche una sola volta il portone aperto —
racconta una signora — e lui immediatamente attaccava un foglio
pregando i “gentili condomini” di tenerlo chiuso. Oppure, se qualcuno
faceva rumore, eccolo di nuovo scendere le scale per affiggere un altro
ammonimento».
Mai nulla di grave, comunque, raccontano quelli che
vivono qui. Anzi, ieri nel palazzo di cinque piani con i muri chiari e
le finestre verdi, a due passi da piazza Tasso e il quartiere di Santo
Spirito, tutti dicevano di non ricordarsi episodi di violenza se non
qualche litigio con la moglie. E di non sapere neppure che a casa,
Roberto Pirrone, 65 anni, custodiva con orgoglio non solo la pistola,
detenuta legalmente, con la quale avrebbe sparato sei volte per
massacrare «il primo uomo che avrebbe incontrato», ma anche diverse
altre armi. Perché Pirrone le collezionava e ogni tanto ne mostrava
qualcuna su Facebook.
In pochi sapevano che quest’uomo, un lavoro
da tipografo che svolgeva solo saltuariamente, e con una piccola
pensione, si divertiva al poligono a sparare per «cercare di arrivare
alla perfezione», come aveva confessato a un amico. Si divertiva anche a
collezionare cimeli dell’ex Unione Sovietica: stelle rosse, colbacchi
con il simbolo del partito comunista sovietico, qualche simbolo
dell’epoca staliniana. Ma, raccontano gli amici, non era interessato né
alla politica né a movimenti eversivi o razzisti.
Eppure da almeno
un anno le cose non andavano per il verso giusto. Non soltanto perché
il lavoro non era abbastanza, ma perché vecchi debiti erano tornati a
tormentarlo. Forse temeva che nella busta che proprio ieri mattina aveva
trovato nella cassetta delle lettere ci fosse l’ultimo sollecito di un
creditore. Forse per questo, ultimamente, aveva iniziato a postare
strani messaggi sul suo profilo Facebook. «La pazzia tiene sana la
mente», aveva scritto il 26 novembre. Mentre tormentato dal caldo del 14
agosto aveva aggiornato la sua immagine di profilo con un cuore e la
frase tratta da una canzone «La vita e un brivido che vola via, è tutto
un equilibrio sopra la follia». Immagini che aveva cambiato altre volte,
con un Buddha dormiente o con l’autoritratto della pittrice Frida
Kahlo.
Sul quel profilo c’era spazio anche per la sua collezione
di armi. La foto di un’amatissima pistola di precisione l’aveva postata
il 15 dicembre e Dario un amico, anche lui appassionato, lo aveva preso
in giro. «Mitica, peccato che è in mano a un pollo… Povera pistola».
Neppure sospettando che in «mano al pollo» un’altra pistola avrebbe
cancellato la vita di un uomo gettando nel dolore la moglie e i quattro
figli.
Le sue ultime volontà, Roberto Pirrone, le ha affidate alla
figlia in quel biglietto lasciato prima di uscire: «mi uccido». Poi,
sotto la pioggia, camminando su quel ponte, ci ha ripensato.