sabato 24 marzo 2018

Corriere 24.3.18
Incinta al confine viene respinta. Salvo il bimbo, lei non ce la fa
Migrante fermata dalle autorità francesi. È morta dopo il cesareo a Torino
di Lorenza Castagneri


Torino C’è un giovane papà che arriva dalla Nigeria che da qualche giorno vive dentro l’ospedale Sant’Anna di Torino. Passa il tempo con il suo Israel, nato giovedì scorso, stretto al petto, sulla pelle nuda, per fargli sentire tutto il suo calore. È una pratica nata tanti anni fa, per i bambini prematuri, la chiamano «cura della mamma canguro». Perché questo lui dovrà essere per Israel: padre e madre.
Sua moglie Beauty è morta a 31 anni, subito dopo averlo dato alla luce, uccisa da un fibroma che non le ha dato scampo e di fronte al quale la Gendarmeria francese non ha avuto pietà: il 9 febbraio, gli agenti l’hanno respinta con il marito alla frontiera italiana mentre cercava di raggiungere Oltralpe la sorella su un pullman.
L’hanno lasciata alla stazione di Bardonecchia, nella notte, nonostante il pancione di sei mesi e nonostante non riuscisse quasi a respirare per colpa di quel tumore conseguenza di una trasfusione sbagliata fatta in Nigeria.
I primi ad accorgersi di lei sono stati i medici di Rain-bow4Africa, guidati da Paolo Narcisi, che, da inizio dicembre, prestano soccorso ai migranti al confine. Beauty è stata portata subito a Rivoli, l’ospedale più grande della zona, ai piedi della Val di Susa. Poi, il trasferimento al Sant’Anna, presidio ginecologico di riferimento, dove i medici hanno provato a studiare una strategia.
«La nostra priorità è salvare sempre mamma e bambino ma ci siamo chiesti se interrompere la gravidanza potesse essere utile», confida Tullia Todros, ginecologa responsabile del Servizio di gravidanze a rischio dell’ospedale. «Dato, però, che la signora voleva proteggere il suo piccolo, d’accordo con gli ematologi del dottor Umberto Vitolo abbiamo optato per la chemioterapia. È stato un tentativo, ma la mamma era ormai in fase terminale e giovedì scorso abbiamo praticato il taglio cesareo per salvare almeno il feto».
Beauty è entrata in sala operatoria con una anestesia totale. È morta poco dopo il parto. Non ha potuto piangere di gioia prendendo in braccio per la prima volta il suo piccolo. Fin dal primo momento di vita, Israel ha soltanto il suo papà, che non si stacca da lui nemmeno per un secondo. Il bambino è nato di 29 settimane. Pesava 700 grammi. «Sicuramente starà con noi per un po’ di tempo», racconta il professor Enrico Bertino, primario della Terapia intensiva neonatale del Sant’Anna. «Ma siamo ottimisti: ha già cominciato a prendere peso. Ora siamo a 960 grammi. Si nutre del prezioso latte della banca del latte che mamme generose hanno voluto donare».
Suo padre resta con lui fino alle sette di sera. Poi via, verso il dormitorio. Perché a Torino quest’uomo non ha nessuno. Viveva a Napoli, con sua moglie, poi il tentativo di andare in Francia e il gesto della Gendarmeria di cui Narcisi non si capacita. «I corrieri trattano meglio i loro pacchi». Intanto a Torino è scattata la gara di solidarietà.