Corriere 15.3.18
Società L’uomo nuovo arriva sul web
Esce oggi il nuovo saggio di Massimo Gaggi (Laterza) sulle trasformazioni della vita e del lavoro
Dalla rivoluzione digitale emergono un’élite privilegiata e masse impoverite
di Aldo Grasso
Stiamo
vivendo la più grande rivoluzione antropologica che l’umanità abbia mai
conosciuto e non ce ne accorgiamo. O meglio, sì qualcosa intuiamo
perché lo smartphone ci fa sentire al centro del mondo, perché siamo
affascinati dalle infinite possibilità offerte da Internet e dai suoi
motori di ricerca, perché siamo sui social e possiamo dire finalmente la
nostra, perché leggiamo dei progressi raggiunti dalle biotecnologie che
modificano e allungano la vita, perché l’intelligenza artificiale viene
in soccorso alla nostra, che non sempre si è dimostrata all’altezza.
Come
Fabrizio del Dongo ne La certosa di Parma di Stendhal siamo nel cuore
di cambiamenti epocali: il marchesino vagava intorno all’umido campo di
battaglia di Waterloo senza capire bene cosa stesse succedendo. Ci sono
persone (lo scrivente appartiene al gruppo) che hanno una straordinaria
capacità di manifestare sempre una sorta di inadeguatezza di fronte ai
grandi cambiamenti. Insomma, sono prigionieri della famosa domanda che
Fabrizio rivolge al tenente degli Ussari: «Signore, ma questa è davvero
una battaglia?».
Sì è una grande battaglia, un vero e proprio
sconvolgimento. Per fortuna, in veste di preziosa guida, è appena uscito
un libro di Massimo Gaggi, Homo premium. Come la tecnologia ci divide
(Laterza), che ci aiuta a fare i conti con una nuova realtà, ma
soprattutto con una generale sottovalutazione dell’impatto che la
rivoluzione digitale sta avendo non solo sul lavoro, ma anche sui
rapporti sociali, sulla politica, persino sulla nostra salute. Intanto
la Old Economy del petrolio è stata superata dai nerd della Silicon
Valley, il mondo delle tecnologie digitali è dominato da cinque gruppi —
Google, Amazon, Facebook, Microsoft e Apple — dietro i quali un numero
crescente di voci denuncia la diffusione di pratiche oligopolistiche o,
addirittura, la formazione di monopoli di fatto.
Tutto è connesso,
tutto si tiene, tutto si smaterializza. Ma nel mondo digitale non tutto
è oro quello che sberluccica e finché vivremo la tecnologia come
gadget, come gratuità, come suggestione visionaria, rischiamo di essere
travolti dalle macchine senza più essere in grado di dominarle. Gaggi ne
è ben cosciente: «Questo libro nasce dalla convinzione — maturata in
viaggi e incontri con esponenti di imprese tecnologiche negli Stati
Uniti, oltre che nel confronto con esponenti politici e sociali
americani, europei e anche italiani — di una generale sottovalutazione
dell’impatto che la rivoluzione digitale sta avendo non solo sul lavoro,
ma anche sui rapporti sociali, sulla politica e, addirittura, sulla
salute dell’uomo». E la sottovalutazione non può che portare alla
nascita di una figura sociale, tanto nuova quanto inquietante, quella
che dà il titolo al libro, l’ homo premium . Chi è quest’uomo? È un uomo
molto ricco, bello, fisico da atleta e intelligenza da Ivy League, ma è
un uomo che si lascia alle spalle enormi gruppi sociali svantaggiati
«che già oggi non solo conducono una vita più modesta, ma vivono anche
mediamente di meno, come conseguenza di una serie di fattori sanitari,
sociali, alimentari e legati all’istruzione, diversamente combinati
nelle varie aree del mondo».
È questo il mondo che ci attende al
termine, se termine ci sarà, di questa rivoluzione continua? La favola
della Silicon Valley, il mito di un mondo esteticamente migliore creato
da Steve Jobs, il sogno della libertà a portata di tastiera sono finiti,
esplosi come una bolla di sapone?
C’è una parola con cui dovremo
fare i conti, perché è una delle chiavi del nostro domani, la parola è
blockchain . L’economia del futuro potrebbe assumere le sue sembianze
perché è una parola «nella quale qualche “evangelista” della rete già
vede il vessillo di una riedizione, nel terzo millennio, della
controcultura californiana degli anni Sessanta e Settanta, viene
invocata per promuovere la democrazia diretta elettronica e una
rivoluzione dell’organizzazione amministrativa dello Stato».
Più
che una tecnologia, la blockchain è un paradigma che serve a
interpretare il grande tema della decentralizzazione e della
partecipazione, un modo destinato a rivoluzionare profondamente il
sistema economico, modificando alla base i concetti di transazione,
proprietà e fiducia. Per questo, com’è ovvio, esistono diverse
declinazioni, diverse interpretazioni e diverse definizioni della
blockchain . Per ora, si manifesta come un registro diffuso, dove si
tiene traccia di ogni movimento senza possibilità di adulterazione, dato
che sarebbe necessario alterare le migliaia di nodi su cui le
transazioni vengono registrate. È usata, pur fra molte perplessità, per
le criptovalute, tipo i bitcoin, ma alcuni sostengono che questa
tecnologia cambierà la nostra vita, promette di mandare in pensione
notai, servizi di cloud storage, votazioni cartacee, uffici brevetti,
ecc.
Nel raccontare questi grandi cambiamenti, Gaggi non si
abbandona alla tecnofobia, ma si mantiene saggiamente scettico,
prudentemente sapiente. Non è come Fabrizio del Dongo. Ha ben chiara la
situazione, se mai la condisce con una punta di amarezza pasoliniana. Se
vivremo in un mondo dominato dall’intelligenza artificiale, diventeremo
schiavi dei robot? «Nelle rivoluzioni precedenti — scrive Gaggi — le
braccia dell’agricoltura erano passate all’industria e quando anche qui
erano arrivati i robot, quelle delle fabbriche erano emigrate verso
lavori di maggior contenuto cognitivo. Ma ora l’intelligenza artificiale
comincia a sostituire anche molte mansioni intellettuali degli addetti
ai servizi e di varie categorie di professionisti: analisti, medici,
commercialisti, agenti di viaggio, giornalisti, perfino avvocati».
C’è
il grande rischio che i nuovi leader politici siano persone che
proclamino il loro impegno sociale con ispirati manifesti comunitari, ma
che sorvolino sul fatto che per le loro reti sociali la parola comunità
è solo sinonimo di fatturato. Tutto è connesso, tutto si tiene, tutto
si smaterializza: dal Lider Maximo al Leader Premium.