lunedì 12 marzo 2018

Corriere 12.3.18
Il ritratto Il nuovo Timoniere
L’imperatore del popolo che cita Dante e Petrarca
dal nostro corrispondentea Pechino Guido Santevecchi


Nuovo Mao, Imperatore, Autocrate: si accumulano in Occidente i giudizi non proprio positivi sul personaggio. A Pechino rispondono che il ruolo fondamentale di Xi Jinping «è dettato dalla storia e scelto dal popolo».
Nei primi cinque anni del suo potere ora a tempo indeterminato Xi ha accumulato una dozzina di cariche. Cominciando nel novembre del 2012 con quella di segretario generale del Partito comunista e presidente della Commissione centrale militare, perché «il potere passa sempre dalla canna del fucile», come diceva Mao. Altri organismi statali e comitati sono stati istituiti appositamente per lui: è leader del Gruppo guida di approfondimento comprensivo delle riforme e del Gruppo guida centrale per gli Affari economici e finanziari. Queste due posizioni hanno messo nelle mani di Xi la gestione della macchina produttiva della seconda economia del mondo. In tutto, ad oggi, sono state contate 12 attribuzioni da supremo dirigente, compresa quella di leader del Gruppo guida di Internet.
Nel corso del consolidamento della sua figura gli sono stati assegnati i titoli simbolici e da psicologia delle masse di «hexin», che significa più o meno «nucleo centrale e cuore» del Partito e quello di «lingxiu», attribuzione che fu solo di Mao ed evoca una grandezza anche spirituale di comandante. La propaganda ha sollecitato il soprannome affettuoso «Xi Dada», Xi lo zio di 1,4 miliardi di cinesi.
Chi sia davvero quest’uomo che compirà 65 anni il 15 giugno resta un segreto di Stato. Della sua formazione sono emersi solo fotogrammi (ben selezionati) e memorie agiografiche. È figlio di un compagno della prima ora di Mao, quindi è un «principe rosso», un membro della nobiltà comunista destinata a posti di prestigio. Però il padre fu purgato nelle lotte di potere degli Anni 60 e quando aveva 15 anni anche Xi fu spedito come «giovane istruito», con decine di migliaia di coetanei, a zappare in campagna «per essere rieducato dai contadini più poveri», come ordinava la Rivoluzione culturale. Sette anni a spalare letame, alloggiato in una grotta illuminata dalle candele, ci raccontano. Però Xi ne è tornato rafforzato, più determinato a riprendere il posto che gli spettava per nascita.
WikiLeaks ha rivelato un documento classificato del 2009, quando Xi era ancora vicepresidente, dal quale sappiamo che l’ambasciata Usa di Pechino aveva tra le fonti un suo caro amico. E questo amico, professore universitario, raccontò che Xi era «un sopravvissuto della Rivoluzione culturale», uno che aveva deciso di scampare a quegli anni di follia maoista «diventando più rosso del rosso», sempre con l’obiettivo di arrivare al vertice. Rientrato a Pechino riprese gli studi, laureandosi in ingegneria chimica. Poi la scalata alla gerarchia del Partito-Stato, partendo dalla provincia profonda e povera. Si è sposato due volte: il primo matrimonio è fallito, la seconda moglie, Peng Liyuan, cantante lirica dell’Esercito, era molto più famosa di lui quando si unirono nel 1987. Pare che all’inizio lo trovasse un po’ noioso. Gli ha dato una figlia, Xi Mingze, che ha studiato all’estero ed è tenuta lontana dai riflettori.
Pochi altri dettagli privati catturati da WikiLeaks: Xi avrebbe confidato di amare film come Salvate il soldato Ryan «perché ha un senso di giustizia». Nessuno straniero ha mai messo piede nella sua residenza privata, presumibilmente all’interno di Zhongnanhai, l’ex giardino imperiale diventato cittadella proibita del governo. Nei discorsi pubblici all’estero ama citare i classici della letteratura occidentale, compresi Dante e Petrarca.
I dibattiti congressuali aperti al pubblico hanno appena rivelato un particolare sull’adorazione (anche adulazione) che circonda il Presidente di Tutto. Il deputato Wang Guosheng, che guida la delegazione del Qinghai tibetano dove nacque il Dalai Lama, ha detto che per i contadini del posto Xi è un Bodhisattva, una divinità vivente. I Bodhisattva, secondo i buddhisti del Tibet sono individui che per raggiungere l’illuminazione spirituale operano atti caritatevoli. Il compagno Wang ha aggiunto che nella sua regione vengono distribuiti santini del Bodhisattva.
Un altro episodio: la deputata Zhao Hijie venuta dalla Mongolia Interna, parlando davanti a Xi in una di queste sedute, ha ricordato i grandi successi del suo villaggio, le opere realizzate nei primi cinque anni dell’era Xiista: «Ispirati da Lei abbiamo costruito due ponti, 13 chilometri di strade cementate, abbiamo costituito un gruppo danzante e abbiamo abbracciato la Rivoluzione dei cessi». La Rivoluzione per la modernizzazione delle toilettes è nel piano quinquennale del governo e non è cosa da poco, in un Paese di 1,4 miliardi di persone alle prese con i bisogni quotidiani. Il presidente le ha risposto: «E dove finiscono i vostri rifiuti solidi, avete le fognature o i pozzi neri?».
Il siparietto, trasmesso dal tg, si è concluso con Xi che prometteva una visita al villaggio. Imperatore del popolo, per questo piace tanto ai cinesi.