Repubblica 9.2.18
Triangolazioni internazionali
E ora nel Medio Oriente nasce una triplice alleanza
Tra Russia, Turchia e Iran. A Istanbul in programma una Yalta anti Usa. Erdogan attacca Assad
di Marco Ansaldo
ISTANBUL
Una triangolazione di telefonate fra Mosca, Ankara e Teheran.
All’apparecchio prima Vladimir Putin con Recep Tayyip Erdogan, poi
quest’ultimo con Hassan Rohani. Anche così prende corpo la nuova
triplice alleanza che sta ridisegnando gli schieramenti del Medio
Oriente. E a suggellare l’unione si terrà a Istanbul, crocevia sempre
più centrale dell’area, un vertice per discutere la crisi in Siria dopo
quello di Sochi, sul Mar Nero, in data da stabilirsi presto. Sono gli
Stati Uniti i primi a guardare con preoccupazione al nuovo sviluppo
diplomatico, che non a caso arriva la mattina seguente i raid compiuti
dalla Coalizione a guida americana nell’est della Siria, dove più di
cento fra soldati e miliziani filo- governativi di Damasco sono rimasti
uccisi. La triplice si pone in modo esplicito in chiave anti- Usa, anche
se in passato i tre Paesi hanno sostenuto entità rivali fra loro.
Nel
primo colloquio lo Zar russo e il Sultano turco hanno concordato di
stabilire postazioni militari nella regione siriana di Idlib, discutendo
anche della situazione umanitaria nella Ghouta orientale, il sobborgo a
est di Damasco controllato dai ribelli e assediato dai governativi di
Bashar el Assad. Nel secondo, Erdogan, attivissimo e a tutto campo -
solo lunedì era in Vaticano dal Papa dopo l’intenzione di Donald Trump
di riconoscere Gerusalemme come sola capitale di Israele, ha chiamato il
leader iraniano esprimendo apprezzamento per il lavoro comune in Siria
su sicurezza e anti terrorismo.
Il presidente turco, incontrando
alcuni esponenti politici locali al Palazzo presidenziale, è poi tornato
a definire Assad un « assassino » , e per questo non ci sono
possibilità di riprendere i rapporti (un tempo erano amici) o di
collaborare. « Di cosa dovremmo parlare con un assassino che ha ucciso
un milione di suoi cittadini? » , si è chiesto Erdogan. « Per noi è
importante il popolo della Siria, non Assad. E questo perché Assad ha
diffuso il terrore, ha applicato un terrorismo di Stato che ha causato
la morte di tante persone. E sta continuando a uccidere ».
Il
Sultano ha infine spiegato la strategia di Ankara a proposito della
criticata operazione militare “ Ramoscello d’ulivo”, scattata il 20
gennaio contro i combattenti curdi nell’enclave di Afrin, con centinaia
di vittime, anche fra i civili. « Vogliamo restituire ai nostri fratelli
siriani la loro terra. Non possiamo nascondere qui per sempre tre
milioni e mezzo di persone».