Repubblica 8.2.18
Istruzione
“Qui niente poveri né disabili” Le pubblicità classiste dei licei
E nelle presentazioni sul sito del Miur c’è chi parla di “difficile convivenza” tra ricchi e figli dei portinai
di Corrado Zunino
Roma
La prosa con cui alcune scuole del Paese, spesso i licei più
prestigiosi e selettivi, si sono offerte alle famiglie per attrarre
l’iscrizione dei loro figli è da censura. Nell’ansia di far apparire un
istituto privo di problemi, pronto a fornire la migliore didattica senza
impacci con gli adolescenti stranieri o i ragazzi bisognosi di
sostegno, i dirigenti scolastici hanno licenziato rapporti di
autovalutazione classisti. È tutto visibile sul sito del ministero
dell’Istruzione, “Scuola in chiaro”. Oltre ai numeri degli studenti
presenti e alle informazioni sui percorsi di studio, ogni scuola ha
offerto una valutazione di sé. Basata su parametri offerti dal
ministero, ma restituita con una propria anima.
L’Ennio Quirino
Visconti così si è raccontato: « L’essere il liceo classico più antico
di Roma conferisce alla scuola fama e prestigio consolidati, molti
personaggi illustri sono stati alunni » . L’illustrazione orgogliosa si
addentra nei primi dettagli di censo: « Le famiglie che scelgono il
liceo sono di estrazione medio- alto borghese, per lo più residenti in
centro, ma anche provenienti da quartieri diversi, richiamati dalla fama
del liceo». Fin qui, un dato di fatto. « Tutti, tranne un paio, gli
studenti sono di nazionalità italiana e nessuno è diversamente abile » .
La percentuale di alunni svantaggiati «per condizione familiare è
pressoché inesistente » , mentre «si riscontra un leggero incremento dei
casi di Dsa». Sono i Disturbi specifici di apprendimento. Il finale è
una conclusione che spiazza: «Tutto ciò», e si intende la quasi assenza
di stranieri e la totale assenza di poveri, « favorisce il processo di
apprendimento » . Il buon apprendimento dei figli della buona borghesia
di Roma Centro.
Al Visconti, « dove la maggior parte delle risorse
economiche proviene dai privati, in primis le famiglie » , dove la
presidente della Camera Laura Boldrini ha tenuto lezioni sulle fake
news, la “ quota studenti con cittadinanza non italiana” è pari allo
0,75 per cento del totale. Lo dicono le tabelle. Solo che lo 0,75 per
cento di 669 studenti non fa «un paio», ma cinque. E la quota di
iscritti con «famiglie svantaggiate » è dello 0,8 per cento, un po’ più
di «pressoché inesistente». Ecco, se si esce dalla pagina vetrina,
quella che serve a far propaganda e richiamare iscrizioni, si scopre che
i numeri del Visconti su stranieri e poveri sono più alti.
Anche
l’intro dell’autovalutazione del liceo D’Oria di Genova, prestigioso e
tradizionale classico, offre una presentazione di sé che accarezza
l’idea per cui “ poveri e disagiati costituiscono un problema
didattico”. Ecco cosa c’è scritto nel Rav: « Il contesto socio-
economico e culturale complessivamente di medio- alto livello e
l’assenza di gruppi di studenti con caratteristiche particolari dal
punto di vista della provenienza culturale ( come, ad esempio, nomadi o
studenti di zone particolarmente svantaggiate) costituiscono un
background favorevole alla collaborazione e al dialogo tra scuola e
famiglia, nonché all’analisi delle specifiche esigenze formative
nell’ottica di una didattica davvero personalizzata » . Senza altre
questioni da affrontare, sembra di capire, ci possiamo dedicare ai
limitati e ricchi studenti indigeni. Infatti: «Il contributo economico
delle famiglie sostiene adeguatamente l’ampliamento dell’offerta
formativa».
Il Parini di Milano, altro classico storico, anche
questo statale, illustra nella presentazione: « Gli studenti del liceo
classico in genere hanno, per tradizione, una provenienza sociale più
elevata rispetto alla media. Questo è particolarmente avvertito nella
nostra scuola. A partire da tale situazione favorevole, la scuola ha il
compito ( obbligo) di contribuire a elevare il livello culturale dei
suoi allievi » . La dirigente scolastica del Parini, non a caso, ammette
«qualche criticità nelle attività di inclusione».
È un classico
parificato, però, ad utilizzare il linguaggio più esplicito sul tema. Il
Giuliana Falconieri, Roma Parioli. Così la sua autovalutazione: « Gli
studenti del nostro istituto appartengono prevalentemente alla
medio-alta borghesia romana. La spiccata omogeneità socio- economica e
territoriale dell’utenza facilita l’interazione sociale ». Ci si parla
solo tra pari grado, e poi: «Non sono presenti né studenti nomadi né
provenienti da zone particolarmente svantaggiate » . In questa scuola,
tuttavia, c’è una questione particolare: « Negli anni sono stati
iscritti figli di portieri e/o custodi di edifici del quartiere. Data la
prevalenza quasi esclusiva di studenti provenienti da famiglie
benestanti, la presenza seppur minima di alunni provenienti da famiglie
di portieri o di custodi comporta difficoltà di convivenza dati gli
stili di vita molto diversi».
Clara Rech, preside del Visconti di
Roma, autrice di una delle autovalutazioni da censura, dice: «Il numero
di battute a disposizione era limitato e pago un eccesso di sintesi.
Rettificherò quel passaggio. Sono stata onesta nel rappresentare un dato
oggettivo: al Visconti ci sono pochi studenti stranieri e non abbiamo
disabili. Volevo dire che la didattica ordinaria, così, è più semplice:
recuperare l’italiano di uno straniero chiede risorse e tempo. Credo che
tutti gli studenti, ricchi e poveri, debbano crescere insieme e credo
nella multiculturalità ».