Repubblica 22.2.18
L’assessore Bergamo
“Cinema America Io, feticista dei film, voglio fare pace”
di Arianna Finos
ROMA
Luca Bergamo, oltre 180 esponenti della cultura e persino Martin
Scorsese, hanno chiesto le sue dimissioni. Come si è arrivati a questo?
«Perché
tanta tensione? Io e la sindaca Virginia Raggi ci siamo limitati a dire
che, per utilizzare piazza San Cosimato, è necessario partecipare a un
bando. Per ragioni amministrative e perché usiamo questo strumento ogni
volta che qualcuno accede a luoghi pubblici, salvo norme specifiche. Ho
detto più volte che il cinema in piazza San Cosimato è una bella
attività. Lo ha scritto anche la sindaca nella sua lettera.
Noi
auspichiamo che i ragazzi del Cinema America partecipino al bando
dell’Estate romana: hanno tutti gli strumenti per aggiudicarselo. Come
da questo sia nata una polemica, peraltro unilaterale, proprio non lo
capisco».
La vicepresidente della commissione Cultura Gemma Guerrini ha definito “feticista” chi guarda i vecchi film.
«Quella di Guerrini è stata un’uscita a sproposito da cui si è dissociato l’intero gruppo consiliare. Io e la sindaca compresi».
Ma non l’avete fatto subito.
E anche la sollecitazione alle dimissioni di Guerrini è arrivata in ritardo.
«Abbiamo
impiegato 36 ore per dissociarci. La verità è che io non avevo letto il
suo post. L’ho scoperto solo quando è arrivata a me la richiesta di
dimettermi perché un’altra persona aveva scritto cose in contraddizione
con ciò che ho sempre detto e fatto.
Ma probabilmente sì, la risposta doveva essere più rapida».
Converrà che si tratta di affermazioni gravi.
«Di più: inaccettabili».
Lei è un “feticista” del cinema?
«Molto.
Ho visto Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto di Petri
quattordici volte, di recente con i miei figli Sacco e Vanzetti, adoro
Il Divo, che considero l’unico giudizio politico che l’Italia abbia
pronunciato su Andreotti. Vivo di cinema».
Chissà che idea si sarà fatto Scorsese di come viene considerata la cultura a Roma.
«Vivo
tutto questo come un dolore personale. Per quel che ho fatto, per la
mia storia, per quello che faccio qui ogni giorno, essere definito
indegno di rappresentare la cultura mi ha fatto male. Ma declino la
richiesta di dimissioni.
E lo dico con garbo: in una società che strilla, cerco di non urlare».
Come farete pace con i registi?
«Il
cinema è un elemento fondamentale nell’identità moderna di una città
che è anche la capitale del Paese. Il confronto con il mondo del cinema
su come fare meglio il nostro lavoro è importante. Lo strappo c’è stato,
ne siamo consapevoli. Vorremmo incontrare dopo le elezioni chi ha
firmato e anche chi non l’ha fatto. Farebbe bene a tutti».
Si è fatto sentire qualcuno dai vertici del M5S?
«No».
Per
il portavoce dei ragazzi dell’America, Valerio Carocci, il bando è un
gesto di ostilità dell’amministrazione, come è successo nel caso della
concessione della Sala Troisi.
«Starei ai fatti. Attraverso un
percorso amministrativo complicato questa amministrazione ha concluso la
convenzione per la Sala Troisi (che i ragazzi dell’America hanno preso
in gestione per farne un centro di attività culturali, ndr) che derivava
dal bando dell’amministrazione precedente. Un pregiudizio non può
mettere in dubbio il fatto in sé. In piazza San Cosimato ci potrebbe
essere anche quest’anno l’Arena se i ragazzi accettassero di partecipare
al bando dell’Estate romana. Sono chiaramente bravi nel presentare i
progetti: non vedo quali ostacoli potrebbero incontrare».
Non si poteva trovare un’alternativa al bando?
«Si possono discutere le norme e cambiarle, non stiracchiarle».
Cosa auspica ora?
«Che
i ragazzi si presentino al bando entro il 19 marzo. Non vogliono stare
nel cappello dell’Estate romana? Stiamo cercando di capire se possono
partecipare al bando ma, sempre se lo vogliono, fuori dal cappello
dell’Estate romana a livello di comunicazione».
La situazione sembra di stallo.
«La
volontà di fare l’Arena c’è ma il bando non si può bypassare. È questo
il canale giusto e i ragazzi, lo ribadisco, hanno tutte le possibilità
di vincere».