La Stampa 23.2.18
Fu Mattia Pascal, svelata la cronologia grazie agli archivi della “Stampa”
Due
quinte dell’Alberghiero Colombatto di Torino hanno scoperto grazie a
confronti incrociati che il romanzo è ambientato nel 1901
di Mario Baudino
Non
ci sono solo molti riferimenti autobiografici ma, ben nascoste, anche
alcune date cruciali della vita dell’autore. Tanto che non sembra
peregrina l’ipotesi secondo cui Mattia Pascal potrebbe avere la stessa
età di Luigi Pirandello. Lo hanno scoperto gli studenti dell’Istituto
alberghiero Colombatto di Torino, due classi quinte, cui il professore
di Lettere, Nicola Adduci, ha fornito una prima chiave per aprire il
complesso meccanismo temporale del romanzo, generalmente considerato
privo di riferimenti precisi agli anni in cui si svolge la vicenda.
Invece non è così, è lo dimostra a sorpresa lo scoop filologico dei
ragazzi.
Il fu Mattia Pascal fu scritto e pubblicato nel 1904,
quando l’autore subì un improvviso rovescio di fortuna. Così il suo
personaggio: nato ricco, perde tutto, ha un matrimonio infelice e
progetta di fuggire in America. Capita al Casinò di Montecarlo, dove una
enorme vincita gli fa cambiare idea. Ma in viaggio verso casa scopre
che al paese hanno trovato il cadavere di un suicida, e lo hanno
identificato in lui. Decide così di sfruttare l’equivoco: «muore»,
sparisce davvero, vagabondando per l’Europa e l’Italia, fino a
stabilirsi a Roma. Qui una serie di avventure e di imbarazzi lo convince
però che è impossibile – oltre che penoso – vivere come un fantasma,
senza un’identità legale; torna allora in famiglia; scopre che la moglie
si è risposata ma non fa valere i propri diritti. Lascia le cose come
sono e muore, per così dire una seconda volta, chiudendosi in una
vecchia biblioteca dove scrive il resoconto della sua incredibile
vicenda.
Questo il romanzo, lettura abituale – e non facilissima -
nell’ultimo anno della scuola superiore. Ma i ragazzi del Colombatto
sono andati molto oltre, fino a scoprire, grazie a un docente
appassionato e carismatico - complice l’archivio on line de La Stampa -,
qualcosa che la critica ha sempre trascurato. Tutto è partito da una
domanda: il giornale che Mattia Pascal, dopo la vincita a Montecarlo,
legge in treno sarà mai realmente esistito? La risposta è no. È del
tutto immaginario? No, ancora una volta. Mattia Pascal si sofferma su
alcuni articoli. Al professor Adducci è venuta la curiosità di sapere se
ce n’era traccia sulla stampa del primo Novecento, e sul nostro
archivio on line ha trovato quel che cercava: un titolo dell’8 luglio
1901, dove si rendeva conto di una visita diplomatica in Germania.
A
questo punto ha lanciato la sfida agli studenti, che si sono messi al
setacciare il testo in cerca di riferimenti temporali. Ne sono venuti
fuori parecchi, confermando che il viaggio in treno avviene nell’estate
di quell’anno, ma non in una data precisa. Un’altra notizia, assente dai
giornali, salta fuori – in inglese - grazie a Google libri: è sempre
del 1901, ma del 23 giugno. I ragazzi non si fermano più e nel giro di
un mese la cronologia è completata; tutto torna, le tessere del mosaico
si incastrano perfettamente, a partire dall’età di Oliva – la figlia del
fattore amata e sedotta da Mattia Pascal, ma che sposa per interesse
l’amministratore ladro - per arrivare al matrimonio, infelicissimo, con
Romilda: fino a ipotizzare la possibile concomitanza di età fra
protagonista e autore.
Che Mattia Pascal fosse in gran parte
Pirandello già lo si sapeva, ma che anche nella scansione dei tempi del
racconto – sempre implicita – lo scrittore avesse seguito quelli della
propria vita, ebbene è una suggestione critica non da poco. Usare il
romanzo come un documento storico «è stata una sfida culturale» ci dice
il professor Adduci. Riuscita, anche se non è la prima. Gabriele, Irene,
Zoe, Luca, George e i loro compagni – una cinquantina, a diversi
livelli di impegno com’è ovvio – hanno imparato un modo nuovo e
appassionante di leggere.
Non è nemmeno la prima volta. L’anno
scorso avevano realizzato un booktrailer sul Giovane Werther, visibile
sul sito dell’Istituto. Ora «correggeranno» Wikipedia, tanto per
cominciare, poi chissà. Tra l’altro, l’idea di far conoscere il lavoro
tramite La Stampa è venuta proprio a Zoe. Grazie ai giornali in classe,
ci hanno preferiti ai social.