La Stampa 19.2.18
“Vi spiego perché io, No Tav mi sono unita alle milizie curde”
Siria,
dopo mesi di silenzio Eddi, attivista torinese, diffonde un video
“Questa battaglia è di tutte le persone che credono nella libertà”
di Federico Genta
«Sono
in Siria perché qui c’è la prova del fatto che non solo un altro
sistema rispetto al capitalismo è possibile, ma già esiste». Il cantone
di Afrin è all’estremo Nord della Siria. Da almeno due anni è la
roccaforte dei guerriglieri curdi e delle unità di protezione del popolo
curdo. Un territorio ritornato da gennaio nel mirino dell’esercito
turco. Qui sarebbe stato girato il video, pubblicato ieri su YouTube e
divulgato dal network antagonista Infoaut. Protagonista delle riprese è
Eddi, studentessa No Tav. Al secolo Maria Edgarda Marcucci, 26 anni,
nata a Roma, da tempo impegnata nella lotta al cantiere dell’Alta
velocità in Valsusa e nei comitati anti-sfratto legati ai centri sociali
di Torino.
Tuta mimetica e zaino militare sulle spalle, Eddi
stringe nella mano sinistra un kalashnikov. Lei però non accenna alla
violenza della guerra. Parla delle forze siriane democratiche, Ypg,
impegnate nella difesa della libertà, di un nemico che odia il sogno di
una società libera. «Qui tutti i giorni tantissime persone di diverse
nazionalità, di diversa religione, cultura e origine contribuiscono a
creare, insieme, una società etica, libera, democratica. In questi
giorni la Turchia, e prima ancora Isis, sta attaccando il cantone di
Afrin pensando di poter distruggere questa possibilità. La cosa che è
importante ricordare è che alla loro storia si può contrapporre la
nostra. Il nemico odia le libertà, le donne e il futuro che si sta
provando a costruire. È responsabilità di tutte le persone che credono
alla democrazia prendere parte a questa battaglia. In ogni modo:
parlandone, venendo qui, creando informazione. E importante che sentiamo
come nostra responsabilità essere affianco alla popolazione della Siria
del Nord. Ogni loro vittoria sara anche la nostra».
Il video di
Eddi ricorda da vicino un altro filmato, diffuso nel settembre 2016
sempre attraverso gli stessi canali web. Era quello di un altro giovane
torinese, Davide Grasso. Trentasei anni, anche lui attivista No Tav, si
era rivolto direttamente all’allora presidente del Consiglio Matteo
Renzi per denunciare «Turchia e Arabia Saudita come i principali
foraggiatori dello Stato Islamico». Grasso adesso è rientrato in Italia.
Al momento sarebbero almeno una quindicina gli italiani impegnati nei
contingenti Ypg.
La notizia della partenza di Eddi risale allo
scorso novembre. «Per me questo è fondamentale: io non sono siriana. Ma
questa battaglia è anche la mia e di tutte le persone che credono che un
altro futuro sia possibile». Maria Edgarda Marcucci era salita alle
cronache dopo la lettera-appello del regista Paolo Virzì - con cui lei
aveva lavorato come comparsa sul set del film «Caterina va in città» -
pubblicata da «La Stampa» nel luglio 2016. La ragazza, ricercata dalla
polizia per gli scontri al cantiere Tav di Chiomonte, era fuggita da
Torino. Si era poi costituita tre mesi dopo ed era finita agli arresti
domiciliari. Al momento non è possibile sapere quando è stato registrato
il filmato, che ritrae la studentessa accovacciata dietro a un muro di
terra. Il video potrebbe risalire anche a un mese fa, quando sul
territorio di sono ripresi i bombardamenti.
Afrin oggi è di fatto
isolata e i curdi stanno per cedere il suo controllo all’esercito
regolare siriano. Lo Ypg è costretto a cedere perché non può resistere
all’offensiva turca. La trattativa è portata avanti dalla Russia e dalla
stessa Turchia, che potrebbe essere più interessata alla città di
Manbij, anche questa controllata dai curdi ma con l’appoggio degli Stati
Uniti. In caso di accordo, i turchi otterranno che il confine ad Afrin
venga sigillato, lo Ypg ceda le armi pesanti ai governativi e non possa
più compiere attacchi in territorio turco.