La Stampa 10.2.18
Il fattore razzismo nel voto
di Lucia Annunziata
Macerata ha cambiato tutto, squadernando un panorama italiano rimasto finora sotto lo zerbino dell’ interesse nazionale.
Si
capisce il perché di questa rimozione: l’Italia che esce strisciando da
sotto questo zerbino non è per nulla tranquillizzante. Luca Traini,
l’autore del raid, fan della Lega, e orgoglioso proprietario di una
copia del Mein Kampf, sembra uscito da una memoria di altri tempi. Sulla
sua tempia destra è tatuato un dente di lupo, il simbolo usato da «Das
Reich», la panzer division delle Waffen SS di Hitler. Il dente di lupo è
però anche il simbolo di Terza Posizione, movimento neofascista fondato
nel 1978 tra gli altri da Roberto Fiore, il quale dal 1997 è diventato
leader di Forza Nuova, partito di estrema destra la cui leadership ha
definito alcune drammatiche azioni di questi nostri ultimi anni. Giusto
per farci capire, Fn è un movimento politico per nulla nostalgico: si è
intestato la rinascita di temi, innominabili fino a poco tempo fa, del
fascismo estremo. Dalle teste di maiale inviate nel gennaio del 2014
all’ambasciata di Israele, al Museo della Memoria, e alla Sinagoga di
Roma, firmando i pacchi con il nominativo Giovanni Preziosi, nome del
ministro fascista che firmò il «Manifesto della razza»; allo striscione
«Ricordati di non ricordare» esposto in una scuola contro la memoria
della Shoah; al centinaio di aggressioni, in nome della superiorità
della razza bianca, contro bengalesi, oppositori politici, gay. Molti
dei nostri lettori ricorderanno anche recenti azioni contro la carta
stampata, a Roma ed a Torino.
Sono questi alcuni fotogrammi del
racconto di quel che si muove a destra in Italia, in un intreccio di
gruppi la cui influenza arriva fino a dentro ai partiti più
istituzionali. La Lega, Fratelli d’Italia, ma anche un’area che ha
girato in passato intorno a Forza Italia.
E’ un ritratto
dell’Italia, che è certo difficile raccontarci. Eppure sotto la spinta
dell’immigrazione l’intero Occidente piega a destra ormai da anni, ma
nel nostro discorso pubblico questo peso è valso sempre come un
«altrove» - Europa dell’Est o Olanda, Germania o Usa. Ovunque insomma ma
non da noi, Italia piena notoriamente di brava gente. Tutti impegnati
nelle prime fasi di questa campagna elettorale più a discutere della
ampiezza della grande coalizione futura che del vento che spira nel
Paese.
Macerata ha rotto questo quadro, restituendoci il ritratto
di una provincia una volta serena lacerata da razzismo, paure e fobie.
Proprio quella Macerata che è stata considerate uno dei luoghi dove
l’immigrazione è stata gestita nella maniera più virtuosa: sapete
infatti quanti sono gli immigrati accolti? Solo 284. Come mai, allora,
un paio di centinaia di immigrati ha fatto salire così in alto lo
scontro sulla immigrazione?
La domanda è di quelle che ci fa ora
guardare in maniera completamente diversa alle proiezioni elettorali: lì
dove prima leggevamo solo la ingovernabilità del proporzionale, oggi
leggiamo la spinta impetuosa a destra. Come abbiamo letto proprio dalle
colonne di questo giornale, bastano ora solo 600 mila voti alla
coalizione di destra per arrivare a governare da sola.
Ma quale
destra sarà? Quella di una Lega con aggancio alla destra fascista? O
quella di Silvio Berlusconi? E lo stesso Berlusconi sarà in versione
moderata - quella che finora tutti hanno apprezzato - o la competizione
con Salvini lo avrà trasformato in versione radicale ?
E la
sinistra spiazzata dal mutato panorama politico, come risponderà:
indurendo le proprie politiche sulla immigrazione, o ravvivando la
fiamma dell’antifascismo? Un antifascismo che può oggi distinguersi, di
fronte a un fascismo più estremo, dall’antifascismo dei centri sociali?
A
poche settimane dal voto, la politica sta faticosamente rivedendo I
propri posizionamenti, obbligata a farlo in corsa contro il tempo. Se
finora non avevamo capito il risultato elettorale finale, ora siamo
addirittura in alto mare.