il manifesto 23.2.18
La cultura nel disastro «capitale»
Agitazioni.
Aria di tempesta al Teatro di Roma, uno dei sette nazionali, fregio
«culturale» residuo della giunta Raggi, dopo la brutta storia del cinema
estivo a Trastevere, scippato dall’assessore vicesindaco Bergamo.
di Gianfranco Capitta
Aria
di tempesta al Teatro di Roma, uno dei sette nazionali, fregio
«culturale» residuo della giunta Raggi, dopo la brutta storia del cinema
estivo a Trastevere, scippato dall’assessore vicesindaco Bergamo.
Mentre si addensano le voci di una conferma della direzione attuale per
qualche astruso calcolo di vertice, scendono in campo i lavoratori
dell’Argentina (per una volta uniti Cgil e Cisl) a denunciare la pratica
impossibilità di continuare a lavorare. Non solo disordine
organizzativo, discutibile divisione dei ruoli, contraddizioni della
direzione, mancanza di una linea culturale quale che sia, addirittura
intimidazioni ai limiti dell’aggressione, e perfino fuga di unità
operative fondamentali che migrano altrove. Un disastro insomma, da
rifondare dalle radici, come sa anche lo spettatore davanti alla
locandina annuale, simile più che a un cartellone al registro di un
b&b, e che non riconosce più neanche le maschere di sala. Una
cultura davvero «capitale». Come una condanna.