il manifesto 18.2.18
Ecco come ribaltare il classismo della scuola italiana
La
proposta. L'alternativa alla "Buona Scuola" di Renzi e del Pd esiste e
si chiama Lip: una legge di iniziativa popolare, frutto di un lungo
percorso di elaborazione democratica, che prospetta un altro mondo per
gli studenti, i docenti, i lavoratori e i genitori
di Marina Boscaino
Ha
ragione Piero Bevilacqua a sottolineare la «distrazione» nell’attuale
campagna elettorale rispetto a un tema strategico come quello
dell’istruzione. Esiste però un testo che affronta la
decostituzionalizzazione intenzionale cui la scuola è soggetta da 20
anni.
Si tratta della Lip (legge di iniziativa popolare) Per la
scuola della Costituzione. L’8 settembre è stata depositata in
Cassazione e da qualche giorno è iniziata la raccolta delle firme per
proporne la discussione parlamentare. 37 articoli, che abrogano gran
parte della normativa degli ultimi 15 anni, dalla riforma Moratti, alla
Gelmini, alla «Buona Scuola», tentando di riportare la scuola al modello
dettato dagli artt. 3, 9, 33 e 34 della Carta.
Non solo abrogare,
dunque, ma anche ri-costruire e ri-portare la scuola all’altissimo
rango di organo costituzionale, quale fu pensata – non a caso –
nell’Italia che risorgeva sui principi dell’antifascismo. La Lip non si
propone di intervenire su tutti gli aspetti della normativa scolastica,
ma di disegnare un’idea di scuola. Vi si parla di gratuità e di
inclusione, perché la scuola è lo strumento che la Repubblica ha in mano
per «rimuovere gli ostacoli»; di laicità (sono vietate le cerimonie di
culto negli edifici scolastici; l’IRC è in orario extracurricolare;
viene abolito l’inserimento delle scuole paritarie private dal sistema
nazionale di istruzione); si prevede un rapporto alunni-docente che
scongiuri per sempre le classi pollaio; l’unico insegnamento
obbligatorio esplicitamente previsto (la legge non si occupa di
programmi e discipline) è quello di Costituzione e cittadinanza; diritto
allo studio e all’apprendimento; sapere disinteressato ed emancipante;
si rende obbligatorio il terzo anno di scuola dell’infanzia, in
previsione della generalizzazione; si abrogano i test Invalsi e il voto
numerico alla primaria e alle medie; si ripristinano tempo pieno e
prolungato; si riconducono alla loro centralità gli organi collegiali,
riaffidandogli prerogative che sono espressione della democrazia
scolastica; il biennio è unitario, posticipando così la scelta della
scuola superiore – troppo spesso compiuta su base socio-economica – di
due anni e garantendo i saperi imprescindibili per tutti più a lungo;
l’obbligo al termine della scuola superiore, in modo che la scuola
riprenda ad essere ascensore sociale e garanzia di pari opportunità per
tutti, nessuno escluso; un presidente del collegio sovrano, eletto dai
docenti, affiancherà il dirigente scolastico, con funzioni
amministrative; l’autonomia scolastica viene riportata nel suo alveo
costituzionale, quello del principio della libertà dell’insegnamento,
strumento dell’interesse generale.
L’alternanza scuola lavoro
diventa un «percorso di cultura del lavoro», obbligatoria per tutti gli
indirizzi di scuola superiore, organizzati dalle scuole, che «possono
prevedere, sia l’intervento in aula di esperti/e, oltre a quello degli
insegnanti curriculari, sia l’inserimento del/la singolo/a allievo/a in
realtà di lavoro e di ricerca nel rispetto degli artt. 2, 35 e 36 della
Costituzione». Si effettuano al fine di «garantire agli studenti e alle
studentesse attività coerenti con il loro percorso di istruzione, utili
per acquisire gli strumenti critici necessari a comprendere non solo gli
aspetti operativi della realtà lavorativa analizzata, ma anche il
quadro dei diritti e delle responsabilità e il rapporto fra i processi
produttivi ed economici e le implicazioni sociali e ambientali».
Grande
attenzione, nel testo, al linguaggio di genere e alla purificazione da
anglicismi e tecnicismi di matrice anglofona ed economicista. Si prevede
di spendere il 6% del Pil nazionale, come da media dei paesi europei:
anche per questo la raccolta si affianca a quelle – promosse dal
Coordinamento Democrazia Costituzionale – per ripristinare il testo
originario dell’art. 81 della Costituzione, eliminando l’equilibrio di
bilancio; e per una legge elettorale proporzionale – per sanare tre
ferite che gli ultimi parlamenti hanno inflitto alla democrazia nel
Paese.
Ribaltare il paradigma corrente, privatistico e classista,
disinfestare lo spazio culturale dal dominio del mercato, ricostruire
l’equilibrio di diritti e poteri, restituire il sistema scolastico alla
funzione di promozione del pensiero critico e della cittadinanza
consapevole: questo e tanto altro nel testo che troverete in www.lipscuola.it.