il manifesto 17.2.18
A Bologna picchiati e cacciati gli antifascisti
Verso
le elezioni. Cortei e sit-in pacifici di movimenti, associazioni,
studenti e centri sociali contro il comizio di Forza nuova caricati per
tutto il giorno dalla polizia. In presidio anche Pd e Leu, Cgil e Libera
di Giovanni Stinco
BOLOGNA
La Prefettura aveva garantito che a tutti sarebbe stato permesso di
manifestare, e così è stato. A Bologna ieri sera il numero di Forza
Nuova Roberto Fiore ha potuto predicare la sua «rivolta nazionale» e
presentare i suoi candidati alle elezioni politiche. Trenta camerati
trenta ad ascoltarlo nella centralissima piazza Galvani – e si è visto
anche qualche saluto fascista – centinaia di agenti schierati a
difendere la libertà di parola del leader di un partito che ha difeso e
giustificato l’attentatore fascista di Macerata Luca Traini.
A
contestare Fiore e il fascismo migliaia di persone in città, con due
presidi differenti, un sit-in, un corteo e un’occupazione lampo della
piazza dove Fiore ha poi parlato, un blitz antifascista finito con le
manganellate dei poliziotti che hanno cacciato i manifestanti.
A risuonare in più parti della città è stata un’unica canzone, «Bella ciao».
Ha risposto così Bologna all’arrivo di Forza Nuova in città, con iniziative diverse che tutte hanno detto «no» al fascismo.
A
cominciare dai manifestanti dei centri sociali cittadini (Xm24, Crash,
Tpo, Làbas, Vag61) che alle 13 si sono presentati in un centinaio in
Piazza Galvani, promettendo una resistenza ad oltranza per impedire
l’arrivo di Fiore. «Vogliono far parlare Fiore? Gli spostino il comizio
da un’altra parte», aveva suggerito qualcuno.
Le cose sono andate
diversamente, la polizia si è presentata in forze e ha sgomberato la
piazza a manganellate. Tra i manifestanti quattro feriti, tra gli agenti
un contuso.
A far spostare il comizio elettorale di Fiore ci aveva provato anche il Comune, ma senza successo.
Altre
manganellate sono arrivate nella serata, quando di nuovo il corteo dei
centri sociali, in tutto quasi mille persone, ha cercato di avvicinarsi
alla piazza dove Fiore stava parlando.
Sono entrati in funzione
gli idranti della polizia, poi altre manganellate e i lacrimogeni mentre
dalla pancia del corteo volavano petardi, bottiglie e altri oggetti
verso gli agenti. Due i fermati (poi rilasciati) dopo la carica della
polizia, lievi ferite per un agente e sei manifestanti.
Nel
pomeriggio sono state invece centinaia le persone che hanno risposto
all’appello antifascista di Anpi, Arci, Cgil e Libera. A partecipare
anche il Pd e Liberi e Uguali.
«La Lega è complice dei teppisti fascisti»Virginio Merola
In
piazza anche il sindaco Merola, che ha preso di mira il leghista
Salvini: «Il suo partito è complice dei teppisti fascisti». Al presidio
indetto sotto il Sacrario dei partigiani sono passati in tanti. Dai
deputati Pd ai leader di Liberi e Uguali. «Abbiamo già visto tante volte
come reagire a rigurgiti fascisti, fenomeni terroristici: lo abbiamo
sempre fatto andando in piazza e andandoci tutti insieme. La strada è
ancora quella», ha detto Pierluigi Bersani.
«Pensare di affrontare
la questione democratica senza affrontare quella sociale è un errore
serio. In ogni caso prima di dare la piazza a Forza Nuova bisogna
pensarci due o tre volte»Pierluigi Bersani
Ma non basta, ha
aggiunto Bersani, «perché c’è una destra regressiva e parafascista che
sta raccogliendo consensi nel paese, laddove c’è rabbia e disagio.
Bisogna che la sinistra vada lì, perché pensare di affrontare la
questione democratica senza affrontare quella sociale è un errore serio.
In ogni caso prima di dare le piazza a Forza Nuova bisogna pensarci due
o tre volte».
A chiedere una legge per impedire a Forza Nuova di
ripresentarsi di nuovo alle elezioni è stato invece Vasco Errani.
«Parliamo di un partito chiaramente fascista e che non ha legittimità,
né elettorale né di piazza». A chi gli chiedeva dello sgombero degli
antifascisti Errani ha risposto così: «C’è qualcosa che non va».
Gli
ultimi fuochi della giornata antifascista bolognese si sono visti alle
20, dopo le manganellate sul corteo antifascista un gruppo di studenti
ha improvvisato un sit-in andato avanti fino alle 21.
A dividere
il corteo dagli agenti guidato dai centri sociali una ventina di
giovanissimi, alcuni liceali, altri iscritti al primo anno d’università.
«Sono antifascista ma non accetto la violenza da nessuna parte», ha
detto un ragazzo di 19 anni. «Gli agenti non ci devono fare paura – ha
urlato una 17 enne – non importa che abbiano camionette e manganelli,
siamo pacifici e non ci possono passare sopra».
A prendere la
parola anche Insaf Dimassi, uno dei volti noti del movimento Italiani
senza Cittadinanza, che ha lottato invano per l’approvazione della legge
sullo ius soli. «Noi siamo dalla parte giusta, dobbiamo difendere la
nostra democrazia».
«Faccio un appello a Bologna, non fatevi rappresentare da questi 20 figli di papà che non sono antifascisti»Matteo Salvini
A
prendere la parola su quanto successo anche Salvini, bersaglio polemico
di molti manifestanti che lo hanno accostato più volte a Forza Nuova e a
Casa Pound. «Faccio un appello a Bologna, città dotta, dei poeti, dei
cantautori, non fatevi rappresentare da questi 20 figli di papà che non
sono antifascisti. Chi usa la violenza per fare politica è un
fuorilegge», queste le parole del leader leghista.
A dare
solidarietà alle forze dell’ordine tutta la destra inclusa Valentina
Castaldini, alfaniana candidata nella lista Civica Popolare di Lorenzin e
Casini, ora alleati di ferro del Partito democratico. «La retorica
dell’antifascismo è solo una superata bandiera ideologica dietro cui
collettivi e centri sociali nascondono la loro frustrazione», ha detto
Castaldini, forse non accorgendosi delle migliaia di persone che a
Bologna ieri hanno scelto di scendere in piazza.