sabato 10 febbraio 2018

Il Fatto 9.2.18
Le elezioni valgono bene il teatro Ariston
Matteo Salvini - Il leader leghista invitato da Toti fa un tour in Liguria con i suoi temi: “Via i migranti”
Le elezioni valgono bene il teatro Ariston
di Ferruccio Sansa


Beppe Grillo nel 2014. Oggi Matteo Salvini. La politica torna in platea al Festival. Ma stavolta c’è un ‘dettaglio’ in più: le elezioni tra venti giorni. Non solo: ci ha pensato il governatore della Liguria, Giovanni Toti (Forza Italia, ma in perenne flirt con la Lega) a invitare il leader leghista.
Lo ha detto senza remore Elisa Isoardi, soubrette compagna di Salvini: “Siamo stati invitati da Toti. Sanremo è come la Santa Messa, bisogna seguirlo dal vivo”. E le elezioni valgono bene una messa. Toti ha corretto il tiro dando in pratica dell’imbucato al leghista: “Io ho invitato Isoardi e lei ha invitato il suo compagno”. Campagna elettorale? “Pensate davvero che un’inquadratura al Festival faccia guadagnare voti?”. Lui, Salvini, garantisce: “Vado solo per sentire tre ore di buona musica”.
Angelo Teodoli, direttore di Rai 1, giura e spergiura: “Non è consentito dalla par condicio inquadrare personaggi politici e quindi non sarà inquadrato. Per il resto Salvini è un privato cittadino e ha diritto ad assistere come Grasso, come chiunque” (stasera arriverà Luigi De Magistris, ma senza invito e si comprerà il biglietto). Niente inquadrature in sala, quindi. Ma prima di arrivare tra i velluti dell’Ariston la strada è stata lunga. Salvini ha scorrazzato per tutta la giornata in Liguria. Partendo da Sampierdarena, quartiere del Ponente genovese dove una volta la sinistra arrivava al 70%. Selfie, strette di mano, applausi. Sostenitrici focose (letteralmente) che urlano: “Matteo, usa ruspe e lanciafiamme”. Sui migranti, si presume. Salvini ripercorre il suo programma: “Stop alle aperture di luoghi di culto islamici in Italia”.
Nel Ponente genovese la Lega è tra i primi partiti. E non importa che alle elezioni il plotone dei candidati leghisti sia guidato da due imputati per spese pazze. Contestazioni? Soltanto uno striscione di Genova Antifascista: “La mano di Traini, la mente di Salvini”. Il leader leghista, in piedi in mezzo alla folla, non fa un plissè: “Raccogliamo la sfida, democratica e pacifica, lanciata da partiti e associazioni di sinistra che saranno in piazza a Roma il 24 febbraio. Noi saremo a Milano. Vedremo dove ci sarà più gente”. Poi tappe a Savona, Albenga e Ventimiglia, meta dei migranti che vanno in Francia. Salvini ribadisce la sua ricetta: “Controllare i confini, accogliere chi va accolto, ma espellere le centinaia di migliaia di persone che non hanno diritto a stare né a Ventimiglia, né in Italia”, ovazione nella sala, piccola, ma gremita. Salvini prima lancia messaggi agli avversari: “Se non c’è una maggioranza si rivota, sono contro ogni tipo di inciucio e minestrone” con Pd o grillini. Quindi tocca agli alleati: “Chi vota Lega sa cosa aspettarsi: il premier sarò io”.
Poi si tira a lucido: giacca e camicia bianca stile Renzi per lui. Vestito nero con trasparenze per lei. In passerella occhiate languide e un bacio.