Il Fatto 9.2.18
Le elezioni valgono bene il teatro Ariston
Matteo Salvini - Il leader leghista invitato da Toti fa un tour in Liguria con i suoi temi: “Via i migranti”
Le elezioni valgono bene il teatro Ariston
di Ferruccio Sansa
Beppe
Grillo nel 2014. Oggi Matteo Salvini. La politica torna in platea al
Festival. Ma stavolta c’è un ‘dettaglio’ in più: le elezioni tra venti
giorni. Non solo: ci ha pensato il governatore della Liguria, Giovanni
Toti (Forza Italia, ma in perenne flirt con la Lega) a invitare il
leader leghista.
Lo ha detto senza remore Elisa Isoardi, soubrette
compagna di Salvini: “Siamo stati invitati da Toti. Sanremo è come la
Santa Messa, bisogna seguirlo dal vivo”. E le elezioni valgono bene una
messa. Toti ha corretto il tiro dando in pratica dell’imbucato al
leghista: “Io ho invitato Isoardi e lei ha invitato il suo compagno”.
Campagna elettorale? “Pensate davvero che un’inquadratura al Festival
faccia guadagnare voti?”. Lui, Salvini, garantisce: “Vado solo per
sentire tre ore di buona musica”.
Angelo Teodoli, direttore di Rai
1, giura e spergiura: “Non è consentito dalla par condicio inquadrare
personaggi politici e quindi non sarà inquadrato. Per il resto Salvini è
un privato cittadino e ha diritto ad assistere come Grasso, come
chiunque” (stasera arriverà Luigi De Magistris, ma senza invito e si
comprerà il biglietto). Niente inquadrature in sala, quindi. Ma prima di
arrivare tra i velluti dell’Ariston la strada è stata lunga. Salvini ha
scorrazzato per tutta la giornata in Liguria. Partendo da
Sampierdarena, quartiere del Ponente genovese dove una volta la sinistra
arrivava al 70%. Selfie, strette di mano, applausi. Sostenitrici focose
(letteralmente) che urlano: “Matteo, usa ruspe e lanciafiamme”. Sui
migranti, si presume. Salvini ripercorre il suo programma: “Stop alle
aperture di luoghi di culto islamici in Italia”.
Nel Ponente
genovese la Lega è tra i primi partiti. E non importa che alle elezioni
il plotone dei candidati leghisti sia guidato da due imputati per spese
pazze. Contestazioni? Soltanto uno striscione di Genova Antifascista:
“La mano di Traini, la mente di Salvini”. Il leader leghista, in piedi
in mezzo alla folla, non fa un plissè: “Raccogliamo la sfida,
democratica e pacifica, lanciata da partiti e associazioni di sinistra
che saranno in piazza a Roma il 24 febbraio. Noi saremo a Milano.
Vedremo dove ci sarà più gente”. Poi tappe a Savona, Albenga e
Ventimiglia, meta dei migranti che vanno in Francia. Salvini ribadisce
la sua ricetta: “Controllare i confini, accogliere chi va accolto, ma
espellere le centinaia di migliaia di persone che non hanno diritto a
stare né a Ventimiglia, né in Italia”, ovazione nella sala, piccola, ma
gremita. Salvini prima lancia messaggi agli avversari: “Se non c’è una
maggioranza si rivota, sono contro ogni tipo di inciucio e minestrone”
con Pd o grillini. Quindi tocca agli alleati: “Chi vota Lega sa cosa
aspettarsi: il premier sarò io”.
Poi si tira a lucido: giacca e
camicia bianca stile Renzi per lui. Vestito nero con trasparenze per
lei. In passerella occhiate languide e un bacio.